Belvedere di Murgia Timone

Il tramonto dal Golgota

by Nemo

Uno spettacolo difficile da dimenticare

Il Parco della Murgia Materana, il cui nome completo sarebbe “Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano“, è quella porzione di territorio tra Matera e Montescaglioso caratterizzato da una natura incontaminata, a tratti ostile, ricchissimo di testimonianze di un’epoca antichissima.

Non ci troverete costruzioni, perché qui, per edificare, veniva asportato il materiale e l’uomo si incuneava nel profondo della terra, in simbiosi con la natura e l’ambiente. Questo è il motivo delle numerosissime grotte risalenti fino al 7000 a.C. e, nei pressi de centro visite, i resti di un villaggio neolitico. Sbirciando dentro le grotte si ha la sensazione di varcare un portale che ci proietta in un altro tempo, a partire dagli odori e dai colori. In alcune grotte è possibile catturare le immagini di pitture rupestri ancora conservate a dispetto del sole, della pioggia e del vento, che in questa regione sono impietosi, ciascuno nel suo genere.

E proprio di fronte alla città di Matera, su un promontorio che ci ricorderà il Golgota (motivo per cui Mel Gibson lo scelse come set per le riprese della crocifissione di Cristo), c’è il calabre Belvedere di Murgia Timone. Da qui, sedendosi sulla terra arida e pazientando mentre cala il sole, è possibile ammirare uno dei panorami più spettacolari d’Italia.

Matera, dall’altro lato della gravina, sembra un presepe realizzato da un artigiano, se non fosse per le voci e i movimenti che superano la vallata. Il sole compie il suo cammino discendente fino a sparire alle sue spalle (rispetto al punto di osservazione del Belvedere). Man mano che la luce del giorno si attenua, vedi accendersi i lampioni, le finestre, i fari delle macchine e dei motorini, …

Sarà come perdersi tra i meccanismi a orologeria di un piccolo paesaggio meccanico realizzato da un geniale artigiano, per quanto ti porta fuori dal tempo e dallo spazio, facendoti dimenticare il tempo che passa di fronte a uno spettacolo di raro come questi luoghi.

Vi lascio di seguito il timelapse realizzato con un cellulare senza particolari doti o effetti…

Il sentiero nella gravina

Ci sono due modi per arrivare al Belvedere: il primo prevede l’uso di un qualsiasi veicolo, dalla propria auto a un tour in partenza da Matera. Il secondo vi vedrà protagonisti di un tracking medio-facile che parte dal Sasso Caveoso, discende nel canyon fluviale della gravina, attraversa il punto più basso grazie a un ponte sospeso, e risale sul versante opposto fino al Belvedere, passando per piccole grotte di rara bellezza, paradiso per i fotografi.

L’imbocco del sentiero è in via Madonna della Virtù, poco distante dal Convento di Santa Lucia ed Agata alla Civita, subito dopo un grande parcheggio. Si vede a intuito, ma se si vuole essere proprio sicuri, basta cercare la classica bandierina segnavia (rettangolo rosso-bianco-rosso) con cui vengono segnati i sentieri del Club Alpino Italiano.

Percorsi un paio di tornanti, si arriva al bellissimo ponte sospeso. Non è altissimo e la lunghezza non mette a disagio. La stabilità è assicurata da cavi d’acciaio. In generale, quindi, non si tratta di un’esperienza traumatica, ma il divertimento è assicurato dal classico dondolio di una via sospesa nel vuoto!
Attenzione ai cavi d’acciaio alle estremità del ponte: sono posti proprio in mezzo al cammino e se con la luce si evitano senza problemi, al buio è facile ritrovarseli in fronte!

Lungo il cammino, dopo l’ultimo tornante e prima di arrivare al ponte, è possibile deviare senza troppo sforzo dal sentiero principale per arrivare a refrigerarsi con le acque del torrente Gravina. Occhio, però, a scegliere fuoripista che siano facilmente ripercorribili in direzione opposta.

Avviso importante relativo alle calzature

Lasciatemi dedicare un passaggio alla sicurezza!

Ho visto avventurarsi persone con le più disparate calzature, dai mocassini alle infradito. Personalmente, da scout, vi consiglio delle calzature adeguate all’impresa, quali degli scarponcini da tracking, delle pedule o delle scarpe da trial. Proprio proprio al limite, tollererei le scarpe da ginnastica con una suola capace di tenere la strada. Diversamente, state rischiando una storta o qualcosa di peggio: la strada, infatti, è sterrata e le pietre sono levigate dal tempo, dagli agenti atmosferici e dalle centinaia di turisti che percorrono il sentiero.

Anche se è una via facile percorsa anche dai bambini, vale la regola aurea di non sottovalutare mai la montagna!

Attraversare il ponte richiede un po’ di sangue freddo per via delle oscillazioni, ma soprattutto tanta pazienza perché ognuno che lo attraverserà chiederà ad amici, parenti o passanti, di scattargli un servizio fotografico. Io ho dovuto aspettare che un povero cagnolino terminasse la traversata dal momento che a metà percorso si era piantato in preda al panico.
Inoltre, il ponte si percorre in un solo senso per volta, quindi se beccate la comitiva che attraversa in senso inverso al vostro, mettetevi comodi.

Detto questo, chiaramente anch’io ho chiesto a un altro esploratore di farmi il servizio fotografico! 🙂

Indicazione per l'imbocco del sentiero CAI 406
Indicazione per l'imbocco del sentiero CAI 406
La prima parte del sentiero
La prima parte del sentiero
La discesa nella gravina
La discesa nella gravina
Ponte sospeso sul Gravina
Ponte sospeso sul Gravina
Ponte sospeso sul Gravina
Ponte sospeso sul Gravina

Oltre il ponte

Superato il ponte sospeso sul Gravina, si inizia a salire. Anche in questo caso, nulla di difficile se si sta attenti a dove so mettono i piedi. Se percorrete questo sentiero in pieno pomeriggio, mettete in conto che non ci sono ripari e quindi vi beccherete tutto il sole (ve lo auguro: è sempre meglio della pioggia): munitevi di cappellino  e borraccia (avrei detto “bottiglietta”, ma visti i rifiuti che ho raccolto lungo la via, meglio evitare la tentazione di lasciare tracce).

A mezza via, dopo un paio di tornanti, vi troverete di fronte a un bivio.
Proseguendo alla vostra sinistra arriverete velocemente sul promontorio.
Se avete tempo prima del tramonto, però, vi consiglio la strada di destra, che fa un giro più ampio e passa davanti a delle piccole cave ricavate nella calcarenite (se avete letto il mio articolo su Matera, già sapete che la tenera roccia che è stata scavata è di origine marina e non vulcanica come il tufo). Ve le ho ribattezzate “cave” perché definirle grotte è un po’ troppo, ma non vorrei avervi indotto a sottovalutarne il fascino:  vi basterà un piccolo treppiede e il vostro smartphone in modalità automatica per scattare delle foto da fare invidia al National Geographic!

Io sono un disastro con le foto e sbaglio sempre tempi ed esposizione… eppure ecco cosa ho tirato fuori!

Il Sentiero

Per chi volesse munirsi di mappe IGM o di riferimenti GPS, il sentiero è il 406 che, nella sua interezza, prosegue per 6 chilometri all’interno del parco della Murgia Materana.
Parte dal Centro Visite (ex Convento di S. Lucia) per arrivare al Centro Educazione Ambientale “Jazzo Gattini” con un tempo totale medio di percorrenza di 2 ore e mezza (ma anche 3, visti i numerosi scorci in cui vi fermerete a far le foto o ad ammirare il panorama).

I punti d’interesse sono:

  • il ponte sospeso sul torrente Gravina
  • alcune chiese rupestri sul versante del belvedere
  • il belvedere
  • il Centro Jazzo Gattini

Per arrivare al belvedere da Matera, ci si impiega poco più di 1 ora a un passo tranquillo.

Non ci sono fonti d’acqua e i bagni sono disponibili in orario limitato presso il centro visite. Per sicurezza, verificate a questo link gli orari di apertura nei giorni in cui avete programmato l’escursione.

Matera dalle grotte del belvedere

La via del ritorno

Se siete arrivati a piedi e vi siete goduti il tramonto, giocoforza il vostro ritorno sarà col buio (il sole è tramontato dietro le case di Matera e la gravina vi sembrerà come la valle oscura di Morgul in terra di Mordor… questo accade principalmente perché, essendo un sentiero facile che parte dalla città, in pochi pensano a portare con sé una torcia per la strada del ritorno.
La classica scena a cui si assiste, infatti, è una fiumana di persone che, a gruppetti più o meno coraggiosi, seguono la luce di della torcia di un cellulare. Questi lumini sparsi che si avventurano verso il basso danno un tono ancora più fantasy al panorama, ma forse sono o che aspetto sempre di veder uscire un hobbit dalle caverne.

Come già vi scrissi sopra, attenti ai cavi d’acciaio in prossimità del ponte: complice il buio, potreste ritrovarveli in fronte.
Perdersi è difficile: il sentiero è ben visibile e comunque la destinazione è sempre visibile davanti a voi sul versante opposto.

Il mio consiglio è di lasciar andare avanti la folla più rumorosa e godersi il silenzio della gravina sentendo in lontananza i suoni della città. Poi, ogni tanto, provate a fermarvi e a spegnere ogni fonte di luce intorno a voi e a guardare in alto, verso Matera. Uno spettacolo unico che rimarrà nei vostri ricordi, come se foste stati catapultati in un presepe artigianale d’altri tempi, al di fuori del tempo e dello spazio.

Matera dopo il tramonto vista dal belvedere di Murgia Timone
Matera dopo il tramonto vista dal belvedere di Murgia Timone
Entrata di un edificio rupestre sul belvedere
Entrata di un edificio rupestre sul belvedere
Il ponte sospeso come appare di notte
Il ponte sospeso come appare di notte
Turista ritardatario sul ponte sospeso di notte
Turista ritardatario sul ponte sospeso di notte
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