Cattedrale di San Cataldo
La chiesa di San Cataldo, patrono della città, è anche la sua “cattedrale“, ovvero vi risiede la “cattedra” del Vescovo della diocesi (se voleste saperne di più, ho scritto un articolo in cui vi spiego tutto). Tradizionalmente, la cattedra, o trono, del vescovo è posta in fondo all’abside, dietro l’altare, in modo che il celebrante guardi il popolo. Nel 1964 fu Paolo VI ad elevare la chiesa al rango di basilica minore.
San Cataldo è posta nel cuore della città vecchia, costruita dai bizantini nella seconda metà del X secolo dopo che, nel 927, i saraceni distrussero i resti della città greco-romana. L’imperatore bizantino Niceforo II Foca è infatti considerato il rifondatore della città e il suo intento era quello di ricostruire i fasti di Taranto partendo dai suoi resti. Per questa ragione, se osservate i materiali da costruzione della cattedrale, potrete notare che alcuni particolari come i capitelli possono essere diversi da colonna a colonna, poiché si sono utilizzati i resti greci e romani della città antica e dell’acropoli.
Il secondo rimestio di stili si ebbe alla fine dell’XI secolo, in epoca normanna, quando la navata centrale e l’abside della chiesa bizantina vennero inglobate nella nuova basilica costituendone il transetto . Gli ampliamenti con la cupola e le navate laterali le conferirono la pianta attuale, con 84 metri di lunghezza, 24 larghezza, una navata centrale, due laterali e il transetto ricavato dalla vecchia chiesa.
Nel XIII secolo vennero aggiunte le cappelle laterali, che però nel tempo vennero abbattute e ricostruite più volte, spesso cambiando il santo a cui era dedicata.

La facciata barocca, opera dell’architetto leccese Mauro Manieri, venne aggiunta nel 1713. Nello stesso anno, venne rifinito con l’oro il soffitto a cassettoni in legno di noce. L’originale, distrutto da un incendio nella notte di Natale del 1635, veniva soprannominato “il cielo d’oro della Cattedrale“.
Lo stile finale, quindi, è una fusione di romanico e barocco, con influenze rococò.
L’architrave che taglia orizzontalmente la facciata, infatti, è tipica del barocco e probabilmente, un tempo c’erano tre portali d’accesso in stile romanico. La statua in pietra che domina la parte alta è la figura di San Cataldo, un monaco cristiano irlandese del VII secolo, diventato poi vescovo di Taranto (il luogo in cui sbarcò dalla nave, la Marina di San Cataldo a 11 km da Lecce, porta il suo nome).
Nelle nicchie superiori ci sono le statue di San Rocco e Sant’Irene, mentre nelle nicchie inferiori ci sono San Pietro e San Marco.
Nell’antico pronao, oggi inglobato nella chiesa dalla facciata barocca, si possono vedere due tele dedicate al patrono:
- una che riproduce l’ingresso di san Cataldo a Taranto, di Giovanni Stefano Caramia (1675),
- una che riproduce san Cataldo nell’atto di resuscitare un morto, di Michele Lenti da Gallipoli (1773).
Sul pavimento sono ancora presenti i resti di un mosaico realizzato nel 1160 dal mosaicista Petroius. Sembra che la struttura fosse molto particolare: percorrendo la navata centrale verso l’altare, i disegni erano posti a favore dell’osservatore, ma per agevolare quest’ultimo nel ritorno verso l’uscita, le figure poste nelle navate laterali erano ruotate con la base verso l’altare.
Nel battistero è presente il fonte battesimale originale dell’antica chiesa bizantina. La tradizione vuole che, nella cappella che c’era precedentemente, vennero trovate le spoglie di San Cataldo.
L’altare è in marmo di Carrara e contiene le spoglie di San Cataldo, mentre il tamburo su cui poggia la cupola ospita gli affreschi, di Paolo de Matteis (1713) dei sette miracoli attribuiti al santo.

Una curiosità: per la sua imponente bellezza artistica, la Cappella di San Cataldo è detta anche “il Cappellone di San Cataldo“

La Cripta
Prima di lasciare la chiesa, vi consiglio di dedicare del tempo a visitare la Cripta che, a forma di croce, è un esempio dell’originale bizantino.
Percorrete le due navate tra le colonne basse su cui poggiano i suggestivi archi.
Sulle pareti ci sono frammenti di ciò che resta degli affreschi originali del XIII e XIV secolo.