Il parco naturale di Skaftafell
Se state percorrendo la Þjóðvegur (Hringvegur o Ring Road che dir si voglia) e state attraversando l’immenso Skeiðarársandur, il più grande sandur del mondo, non vi distraete perché mentre vi avvicinate a un altro gigante della natura, che è il ghiacciaio Vatnajökull ,troverete sulla sinistra lo svincolo per la strada n.998 che, dopo circa 1,5 km, vi condurrà al parcheggio del Parco Nazionale Skaftafell.
Ampio 4.807 kmq, al suo interno ci sono il monte Kristínartindar, la valle Morsárdalur, e lo Skaftafellsjökull, una lingua di ghiacciaio originato dalla cappa del Vatnajökull.
Il territorio è stato plasmato nei secoli dal vulcano Öræfajökull, che con le sue eruzioni ha creato terre nuove e detriti portati a valle dalle acque di scioglimento dei ghiacciai Skeiðarájökull e Skaftafellsjökull, contribuendo alla formazione dell’immenso sandur di Skeiðarársandur. Questo modellamento del terreno hanno contribuito anche i fiumi Skeiðará, Morsá e Skaftafellsá che nel tempo hanno cambiato spesso percorso nell’altopiano.
Tra il ghiacciaio e il sandur c’è una grande e rigogliosa foresta di betulle chiamata Bæjarstaðarskógur. Passeggiare per i sentieri della foresta è un piacere, sia per la qualità con cui i percorsi sono segnati e curati, sia per la quantità di uccelli e scorci naturalistici si possono incontrare. La foresta accoglie anche molti esemplari della volpe artica, che non è raro incontrare durante le escursioni.
Uno dei sentieri più battuti è quello che porta alla cascata Svartifoss, uno dei simboli naturalistici dell’Islanda. Il sentiero è moderatamente facile, anche se consiglio sempre di non avventurarsi con infradito o sneakers, ma di utilizzare scarpe da montagna o – almeno – con suola antiscivolo per evitare di rovinarvi la vacanza con una storta imprevista. Lungo il sentiero ci sono alcuni punti panoramici che vi permetteranno di osservare l’ambiente, le cascate minori lungo il percorso (come Magnúsarfoss e Hundafoss), il ghiacciaio Skaftafellsjökull e il grande sandur verso il mare, ma soprattutto, vi si aprirà d’innanzi la vallata dominata da una delle cascate più amate dagli islandesi.
Svartifoss significa letteralmente “cascata nera” e questo nome è dovuto alla cornice unica nel suo genere di colonne di basalto nero sospese attorno al punto in cui il fiume Stórilækur salta per circa 20 metri. La fila di colonne a sezione prismatica (in prevalenza esagonale) è larga circa 30 metri.
Non è né più ampia, né più alta di tante altre, eppure il fascino di questa parete che sembra uscire da un quadro gotico è indescrivibile: credetemi che le foto non le rendono giustizia.
La rete dei sentieri intorno alla cascata permettono di fare una bella passeggiata percorrendo strade diverse all’andata e al ritorno, spezzando la monotonia.
Che Svartifoss sia una delle più amate dagli islandesi è palese quando visitate Reykjavik e Akureyri: entrambe le città hanno una cattedrale ispirata alle forme di questa cascata.
Il punto di arrivo dista circa 1,5 km dal centro visitatori e, in generale tra camminata tranquilla e soste nei viewpoint, vi suggerisco di considerare circa 40-45 minuti per salire e altrettanti per scendere, aggiungendo il tempo necessario a contemplare la cascata.
Qui nulla è lasciato al caso:
- con una mappa dei sentieri e le targhette con l’indicazione delle direzioni e delle distanze è facilissimo orientarsi (in caso di dubbio, seguite la folla);
- un ponticello sul letto del fiume ai piedi della cascata offre un bel punto panoramico per scattare foto ravvicinate della cascata;
- c’è addirittura una variante di sentiero con una rete a sfioro nel terreno per permettere il percorso anche alle sedie a rotelle o a persone con deficit motorio.
Alternativamente (o in aggiunta, se avete tempo a disposizione) ai sentieri verso la cascata, c’è il sentiero S1 che, con un tragitto di circa 3 km, porta al cospetto del ghiacciaio Skaftafellsjökull che sembra incastonato tra le pareti rocciose sembra come un immenso serpente bianco con un fronte di striature azzurre, diamantate e nere.
Le aree più trasparenti indicano il ghiaccio che ha subito una compressione e ha perso sacche di ossigeno (quindi vecchio anche di un secolo), mentre le striature nere indicano la “storia”, ovvero gli strati di cenere deposti sul ghiacciaio nelle eruzioni anche remote.
Anche se è complicato, oltre che pericoloso, arrivare sul ghiacciaio senza una guida, non mancano i punti panoramici raggiungibili in autonomia. Questi vi regaleranno delle prospettive uniche per fotografare questo gioiello.
Tornati al campo base, nei pressi del parcheggio, potrete concedervi una coccola al bar con un dolce islandese (ovvero carico di cannella). Da qui alla laguna glaciale di Jökulsárlón ci vogliono circa 45 minuti.
Per la precisione
Formalmente, dal 2007 il Parco Naturale di Skaftafell è parte del Parco Nazionale del Vatnajökull, che in islandese ha il nome composto Vatnajökulsþjóðgarður.
Il parco così composto ha il primato di parco naturale più grande d’Europa.
Per informazioni e attività, eccovi alcuni siti:
Le parole sono importanti!
Quando siete in un parco naturale islandese, ci sono alcune parole, spesso inserite in altre più lunghe, che vi aiutano a capire di cosa si sta parlando. Conoscerle può servire a orientarvi velocemente tra le indicazioni anche se non ci fossero le traduzioni in inglese.
Nei casi più comuni, costituiscono la parte finale dei nomi dei luoghi indicati, ma ci sono sempre i casi particolari che contraddiranno la regola!
- Fjall è il termine per indicare un monte
- Gönguleið è un percorso pedonale
- Fjallstígur è un sentiero di montagna
- Foss indica la cascata
- Dalur è il termine per la valle
- Vatn è il lago
- Sandur è la pianura costituita principalmente da sabbie vulcaniche
- Jökull si usa per il ghiacciaio
- Lón è il suffisso per una laguna
Sui sentieri di montagna
Quando si fa un viaggio on-the-road toccando tappe consecutive può capitare che alcune di esse richiedano delle escursioni naturalistiche. Il viaggiatore preparato sa che deve tenere a portata di mano diversi outfit e attrezzature a seconda di quello che gli servirà a ogni tappa.
Spesso, però, l’attrezzatura da sola non basta ma è necessaria una preparazione tecnica che guidi i propri tempi e i propri ritmi, come nel caso in cui ci sia da affrontare un sentiero nella natura.
Quando ci si trova di fronte a una salita si è spesso scoraggiati, però il pensiero che al ritorno sarà tutta discesa ci fa già stare meglio.
Come scout, vorrei consigliarvi di non sottovalutate mai la discesa: è il momento in cui vengono messe alla prova le ginocchia e la resistenza di quadricipite e tricipite che dovranno lavorare in una modalità di contrazione che viene definita “eccentrica“, ovvero dovrà contrastare la contrazione muscolare a ogni passo. Di fatto, i muscoli delle vostre gambe dovranno fare uno sforzo costante per opporsi al movimento corporeo. Scendere di quota vi darà l’illusione che la discesa sia molto più facile della salita, ma tenete sempre a mente che sentirete abbondantemente gli effetti di una contrazione eccessiva senza il riscaldamento o la preparazione adeguati quando vi rimetterete alla guida sulla Ring Road per spostarvi verso la laguna glaciale.
Non esagerate o dovrete affrontare conseguenze come crampi o affaticamento generale.
Tutto parte da noi
Diario di viaggio
Quando sei a contatto con meraviglie della natura come le distese infinite di detriti del sandur che si trasformano in deserti, i vulcani che sputano magma impietoso che distrugge case senza che tu abbia alcun potere, le lagune glaciali che si allargano e i ghiacciai che si ritirano anno dopo anno, viene da chiederti “ma io che ci posso fare?”.
Mi hanno sempre spaventato le iniziative o le campagne intrise di ecologismo o ambientalismo di facciata, ovvero vuote dal punto di vista dei contenuti in quanto limitate al breve periodo, quando il cambiamento più radicale dovrebbe essere quello delle teste di ognuno di noi. La scelta ecologista dovrebbe prevedere il cambiamento di molti comportamenti nella vita quotidiana affinché, nel reiterarsi e nel diventare prassi comune, generino effettivamente quel cambiamento che vorremmo vedere nel mondo.
Mi vengono in mente die citazioni in merito:
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.
Perché queste riflessioni in questa pagina?
Perché viaggiare in questi immensi parchi islandesi mi ha mostrato quanto siamo impotenti, a volte, di fronte alla natura e ai suoi sconvolgimenti e come il deterioramento dell’ambiente non sia un’ipotesi così remota anzi… in luoghi come le lagune glaciali la situazione sembra già ampiamente compromessa.
Mentre ero al Centro Visitatori del parco di Skaftafell e mi stavo recando al bar per bere qualcosa, mi è caduto lo sguardo su un rubinetto posto all’eterno della struttura e un cartello che diceva
Fill your bottle here: Icelandic water is good and always free.
Nature gave it to us. Nature will thank you.
…che suona un po’ come: “perché andare a comprare una lattina o una bottiglia di plastica di qualsiasi bibita che poi dovrete smaltire: utilizzate l’acqua e, oltre a risparmiare, farete un atto concreto per preservare l’ambiente”.
In effetti, l’acqua è la miglior bevanda islandese: è gratuita ed è una delle più pure al mondo. Dalle sorgenti e dai ghiacciai viene immessa nei condotti che la portano ai rubinetti e vedrete che anche in un bar fighetto di Reykjavík, se chiederete un bicchiere d’acqua sarà gratis.
Per capire cosa intendo quando dico che le esperienze di viaggio ti cambiano, dal mio ritorno dall’Islanda non ho più affrontato alcun viaggio senza una borraccia da riempire alla prima occasione. Dite che è poca cosa e che non cambia il mondo? C’è chi non è d’accordo con voi:
Ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse all’oceano mancherebbe qualcosa