Ai pedi del Wawel
C’è una chiesa, sotto al colle del Wawel, che viene spesso ignorata perché si trova sulla strada che dal centro storico porta verso i quartieri ebraici ed è in una posizione di passaggio, all’angolo della via Stradomska presso un trafficato crocevia, posta in maniera tale da non attirare l’attenzione. Sembra, addirittura, che la cupola, ancorché di considerevole dimensioni, sia stata incassata al di sotto della linea superiore della facciata per evitare di essere colpita da eventuali colpi sparati dalla fortezza che la sovrasta.
Eppure, credetemi, vale una fermata e una visita, sia per l’architettura barocca, sia per l’importanza che questo luogo riveste per l’ordine dei Benedettini.
A metà del XV secolo, il papa Niccolò V, su invito di re Casimiro IV Jagellone (Kazimierz IV) inviò a Cracovia Giovanni da Capistrano (sì, proprio il futuro santo) per predicare la riforma della vita religiosa secondo la regola di san Francesco d’Assisi. Nel 1453 venne costruita la chiesa di San Bernardino da Siena, dove si stabilì la confraternita dei Frati Minori che, per distinguersi dai francescani già operanti in città, si ispirarono al nome della chiesa per battezzarsi “Fratelli di San Bernardino” e, in seguito, semplicemente “Bernardini“.
Nel 454 la struttura in legno venne sostituita da una in mattoni e la costruzione continuò per alcuni anni dando vita a una chiesa gotica a una navata con torre sulla facciata, piena di dipinti di pittori bernardini come Franciszek Węgrzyn e Franciszek di Sieradz. Purtroppo di tutto ciò sopravvisse molto poco perché, a seguito dell’invasione svedese del 1655, la chiesa fu data alle fiamme per evitare che venisse presa dal nemico e usata come base militare.
La chiesa attuale venne ricostruita tra il 1659 e il 1680 con uno stile decisamente rinnovato in cui il barocco sostituì il gotico e le decorazioni interne vennero completate solo nel secolo successivo. Delle prime suppellettili sopravvive ancora oggi un altare in marmo nero dedicato al Beato Szymon di Lipnica, che fu realizzato nel 1662 da Marcin Krystian di Kazimierz, un bravissimo scalpellino di Cracovia.
Dopo l’edificazione la chiesa è stata restaurata più volte, specialmente a seguito della Seconda Guerra Mondiale.
Il risultato finale, a dispetto della facciata, vi lascerà senza parole nel momento stesso in cui varcherete la porta d’ingresso per entrare in quello spazio immenso dove dominano il bianco e l’oro, tra edicole di santi, altari incastonati, cappelline e quadri. La parola d’ordine è “luce!”.
A costo di sembrare blasfemo (e anche se non tutti capiranno la citazione), a me sono venute in mente le parole del dottore entrando nel Tardis:
“È più grande dentro!“
Sito di riferimento
Per conoscere le attività della basilica di San Bernardino, gli orari delle messe, i contatti o i giorni di eventuale chiusura, il sito di riferimento è krakow.bernardyni.pl.
Gli orari e i giorni della settimana sono facili da intuire, ma per il resto armatevi di traduttore perché non ho trovato la versione inglese!

Oltre a San bernardino e a San Giovanni da Capistrano, nella chiesa si celebra il culto di San Simone di Lipnica, un religioso francescano polacco che morì a 47 anni, il 18 luglio 1482, dopo essersi ammalato di peste a seguito dell’epidemia di peste che aveva colpito la città. Simone restò a Cracovia per assistere i malati finché si ammalò: egli offrì le proprie sofferenze per la salvezza dei suoi fratelli e, si narra, che l’epidemia terminò dopo la sua morte.
Per questa ragione il suo mantello (a cui vengono attribuiti poteri curativi) viene ancora conservato dai monaci benedettini come una reliquia miracolosa.
All’inizio della navata di destra, accanto all’altare maggiore, si trova l’altare-mausoleo dedicato a San Simone che contiene l’altare, le vetrate di Józef Mehoffer, e le reliquie del santo, che furono traslate nel 1686 con una solenne processione dalla cattedrale del Wawel: Simone era stato proclamato beato l’anno precedente.
Altra opera d’arte religiosa da cercare nella chiesa è l’enorme quadro raffigurante la “Danza macabra“. 2 metri e mezzo di altezza per 2 metri di larghezza, è collocato nella Cappella si Sant’Anna. Rappresenta un cerchio di donne di diversi ceti sociali che danzano tenendosi per mano intervallate da scheletri. Il cerchio è posto tra scene dell’inferno, del Giudizio Universale, del Cielo e della Crocifissione.
Nei medaglioni della cornice ci sono gli uomini, intenti anch’essi a danzare con gli scheletri.
La paternità del quadro è attribuita al pittore bernardino, Padre Franciszek Lekszyckialla, che lo realizzò nella seconda metà del XVII secolo.
Altra opera d’arte religiosa da cercare nella chiesa è l’enorme quadro raffigurante la “Danza macabra“. 2 metri e mezzo di altezza per 2 metri di larghezza, è collocato nella Cappella si Sant’Anna. Rappresenta un cerchio di donne di diversi ceti sociali che danzano tenendosi per mano intervallate da scheletri. Il cerchio è posto tra scene dell’inferno, del Giudizio Universale, del Cielo e della Crocifissione.
Nei medaglioni della cornice ci sono gli uomini, intenti anch’essi a danzare con gli scheletri.
La paternità del quadro è attribuita al pittore bernardino, Padre Franciszek Lekszyckialla, che lo realizzò nella seconda metà del XVII secolo.
Vi lascio la bellezza di passeggiare come in un pellegrinaggio in questa chiesa, perdendovi tra le cappelle, le opere, i santi (tra cui non può mancare papa Giovanni Paolo II) e gli altari incastonati nelle colonne.
Sedetevi tra le prime panche al centro della navata centrale e restate in contemplazione della ricchezza artistica del complesso dell’altare maggiore, che sembra emanare luce.
Vi voglio solo raccomandare, quando sarete nei pressi del transetto, di alzare gli occhi per ammirare la splendida cupola all’interno della quale sono rappresentati solo 6 apostoli poiché i restanti 4 (gli evangelisti) sono posti all’interno di 4 medaglioni sopra i capitelli delle 4 colonne su cui poggia la monumentale struttura.