Il Palazzo Reale più grande d’Europa
Eh sì, se escludiamo il Louvre (che un tempo era un palazzo reale da 210.000 mq) il Palacio Real de Madrid è la residenza reale più grande d’Europa. A livello mondiale si colloca al terzo posto, dopo il palazzo Istana Nurul Iman, residenza del Sultano del Brunei, con 200.000 mq e la Città Proibita di Pechino, con 150.000 mq. Il famosissimo Buckingham Palace, con buona pace dei Windsor, è ampio solo 77.000 mq… e quando dico “solo” non vi è dato di vedere una piccola smorfia di orgoglio, perché al quarto posto della classifica c’è nientemeno che il Palazzo del Quirinale di Roma con 110.500 mq, he prima di essere la sede del Presidente della Repubblica fu sede papale e residenza reale.
Ma torniamo al Palazzo di Madrid: i suoi numeri sono impressionanti: 135.000 mq di superficie e 3.418 stanze.
Il palazzo sorge sulle rovine dell’Alcázar, la fortezza musulmana del IX secolo voluta dal sultano Mohamed I, di cui prese possesso Filippo II nel 1561 quando Madrid diventò capitale del regno. Nel 1734 vi fu un grande incendio che distrusse la fortificazione originale e Filippo V di Borbone decise che il progetto di ricostruzione avrebbe dovuto creare qualcosa di maestoso ispirato sia dall’architettura della reggia di Versaillles, sia dai gusti della consorte Isabella Farnese, di origini italiane.
Forse per quest’ultima “influenza” (si narra che la regina Isabella fosse un tipino energico che non accettava rifiuti), il primo progetto venne affidato all’italiano Filippo Juvarra, che si ripromise di realizzare una reggia grande il doppio di Versailles. Ma come accade quando ci imbarchiamo in progetti più grandi di noi, Juvarra non riuscì a vedere l’inizio dei lavori e i suoi elaborati vennero affidati all’architetto italiano Giovanni Battista Sacchetti, che si fece coadiuvare da Ventura Rodriguez e Francesco Sabatini.
Una delle scelte più eclatanti fu quella di scegliere come materiale da costruzione il calcare di Comenar e il granito della Sierra di Guadarrama, al fine di ridurre il rischio di un nuovo incendio e preservare così l’ingente investimento. Sembra che Filippo V avesse espressamente detto di non voler vedere neanche un pezzo di legno.
Dopo 26 anni di lavori, il Palazzo venne inaugurato da Carlo III nel 1764.
Attorno al palazzo, nel corso degli anni, vennero realizzate tre aree verdi:
- Il Campo del Moro si estende per più di 20 ettari lungo la facciata ovest del Palazzo e degrada verso il Manzanarre. Si chiama così a ricordo dell’esercito moresco guidato dal condottiero arabo Ben Alì Jusuf che nel 1109 si stabilì nell’area oggi occupata dal parco. Filippo IV di Spagna (prima metà del XVII secolo) vi fece piantare più di 70 specie diverse di alberi per usarlo come riserva di caccia. Fu rimodellato nel 1844 su progetto dell’architetto Colomer Narciso y Pascual. Nel tempo si sono aggiunte statue e ornamenti che ne hanno fatto il parco attuale che, dal 1939, è aperto al pubblico.
- I Giardini di Sabatini vennero realizzati in epoca più recente, negli anni ’30, a ridosso della facciata settentrionale del Palazzo Reale. In quest’area c’erano un tempo le stalle reali fatte costruire dall’architetto Francesco Sabatini, da cui il nome dei giardini. Si estendono per cica 2,6 ettari e sono aperti al pubblico dal 1978. Si tratta di una bella cornice per ammirare il crepuscolo, dal momento che lo stagno rettangolare circondato da alberi riflette il sole che tramonta verso Casa del Campo e tinge di toni rossastri le statue di marmo bianco e la facciata del palazzo reale, mettendo in risalto la cupola in marmo nero della Cappella Reale.
- La terza area è la Plaza de Oriente, meno verde degli altri due giardini, ma altrettanto scenografica. Si chiama “d’Oriente” perché va ad adornare il lato EST dell’edificio e risale ai primi anni del 1800, quando José I de Bonaparte (sì, quello che noi chiamiamo Giuseppe Bonaparte) ordinò di aprire un ampio viale abbattendo case e sgombrando la zona. Il viale non fu mai realizzato, ma la demolizione diede luogo allo spazio che oggi è occupato da scale, aiuole e 20 busti dei re spagnoli chiamati “re goth” e rappresentano 5 re visigoti e 15 re dei primi regni cristiani del periodo della Reconquista. Le aree verdi sono incapsulate in quadranti attorno alla statua equestre di Filippo IV di Spagna. Quest’ultima venne realizzata da Pietro Tacca, usando come modello un quadro di Diego Velázquez. Si narra che, per far restare il cavallo in equilibrio, Tacca chiese consiglio a Galileo Galilei, che gli suggerì di rendere massiccia la parte posteriore e lasciare vuota quella anteriore. D fronte la statua, a chiudere la piazza, c’è il Teatro Real.
Per completare il perimetro , vi suggerisco di attraversare la parte della Plaza de la Armeria passando tra i cancelli del Palazzo e la Cattedrale e affacciarvi dal Mirador (terrazza belvedere) de la Cornisa del Palacio Real, da cui è possibile ammirare in tutta la sua estensione la parte occidentale di Madrid, con uno scorcio su Campo del Moro e Casa de Campo.
Il Cambio della guardia
Il cambio (Relevo) della guardia reale si può vedere ogni mercoledì e sabato presso la Puerta del Príncipe del Palazzo Reale. Un evento più spettacolare, però, si svolge ogni primo mercoledì del mese, eccetto in gennaio, agosto e settembre, alle 12.00 in punto, ovvero il cerimoniale del Passaggio solenne (Relevo solemne) della Guardia Reale in Piazza dell’Armeria.
Le uniformi sono blu con inserti bianchi e rossi, per richiamare la divisa dei tempi di Alfonso XIII.
La pagina ufficiale della Guardia Reale Spagnola è visitabile a questo link.
Indirizzi Utili
Il Palazzo Reale è in Calle de Bailén, ma l’ingresso visitatori è nell’explanada de la Almudena (di fronte alla Cattedrale).
Qui vi troverete 2 file: una per chi ha già prenotato il biglietto e una per chi non l’ha fatto. Se non aveste prenotato prima, non disperate: il servizio di accoglienza è molto efficiente e la file scorre velocemente. Vi consiglio, però, di arrivare sul posto almeno un’ora prima dell’apertura perché entrambe le file possono raggiungere una lunghezza disarmante…. e non c’è alcun riparo dal sole o dalla pioggia.
La stazione Metro più vicina è Ópera raggiungibile con le linee 5 e 2.
Se scegliete l’autobus, utilizzate le linee 3, 25, 39 e 148.
La stazione dei treni più vicina è Principe Pio.
Il sito ufficiale è quello del Patrimonio Nacional dove potrete trovare informazioni sulla visita e acquistare i biglietti.
L’APP ufficiale multilingua è scaricabile da Google Play e App Store.
La nuova residenza reale
I reali di Spagna non vivono più nel Palazzo reale dal 1931. La nuova residenza è il Palazzo della Zarzuela nella periferia ovest della città.
Il Palazzo Reale resta, però, il punto di riferimento per cerimonie ufficiali, accoglienza di altri capi di stato ed eventi significativi per il regno di Spagna.
La visita del Palazzo Reale
Una volta riposti borse e zainetti negli appositi armadietti e inforcata l’audioguida, potrete avviarvi verso la porta d’ingresso del Palazzo, passando sotto le bandiere di Sato, il grande orologio e due grandi statue poste accanto allo scudo di Spagna che rappresentano i due re visigoti Recaredo II e Ervigio… una curiosità è che, alla base delle due sculture, sono indicati altri nomi.
A darci il primo saluto ci attende l’imponente statua di Carlo III vestito come un generale romano.
Da questo momento, ogni particolare è stato studiato per impressionare il visitatore.
La visita inizia salendo la grande scalinata realizzata dal Sabatini in marmo di Toledo. I gradini sono bassi per permettere anche alle dame di salirli senza inciampare negli abiti. Di fronte a noi, sul piano mediano della scala, prima che si divida in due vie, cci troviamo al cospetto delle insegne del Regno di Spagna e, se alziamo gli occhi, verremo folgorati dallo splendido soffitto affrescato da Corrado Giaquinto raffigurante “La monarchia spagnola che rende omaggio alla Religione“.


Avviso ai fotografi
Se volete riportarvi a casa un po’ di ricordi fotografici, sbizzarritevi nella Piazza dell’Armeria, sulla scala Sabatini e nelle prime sale perché, già dalle sale Gasparini, non vi sarà più permesso fare scatti.
Ritratto di famiglia
Tra la Sala degli Alabardieri e la Sala delle Colonne si resta un po’ spiazzati, perché in mezzo ad arazzi e affreschi d’altri tempi spicca una tela gigante (le dimensioni dei personaggi sono ad altezza reale e l’intera tela misura 3 m x 3,4 m) che ritrae la famiglia reale spagnola come non te la saresti aspettata.
Gli autori, Juan de Flanders a Antonio Lopez, è stato inaugurato il 3 dicembre 2014 dopo circa 20 anni da quando fu commissionato. L’evento fu motivo di “chiacchiericcio” poiché regnava la massima segretezza sull’opera, e alla fine venne svelato un ritratto che spiazzò l’opinione pubblica. Lo stile con cui è realizzato è l’iperreaismo pittorico e, accanto a Juan Carlos, ci sono la regina madre Sofía e le sue figlie Elena e Cristina.
Realismo è ciò che provoca una sensazione di contemporaneo, che è immediato come un quadro di Caravaggio e che vive in un eterno presente, come se fosse stato dipinto oggi.
La particolarità del quadro è che, da una certa distanza, sembra una fotografia, ma avvicinandoti ti accorgi che è un dipinto. Inoltre le pose, gli abiti, le imperfezioni dei personaggi, e tanti altri piccoli particolari dosati ad arte mettono in evidenza la regalità e la dignità dei reali nella normalità di una famiglia come tante altre.
La sequenza tipica delle stanze private
La sequenza degli ambienti che portano alla camera del re è quello classico: una saletta per il ricevimento, un’anticamera dove poteva accedere solo la servitù fidata, la vera e propria camera da letto e un passaggio per la sala dei ricevimenti.
Durante la visita vi troverete spesso ad attraversare “Cámara, Antecámara y Saleta” di questo o quel sovrano.
Arrivati al primo piano, inizia una sequenza di sale, ciascuna unica nel suo genere… forse troppo da registrare in una volta sola per il cervello umano. Per tutti i dettagli, vi lascio alle sapienti parole della vostra guida o dell’audioguida (che vi consiglio vivamente per quanto è fatta bene), ma cercherò di evidenziarvi di seguito le cose che non potete perdervi:
La Sala degli Alabardieri
Il primissimo ambiente che visiterete sarà la Sala degli Alabardieri, chiamata così perché dall’inizio del XX secolo fu la sala che ospitava il corpo delle guardie degli alabardieri a difesa del palazzo. Verrete senz’altro incuriositi dagli arazzi di Luca Giordano appesi alle pareti, ma se guarderete verso l’alto, potrete ammirare l’Apoteosi di Enea di Giambattista Tiepolo.
Qui è esposto il dipinto ufficiale della famiglia reale, realizzato dagli artisti spagnoli Juan de Flanders a Antonio Lopez (vedi il box in pagina “Ritratto di famiglia” per le curiosità).
La Sala delle Colonne
Si accede poi a una delle sale più famose del palazzo: la Sala delle Colonne. Fu la sala dei banchetti fino al 1879, ovvero prima che venisse inaugurata la nuova sala che vedrete più avanti nella vostra visita. Vi accoglierà la statua di Carlo V e La nascita del sole affrescata da Corrado Giaquinto sul soffitto. Gli arazzi degli Atti degli Apostoli sono stati realizzati basandosi su cartoni di Raffaello.
L’importanza di questa stanza sta nel fatto che fu scelta per eventi molto importanti, come la firma dell’annessione alla CEE nel 1986 (quella che nel 1992 divenne la Comunità Europea con il Trattato di Maastricht) oppure, il 18 giugno 2014, la firma dell’ultimo atto del re Juan Carlos I con cui ha abdicato in favore del figlio Felipe.
Per saperne di più su un’antica tradizione che si svolgeva in questa sala, andate a leggere il box “Lavatorio y comida de los pobres” a bordo pagina.
Lavatorio y comida de los pobres
C’è una tradizione antica dei reali di Spagna che si svolgeva nella Sala delle Colonne del Palazzo Reale: ogni Giovedì Santo i reali celebravano un evento in cui, di fronte alle più alte autorità di Spagna, davano da mangiare a 25 poveri e lavavano loro i piedi.
Nella Sala delle Colonne è esposto un arazzo che ricorda proprio l’ultima Cena, in cui Gesù fece lo stesso per gli apostoli, e il significato che si voleva dare al gesto era che i reali erano al servizio dei loro sudditi.
Vi furono diverse varianti della cerimonia: si racconta, ad esempio, che Maria Cristina d’Austria lavava i piedi alle donne e serviva da mangiare agli uomini.
Re Juan Carlos I interruppe questa tradizione durante gli anni del suo regno.
Le sale di Gasparini
Le sale che seguono sono dedicate a Carlo III e vi troviamo un po’ di gusto italiano: fu l’artista napoletano Mattia Gasparini a curarne l’arredamento. Si attraversano quindi tre stanze che portano il suo nome e che preparano allo splendore finale che vi troverete davanti.
La prima sala è chiamata proprio Saleta de Gasparini, che veniva usata dal sovrano per consumare i pasti.
Segue l’Antecámera de Gasperini dove sono esposti quattro quadri del Goya con ritratti dei reali.
E finalmente si arriva al Salón de Gasperini, il tripudio del rococò, la cura che non ti aspetti nell’arredo di interni, con così tante cose su cui mettere gli occhi da non sapere dove iniziare.
Per molti, questa è la sala più bella del Palazzo. Di sicuro è una sala unica che vale una sosta per essere contemplata in tutti i suoi dettagli: Gasperini scelse il tema dei rampicanti verdi su sfondo chiaro e lo declinò nello spazio e nei materiali in modo tale da rendere ogni elemento di questa stanza una parte del tutto. Le figure e le forme realizzate nei marmi continuano negli stucchi, negli arazzi, nei tappeti, nelle tappezzerie delle sedie e persino nel mosaico del tavolino al centro della stanza: nulla è lasciato al caso!
In questa stanza Carlo III si vestiva e riceveva gli ospiti e scelse personalmente il Gasperini per darle un carattere unico.
Si accede ora a una saletta di passaggio che, per la sua forma che ricorda la cabina di un tram, è conosciuta come la Tranvía de Carlos III. Qui potete ammirare La caccia al cinghiale dipinta da Goya.
E finalmente si sbuca nella grande Sala Carlo III, dedicata al sovrano e all’ordine che ha fondato: tutti i particolari, infatti, dal lampadario alle pitture sulle pareti, dai quadri agli affreschi, richiamano la figura del re, le sue iniziali, i colori e i simboli dell’ordine di Carlo III, istituito nel 1828 e ancora leoni, castelli e gigli, simbolo della monarchia spagnola.
Domina la sala un quadro del sovrano con il mantello dell’ordine dipinto da Mariano Salvador Maella.
Queta era la camera da letto di Carlo III, dove il re morì nel 1788.
Le sale del relax
Se foste stati uomini invitati a corte ai tempi dei fasti del Palazzo, avreste trovato posto nella Sala delle Porcellane dove, attorno a un meraviglioso planetario, vi sareste intrattenuti con altri uomini a fumare e parlare di questioni di stato. Prestate attenzione alle figure, prevalentemente orientali, che sembrano emergere a rilievo dal muro: si tratta di una tecnica per cui le figure in porcellana sono state attaccate con delle viti ad assi di legno che costituiscono la copertura delle pareti.
Le figure furono realizzate dalla “Real Fábrica de Porcelana del Buen Retiro” e la sala venne completata nel 1763 da Giuseppe Gricci che volle importare i materiali di ceramica più pregiati nientemeno che da Capodimonte.
Nello stesso tempo le vostre mogli sarebbero state a parlare e mangiare cioccolatini nella vicina Sala Gialla.
El Comedor de Gala
Finalmente, si accede alla Sala del Banchetto (Comedor de Gala), una delle sale più belle del Palazzo.
Qui si svolgevano i banchetti reali e si svolgono ancora oggi i ricevimenti ufficiali di stato.
L’imponente tavolo (che resta apparecchiato con porcellane eleganti a beneficio dei turisti in visita, può ospitare fino a 144 commensali e resta spazio per la sala da ballo, anche se il tavolo è progettato per essere retratto in tempi rapidi e fare ancora più spazio a fine cena.
Vi ho scritto sopra che la Sala delle Colonne ospitò i banchetti reali fino al 1879. Il cambiamento avvenne quando Alfonso XIII, al fine di realizzare uno spazio più grande che potesse impressionare gli ospiti, fece abbattere dei muri unendo le tre stanze dove aveva vissuto Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III.
La sala è adornata con arazzi fiamminghi del XVI secolo, porcellane e lampadari di cristallo.
Sul soffitto Velázquez ci fa rivivere il momento in cui Cristoforo Colombo annuncia a Isabella e Fernando la scoperta del Nuovo Mondo.
Nella sala attigua potrete vedere un assaggio dello sfarzo e della teatralità con cui venivano servite le pietanze: sul tavolo centrale, infatti, è esposto un “vassoio” scenografico per servire antipasti e stuzzichini appoggiato su un tavolo in marmo di Luigi Valadier.
Questa sala viene anche chiamata “Salon de la banda” perché qui poteva stare l’orchestra che suonava musica di accompagnamento per i commensali nella vicina Sala del banchetto.
Le stanze da fare di corsa
Le sale che seguono sono per cultori dei dettagli e, a mio modesto giudizio, potete gettare uno sguardo superficiale riservando le forze per ciò che verrà dopo, che vi assicuro non sarà poco! Attraverserete stanze piene di argenteria, porcellane, cristalleria, caraffe, posate, soprammobili, insalatiere, scaldavivande e tanta altra roba usata a palazzo… per carità, belli, eh! Ma, come diceva mio nonno, le cose preziose sono come le patate: più ce ne sono e meno valgono: al terzo servizio di piatti la mia mente era già rivolta al bocadillo de calamares che avrei ingurgitato una volta uscito!
A questo punto potrete essere soddisfatti di aver completato il primo lato del Palazzo e vi ritroverete nella Galeria che percorre tutto il lato nord, dove potrete sfruttare una delle panchine di fronte alla lunga fila di finestre per riposare e riprendere fiato, anche perché ciò che viene ora ha bisogno di un po’ di concentrazione.
Paese che vai…
Sebbene nella Sala de la porcelana y cristal non si sappia dove posare gli occhi, tra oggetti eleganti e altri decisamente kitsch, merita una menzione una grande coppa da punch, di fattura inglese, portata a corte da Vittoria Eugenia di Battemberg, nipote della regina Vittoria d’Inghilterra e sposa di Alfonso XIII (avete letto l’articolo sulle nozze di sangue?).
Lo scopo della regina Vittoria Eugenia era quello di convincere la sua nuova corte a bere il punch, come si usava nella sua dimora precedente, ma gli spagnoli restarono fedeli alla sangria!
La Cappella Reale
Al centro del lungo corridoio si apre l’ingresso per la Capilla Real (Cappella Reale), un misto di maestoso, mistico e misterioso: a pianta circolare e con tanto marmo, in particolare nero, come quello usato per le colonne che fanno contrasto con le decorazioni dorate.
Giovan Battista Sacchetti realizzò un primo progetto, ma Fernando VI ne scelse uno successivo presentato, nel 1749, da Ventura Rodríguez, assistente del primo architetto. La realizzazione iniziò nel 1750 e durò nove anni.
Il progetto delle decorazioni fu affidato al pittore Corrado Giaquinto.
Siccome per Ferdinando VI la musica era fondamentale per accompagnare la liturgia, volle fortemente la realizzazione dell’organo, che ancora oggi è considerato di altissima qualità del suo suono. La cassa è stata progettata da Ventura Rodríguez, e ha il vanto di essere unico in Spagna non solo per la sua qualità intrinseca, ma anche per essere sfuggito alle riforme ottocentesche.
Non vi sfuggirà il fatto che lo sguardo del visitatore viene attratto più dalla loggia dei reali che dal presbiterio e dall’altare che, per quanto belli e austeri (sull’altare maggiore fa bella mostra un Arcangelo Michele di Francisco Bayeu), non sono evidenziati come le poltroncine dei sovrani.
Per il rispetto del protocollo è stata realizzata un’area separata per la corte, mentre il popolo, ammesso raramente alle celebrazioni, resta nella zona dell’ingresso.
Orologi e vecchi violini
La Sala de Relojos (la sala degli orologi) sarà un piccolo paradiso per gli amanti del genere, ma io ho trattenuto in fiato quando, entrando nella Antecámara de Maria Cristina, detta anche Sala Stradivari, mi sono trovato al cospetto di due violini, una viola e un violoncello del grande liutaio Antonio Stradivari: che abbiano un suono unico, lo accetto per fede, ma la bellezza delle incisioni e degli incastri della cassa armonica meritano un po’ di tempo in contemplazione.
Stradivari, infatti, è celebre per la bellezza del suono dei suoi strumenti, ma in questo caso, non potendoli toccare o provare, si è comunque conquistati dalla lavorazione del legno e dai suoi colori (una delle teorie riguardo al suono è legato agli strati di vernice e altri elementi applicati alla superficie).
Questi quattro strumenti risalgono al 1700 e fanno parte della collezione Stradivarius Palatinos, una delle più importanti al mondo. La loro qualità è tale che ancora oggi, a più di 300 anni dalla loro costruzione, vengono suonati in alcuni dei concerti ospitati a palazzo.
Il cuore del Regno
Prima di arrivare al cuore delle istituzioni, c’è un passaggio obbligato nella Camera della corona dove, tra gli arazzi che rappresentano le quattro stagioni e le teche dove sono custoditi documenti con la firma del re (compresa la sua abdicazione), ci sono, al centro della stanza, la corona e lo scettro del re, simboli della monarchia.
Qui viene conservato anche il tavolo in marmo su cui vennero firmati i documenti.
Ma la vera e sfarzosa atmosfera monarchica ti investe quando finalmente entri nella Sala del Trono. Qui ogni oggetto è un simbolo e la sua collocazione nella stanza non è casuale.
Realizzata sotto Carlo III, iniziò ad accogliere visitatori e ospiti nel 1782. Alla morte dei sovrani, ne ospita le spoglie per poi essere portati al cimitero reale.
L’arredamento è ancora fedele alle scelte che fece Carlo III, che fece portare da Napoli i mobili dorati in stile rococò (Carlo di Borbone fu anche re di Napoli dal 1734 al 1759 senza mettere alcun numero dopo il nome). Le pareti sono tappezzate di velluti rossi ricamati con fili d’argento.
Una serie di allegorie racconta la storia della famiglia reale conducendo lo sguardo verso il trono. A vegliare su di esso ci sono sia le statue di Minerva e Apollo, sia i quattro leoni in bronzo dorato del Bonarelli.
L’intero soffitto è affrescato con La grandezza e la potenza della monarchia spagnola del Tiepolo.
Un tappeto rosso con sfumature d’oro, bianco e blu occupa un posto d’onore all’ interno di questa sala.
Un ultimo sforzo…
Dai, lo so che siete stanchi, ma ora che avete calpestato di nuovo i 70 gradini della scala di Sabatini per uscire dal Palazzo e vi ritrovate nella Piazza d’Armi, vi restano due mostre molto importanti da visitare per terminare la visita “base”: se avete acquistato anche il biglietto per le cucine avete tutta la mia stima, ma prima…
La Farmacia Reale
Tornati sui propri passi, dopo aver disceso nuovamente la scala del Sabatini, potete dirigervi in Piazza d’Armi, sul lato opposto rispetto all’Armeria Reale. Qui è conservata com’era ai suoi fasti la Real Botica (Farmacia Reale).
Negli imponenti e alti armadi osserverete dei particolari recipienti per conservare le erbe medicinali, contenitori di ceramica prodotti dalla Real Fabrica de Porcelana del Buen Retiro, grandi flaconi della Real Fabbrica de cristal de La Granja, bottigliette ed alambicchi. Ci sono anche ricette per la Famiglia Reale.
Questo spazio fu creata da Filippo II nel 1594 nell’antico Alcázar de los Austrias. Il re si ispirò a due precedenti esperienze:
- l’Hospital del Rey de Burgos, di cui si conservano ancora i flaconi che Isabella II fece arrivare da Parigi nel 1867
- la Speziale Jerónima Escurialense, fondata da Filippo II nel 1564 di cui sono rimasti solo dieci pezzi.
Dopo l’incendio del 1739, la riedificazione venne affidata nel 1791 al Sabatini sotto indicazioni precise del capo speziale Juan Diaz. La nuova Farmacia Reale fu inaugurata da Carlo IV e Maria Luisa di Parma il 5 luglio 1799.
Per tutto il XIX secolo, a varie manifatture francesi furono ordinati fiaschi e barattoli con corona incisa per erbe e sciroppi, mentre tanto altro materiale di laboratorio venne commissionato a fabbriche spagnole.
La Biblioteca della Farmacia è una delle più importanti nel suo genere perché conserva due incunaboli, repertori vegetali, farmacopee, trattati di fisica e chimica e trattati di medicina. La Real Botica diede origine agli stabilimenti farmaceutici al servizio del pubblico, ai laboratori e alle scuole di farmacia. I dispositivi medici utilizzati per preparazioni chimiche, fisiche e biologiche, come alambicchi, presse, microscopi, sistemi di peso e misurazione, portapillole, inalatori o strumenti chirurgici, compresi set per trapanazione, amputazione, rinologia, resezione, ginecologia o urologia , mostrano la lungimiranza e la determinazione della corte spagnola.
Per tutto questo, c’è chi sostiene che la Farmacia Reale sia il fondamento del futuro sistema sanitario del Regno di Spagna.
L’Armeria Reale
Per terminare la visita “base” non vi resta che dirigervi verso una delle estremità della Piazza d’Armi per accedere alla Real Armeria (Armeria Reale). Si tratta di una delle più importanti collezioni di armi da torneo di tutto il mondo. Queste armi appartenevano agli imperatori Carlo V e Filippo II e ai loro antenati: potrete osservare armi e armature dei re spagnoli e della Famiglia Reale a partire dal XIII secolo.
Per capire come nasce questa collezione, dovete considerare che, nel Medioevo, era tradizione che i re donassero ai centri religiosi le armature non più in uso. Carlo III, invece, decise di tenersele e di metterle da parte, insieme ad altre manifatture d’origine portoghese e araba. Suo figlio Filippo II ebbe l’idea di metterle tutte insieme in uno spazio del Palazzo Reale per farne bella mostra.
Queste caratteristiche fanno dell’Armeria Reale non una semplice ulteriore stanza da visitare, ma un vero e proprio museo nel museo.
L’ultima perla
Sebbene sia una tappa affascinante, la metto per ultima perché richiede un biglietto a parte (scontato se viene acquistato con il biglietto principale in un’unica soluzione). Sto parlando della Real Cocina (Cucina Reale). Quando sarete nel piazzale detto Patio de la Reina, proseguite sotto il colonato, che in quel tratto prende il nome di Galeria del Cierzo per accedere a una scala che vi aprirà la strada per le Cucine.
Se vi aspettate di entrare in una stanzetta più o meno grande, rimarrete stupiti: la cucina occupa un’intera ala del piano interrato e conserva le sue strutture storiche originali.
Fu progettata dall’architetto italiano Giovan Battista Sacchetti (come molte altre parti del Palazzo) nel 1737 e rinnovata in modo consistente tra il 1861 e il 1880 per volontà di Isabella II e di Alfonso XII. Un lungo corridoio unisce una serie di locali dai soffitti molto alti e con numerose volte. L’ultima sala è la più grande.
Le sale sono progettate in modo funzionale: ogni scopo ha il suo spazio per permettere alla servitù di lavorare agevolmente: c’è l’area per il pane, quella per le verdure, quella per i dolci e così via. La cucina, infatti, può ospitare anche centinaia di persone tra cuochi e camerieri.
I piani do cottura erano in ghisa, con pomelli di ottone. Si possono vedere i forni e uno spettacolare girarrosto proveniente dalla Francia per la cottura di grandi animali interi. Per far funzionare tutti questi strumenti a calore, sul fondo c’è la stanza della Carbonaia.
Sugli scaffali vedrete una quantità spaventosa di pentole e padelle in rame, tutti marchiati con lo stemma reale.
Per non far arrivare il cibo freddo alla Sala del Banchetto, c’erano i “riscaldatori portatili“, piccole opere d’arte con un serbatoio a carbone per mantenere calde le pietanze lungo il tragitto.

Consigli di viaggio
La visita al Palazzo Reale è un must, almeno per chi viene per la prima volta a Madrid.
I fasti e le dimensioni hanno il loro fascino, anche se – mi perdonino gli estimatori del genere – di case nobili e casteli reali se ne possono trovare molte in Europa e nel mondo. Se avete visto altri palazzi reali nei vostri viaggi, potrete fare dei paragoni con altri stili e altre opere d’arte. Ciascuno è unico nel proprio genere, certo, ma alla fine la struttura è molto simile.
Cone sempre, le dimensioni impressionano al primo impatto, ma poi contano fino a un certo punto: sono i particolari a fare la differenza e a dare a ogni sito un carattere che lo rende distinguibile dagli altri luoghi simili. In questo caso, a mio modestissimo parere, il tocco di unicità viene dato da alcune scelte architettoniche coraggiose, come la Scalinata di Sabatini o la Sala del Banchetto, ma anche da mostre utili per capire gli usi dell’epoca, come la Farmacia Reale o l’Armeria Reale. Un innegabile fascino ha l’impronta lasciata dall’attuale famiglia reale.
Se però volete dare quel tocco di unicità alla visita che vi aiuterà a ricordare a lungo questo Palazzo Reale, vi consiglio di non perdere per nessuna ragione al mondo le Cucine Reali (magari andate più veloci in alcune sale del Palazzo, se avete poco tempo) perché entrare in questo ambiente seminterrato sarà quell’esperienza sensoriale unica nel suo genere che vi porterà indietro nel tempo.
Chiudendo gli occhi potrete immaginare facilmente la frenesia di centinaia di persone indaffarate a preparare una cinquantina di pietanze ogni giorno che andavano a costituire il pasto dei sovrani e della loro corte. Forse ho giocato troppo con la fantasia, ma a me è quasi sembrato di sentirne le voci, sopraffatte dai rumori della cucina, dal crepitio del fuoco e dal tintinnio di centinaia di pentole, tutto intorno a me.