Perché fermarsi a Montescaglioso?
Siamo nel parco della Murgia Materana, su una collina a 352 m s.l.m., al confine centro-orientale della Basilicata.
I primi insediamenti nel territorio di Montescaglioso risalgono al VII secolo a.C., come testimoniamo tombe e altri reperti archeologici ritrovati sulle colline circostanti il fiume Bradano. Nell’abbazia benedettina di San Michele Arcangelo, ad esempio, nel 1991 è stata scoperta una necropoli, segno del collegamento con la civiltà ellenica di Metaponto.
Nonostante la sua storia antica, l’importanza di Montescaglioso prese forma nell’anno Mille (XI secolo), a seguito dell’insediarsi di una prospera comunità monastica che divenne ben presto punto di riferimento culturale ed economico ben oltre i confini della regione, lasciando architetture e testimonianze religiose che ancora oggi si possono visitare e respirare, come la chiesa madre di San Pietro e Paolo, l’abbazia di San Michele Arcangelo, il convento di Sant’Agostino e la Chiesa di San Rocco, ma anche chiese rupestri come il santuario della Madonna della Murgia, circondata da una suggestiva necropoli scavata nel tufo.
Accanto alla religione, Montescaglioso conserva anche la storia del folklore locale, grazie al suo carnevale, che risale al 1600 ed è uno dei più caratteristici e celebrati della Basilicata.
Lo stemma di Montescaglioso è costituito da tre colline allineate sormontate, ciascuna, da una spiga di grano dorato, con riferimento alla difficoltà di coltivare la terra in un territorio brullo e difficile come quello della Murgia. Sembra che in una più antica rappresentazione, infatti, le montagne fossero solcate da crateri, mentre le spighe fossero rinsecchite.
L’abbazia di San Michele Arcangelo
Se decidete di fare tappa a Montescaglioso, la visita dell’abbazia deve essere una delle vostre tappe, quindi vi consiglio di informarvi per tempo degli orari di apertura, consultando il sito montescaglioso.net oppure parcomurgia.it.
Si tratta di uno tra i più importanti monasteri benedettini del Sud Italia, in perfetto stato di conservazione e dotato di un’atmosfera che renderà mistica la vostra visita. Sorge su antiche necropoli, i cui resti si possono vedere passeggiando nel chiostro.
La pace, la vista sulla valle, il silenzio assordante della natura e gli odori del luogo lasciano intendere perché le comunità monastiche scelsero questo luogo per edificare la propria chiesa.
La struttura, su due piani, è dominata da due chiostri rinascimentali, circondati da eleganti colonne con capitelli di diverso stile, una chiesa, i giardini e un cortile interno, che oggi è stato riconvertito in parcheggio per poter accogliere il flusso di visitatori.
Non è dato conoscere l’anno di inizio dei lavori, ma di certo si sa che nel 1078 era già presente nei documenti ufficiali. Infatti, risulta che Umfredo d’Altavilla, condottiero e cavaliere medievale normanno, conte di Puglia e Calabria, in quegli anni donò delle terre al convento. Suo nipote Ruggiero d’Altavilla si impegnò con la madre ad ampliare la chiesa del convento. Dell’importanza assunta dal luogo ci si può rendere conto pensando che lo stesso papa Alessandro III prese i monaci di Montescaglioso sotto la sua protezione.
Il portale rinascimentale dell’Abbazia di San Michele Arcangelo è stato realizzato dallo scultore cinquecentesco Altobello Persio. Come ogni convento benedettino, è caratterizzato dai tipici locali che si raggiungono dal chiostro e scandiscono la vita dei monaci:
- la Biblioteca, luogo dove si celebra il sapere, la conoscenza e la storia come fonti per poter vivere il presente.
- il Capitolo, luogo del confronto e delle decisioni, in cui la comunità decide la propria storia.
- la Chiesa, luogo in cui si celebra il matrimonio tra Cristo e il corpo della sua sposa, cioè la liturgia fonte e culmine della fede.
- il Refettorio, luogo di convivialità in cui la comunità condivide il pane e pensa a nutrire il corpo affinxhé possa lavorare per il bene comune e del prossimo.
La visita, da fare in autonomia o con una guida, permette di attraversare i due meravigliosi chiostri e accedere alla sala del Capitolo, alla Biblioteca dell’Abate, alla cucina e ad altri ambienti in cui sono ricostruiti momenti importanti della vita monacale, come lo scrittoio di un amanuense, coi suoi rotoli di pergamena e il laboratorio dello speziale, un misto tra scienza e alchimia.
Le cantine e le sale del piano superiore sono utilizzate come spazi espositivi per conoscere di più sulle tradizioni e sull’arte di questa terra.
Storicamente, il monastero conosce un momento di declino agli inizi del XV secolo, quando gli Abati Commendatari disperdono il patrimonio causando l’abbandono di molte attività monastiche. LA ripresa avviene dal 1590 con numerosi lavori di restauro, che termineranno solo nel 1650. Il nuovo Ordine di monaci insediato a Montescaglioso ha una rinnovata capacità di amministrazione del patrimonio che gli permette di recuperare numerosi beni che erano stati dispersi o ceduti. I monaci si mettono al lavoro per restaurare edifici e chiese del territorio e avviano la produzione di prodotti tipici della terra locale, come olio, vino e formaggi.
Nel XVIII secolo, i monaci acquistano a Napoli un nuovo sontuoso altare maggiore che trasporteranno fino a Montescaglioso per mare fino a Taranto e poi via terra fino alla chiesa. Realizzano, inoltre, 14 cisterne destinate alla raccolta di oltre 2 milioni di litri di acqua: un sistema integrato molto complesso ed ancora funzionante che fu importantissimo per le popolazioni, data la conformazione e l’aridità del territorio.
Nel 1735 l’Abbazia ospita Re Carlo di Borbone in viaggio verso la Sicilia.
Con l’Unità d’Italia, il complesso diventa di proprietà del Comune di Montescaglioso che lo utilizzerà per alloggiarvi scuole e uffici. Oggi, negli ambienti dell’abbazia, è ospitato il Centro Visite del parco della Murgia, che organizza, tra l’altro, visite guidate dell’abbazia, visite del centro storico di Montescaglioso e trekking nel parco della Murgia materana.
La storia del nome
Il primo nome tramandato nei documenti storici risale all’alto medioevo ed è Civitas Severiana, ovvero legata all’imperatore Marco Aurelio Severo Alessandro Augusto, quello noto per la frase
«Quod tibi fieri non vis, alteri ne feceris»
(non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te!)
Successivamente, a causa dell’aspetto brullo e inospitale del territorio su cui sorgeva il centro abitato, fu cambiato in Mons Scabiosus, (Monte Scabbioso), oppure in Mons Caveosus (Monte Caveoso, ovvero ricco di caverne).
Da qui si procede per tradizioni orali e progressivi arrangiamenti e modifiche, fino ad arrivare all’attuale nome di Montescaglioso.