Un nome da leggenda!
Non è facile dire quale sia la leggenda più accreditata per la nascita del nome di Bologna e del suo predecessore, Felsina.
Sappiamo che, di certo, gli autori sono stati gli Etruschi, che già nel 3000 a.C., nell’Età del Ferro, abitavano questa regione.
Partiamo dalle teorie meno fantasiose: il nome etrusco Felzna o Felsna potrebbe riferirsi ai seguenti significati:
- terra fertile
- luogo fortificato.
Passiamo alle teorie più fantasiose…
Una delle tante leggende sulla fondazione di Bologna, vede protagonista Felsino, discendente di Bianore, figlio del dio Tiberino e dell’indovina Manto (secondo Virgilio fu il fondatore e primo re di Mantova).
Sarà per questo che gli Etruschi del VII secolo a.C. chiamarono la città Felsina?
Il dubbio è lecito, perché un’altra leggenda parla di un’altra Felsina, figlia del re etrusco Fero.
Quest’ultimo viaggiò da Ravenna per insediarsi con un villaggio sulle sponde dei due torrenti Aposa e Ravone, e qui fece costruire un ponte per unirne le sponde (vicino all’odierna piazza Minghetti)… il Ponte di Fero (e non di ferro, come viene spesso storpiato).
Al crescere della città, Fero volle costruire una cinta muraria e lui stesso partecipò ai lavori, anche se già anziano.
In un giorno di sole, il re chiese alla figlia Felsina dell’acqua e la “cara” giovane gli disse che gliel’avrebbe data solo se poi lui avesse dato il suo nome alla città… un tesoro di figlia!
Quindi, a conti fatti, re dissetato e città “Felsina“.
Il grande mistero, comunque, è come mai l”aggettivo «felsineo» sia diventato sinonimo di “bolognese” nella lingua italiana, visto che queste leggende non sono proprio tra i miti più raccontati o tramandati!
Da Felsina a Bologna
E anche in questo caso, le teorie di sprecano!
La teoria con le radici storiche più accreditate, vuole che siano stati i Romani a chiamare la città “Bononia“, probabilmente modificando il nome celtico dato alla città dai Galli Boi, che la conquistarono nel 358-54 a.C. venendo dalle regioni di oltralpe.
Restando nel mito, invece, si narra che Bono, figlio di Felsino (vedi sopra) ribattezzò la città a partire dal proprio nome e chiamandola quindi Bononia.
Poi, da Bononia a Bologna, il passo è breve!
(sì, si dice sempre così quando non sai come argomentare… un po’ come gli “ovvi passaggi matematici” delle dimostrazioni di Analisi II)

Una leggenda nella leggenda
Sappiamo tutti che, a Bologna, ci sono diversi torrenti che scorrono sotto la pavimentazione.
Se avete letto la leggenda del re Fero e della figlia “premuosa”, saprete anche che Fero si stabilì in questa regione sulle sponde dei torrenti Aposa e Ravone… solo che ancora non si chiamavano così!
Una leggenda narra che Fero avesse un’amante di nome Aposa e che la incontrasse in gran segreto. Una notte, per andare dal re, Apose venne travolta dalle acque di uno dei torrenti e morì.
Il torrente galeotto prese il suo nome e, ancora oggi, scorre nei sotterranei della città. Scorre scoperto lungo la via Roncrio, attraversato da due ponticelli di mattoni e poi imbocca un canale sotterraneo.
Secondo la tradizione, dopo il vicolo San Damiano, il torrente passava sotto al Ponte di Fero, facendo incontrare nuovamente Aposa con il suo re. Se però cercaste il Ponte di Fero (o, come detto sopra, il Ponte di ferro), non ne troverete traccia poiché la via di superficie venne ribattezzata via Farini, dal 1860.
