L’arco sulla gravina
Devo ammetterlo, quando l’ape che mi stava accompagnando nel tour di Matera si è fermata nella piazza antistante San Pietro Caveoso, la prima cosa che mi ha colpito non è stata la facciata della chiesa, in classico stile barocco, ma un arco sulla destra. Vedevo la gente attraversarlo e mi sono immaginato l’accesso a un chiostro laterale, a una cappella separata, a un cunicolo che permetteva di raggiungere una cripta… e invece, una volta attraversato, ni sono ritrovato su una terrazza panoramica che dominava la gravina.
Perché fare un arco che porta al nulla?
Certo, l’effetto è da WOW, ma non mi riesco a immaginare architetti del 1200 che progettano un portale verso un effetto scenografico! In realtà, una spiegazione c’è e non è così poetica: l’arco fu progettato per favorire una viabilità verso i rioni Malve-Casalnuovo lungo il ciglio superiore della Gravina di Matera.
Fatto sta che l’arco c’è, e vi consiglio di varcarlo per dare sfogo alla vostra sete di foto di panorami!
C’è da dire che la chiesa dei santi Pietro e Paolo, conosciuta meglio come San Pietro Caveoso, è stata oggetto di diversi restauri, dal 1218 – anno di costruzione – al 1706 – anno in cui assunse la forma attuale.
La facciata
La chiesa si apre ai fedeli con tre portali, sormontati dalla statue della Madonna della Misericordia, posta al centro e accompagnata, sui due lati, dagli apostoli Pietro (a sinistra) e Paolo (a destra).
Una curiosità: la Madonna della Misericordia è simbolo della Chiesa che accoglie, sotto il proprio mantello, i fedeli inginocchiati. In questo caso, i fedeli sono rappresentati con dei cappucci sulla testa: molto probabilmente, fu fatto per rappresentare le confraternite dell’epoca, che spesso mantenevano l’anonimato dei loro membri.
Sulla sinistra svetta il campanile con tetto a cuspide, ben visibile da gran parte della città, anche se parzialmente coperto dallo sperone di roccia che costituisce Santa Maria de Idris.
L’interno della chiesa
L’assetto che un visitatore ammira oggi è frutto dell’ultimo restauro del 1752, dopo la riconsacrazione. Sotto il tetto di tufo, infatti, fu ripristinato un tetto di legno e l’interno fu rivestito con stucchi e decorazioni. I tavoloni in legno, inoltre, furono ornati dalle pitture di alcuni eventi biblico:
- Cristo che affida il futuro della Chiesa a san Pietro,
- la Conversione di san Paolo.
Al centro del soffitto c’è la Madonna del Confalone e, in corrispondenza dell’altare maggiore, l’Incoronazione della Vergine.
Nei medaglioni troviamo San Giovanni da Matera e San Donato e gli angeli.
Alla fine della navata centrale ci si troverà al cospetto di un altare settecentesco adornato con una pala in legno del 1540 (circa) in cui si può ammirare la Madonna con Bambino, ancora una volta tra i santi Pietro e Paolo.
La predella (se non sapeste cos’è, guardate il box qui sotto) presenta l’Ultima Cena, mentre nella lunetta superiore c’è Dio Padre.
Originariamente, ai lati della chiesa c’erano 8 cappelle, ma le 4 di destra furono eliminate per fare posto all’oratorio e all’arco di passaggio di cui vi ho parlato all’inizio dell’articolo.
Curiosità: la predella
In molto degli articoli di Lallero che parlano di chiese, mi capita di scrivere il termine “predella” come se fosse un termine di uso comune, così mi sono incuriosito e ho cercato di capire cosa fosse esattamente e che origini avesse.
Quando troviamo un’antica chiesa che ha una pala d’altare dipinta in legno, molto spesso c’è una fascia posta in basso che presenta, a sua volta, una pittura. Quella fascia è detta “predella” e ha una funzione molto pratica: serve a coprire i margini o, spesso, lo zoccolo inferiore della pala. Spesso è stato aggiunto in epoche successive alla realizzazione della pala principale e normalmente rappresenta scene che fanno da corredo al tema centrale principale (ad esempio, se al centro è rappresentato un santo, nella predella c’è quasi certamente una scena della sua vita).
L’origine si rifà alle fasce poste attorno ai troni della Grecia che presentavano scene mitologiche è pattern geometrici.