Vivere in grotta
Per rendersi conto delle condizioni di vita che hanno affrontato gli abitanti di Matera nei momenti bui, prima degli anni ’60 in cui cominciò l’evacuazione dei Sassi e la rinascita della città, è essenziale dedicare una mezz’ora alla visita di almeno una delle Case Grotta ricostruite e visitabili che sono disseminate per la città.
Per comodità rispetto all’itinerario che mi ero preparato e all’ubicazione del mio alloggio nel Sasso Barisano, ho optato per l’Antica Casa Grotta in via Fiorentini, realizzato dall’artigiano Eustachio Rizzi e dai suoi figli, ma ognuna delle dimore visitabili è un viaggio in un’altra epoca e non vi lascerà indifferenti.
Gli ambienti sono piccoli e si entra per gruppi con un numero massimo di persone, quindi rassegnatevi alla consueta attesa sotto il sole. Quando entrerete, i vostri occhi ci metteranno un po’ ad abituarsi, ma sarà ben presto chiaro che vi trovate in un altro tempo: l’ambiente è ricavato dall’unione di più grotte scavate nella roccia calcarea e gli anfratti naturali venivano spesso usati per inserire letti o ritagliare angoli funzionali come la cucina o la dispensa.
In alcuni casi, le suppellettili venivano organizzate su più livelli e, ad esempio, lo spazio sopra un letto poteva essere soppalcato per ricavare un ripostiglio. Una pietra poteva essere una sedia e una cassetta di legno poteva diventare una culla.
L’intera famiglia, di una decina di membri o oltre, viveva in questo luogo senza alcuna privacy, spesso insieme agli animali, come il mulo necessario al lavoro nei campi o a trasportare i materiali per il lavoro degli artigiani. A dominare l’ambiente era il focolare, che in questo caso era così ricco di piatti, pentole e altri piccoli dettagli, da sembrare ancora abitato.
Un tavolo al centro costituiva il luogo d’incontro della famiglia per il pasto. Le condizioni di povertà facevano sì che spesso si consumasse un solo pasto e che sulla tavola fosse presente un solo grande piatto dal quale attingeva tutta la famiglia.
La porta e, nei casi migliori, una finestra, costituivano l’unico modo per rinnovare l’aria in un tale ambiente. Anche la luce naturale aveva l’unica via della porta per sostituirsi alla luce delle lampade o delle candele.
I maestri artigiano che hanno ricostruito la Casa Grotta hanno anche disposto alcune figure umane, realizzate in tufo, per dare l’idea dello svolgersi di una giornata tipica per la famiglia che vi abitava. Una cosa che salta all’occhio, infatti, era l’esigenza di ciascuno di avere un proprio angolo per le comuni attività domestiche, pur essendo tutti visibili contemporaneamente.
La città non era dotata di una rete fognaria, e quindi era presente un angolo per le esigenze e i servizi igienici. Per smaltire i rifiuti, quelle che oggi sono le direttrici principali dei Sassi, un tempo erano delle vere e proprie fogne a cielo aperto che portavano i liquami verso la Gravina, rendendo l’ambiente tutt’altro che salubre, fonte di infezioni e malattie.
Nelle vie esterne, tra gli ingressi delle grotte, non era raro trovare delle piazzette chiamate “vicinati” che venivano condivise con le altre famiglie: se da un lato erano necessarie a non respirare solo l’aria viziata della grotta, dall’altro rispondevano alle esigenze di socializzazione della popolazione.
Curiosità
Non vi stupisca il fatto che, nonostante le pessime condizioni di vita, le famiglie fossero molto numerose. Una coppia, infatti, poteva avere anche 8 o 10 figli.
Questo, purtroppo, si spiega con l’elevato tasso di mortalità infantile che non permetteva a tutti di raggiungere l’età adulta e, oltre a necessitare di braccia fori che aiutassero con il lavoro nei campi, per una coppia che invecchiava era essenziale avere la prospettiva di figli che provvedessero al loro sostentamento.
I Sassi in miniatura
Di fronte all’antica Casa Grotta, in via Fiorentini 82, si trova un negozio di artigianato artistico locale della famiglia Rizzi, gli artigiani che hanno realizzato il sito. Oltre alle opere moderne realizzate in tufo in vendita nella bottega, scendendo delle scalette si accede alla seconda sala, dove è custodito un piccolo capolavoro: un modello dei Sassi di Matera in miniatura, realizzata dai fratelli Rizzi in tre anni, dal 1993 al 1996.
L’opera, per la quale hanno ricevuto molti riconoscimenti, è lunga circa 12 metri ed è così ricca di dettagli fedeli alla realtà da lasciare senza fiato, non sapendo dove poggiare gli occhi. Il sito è materasassiinminiatura.it.
Nel biglietto d’ingresso alla Casa Grotta, acquistabile sul sito della cooperativa Oltre l’Arte (a questo link) per pochissimi euro, era incluso l’ingresso ai Sassi in Miniatura, ma mi sembra di aver letto che si possano vedere anche autonomamente visitando il negozio con un’offerta libera. Il mio consiglio è di fare entrambe le cose: non porta via molto tempo e ne vale la pena!




