Il memoriale nel quartiere ebraico

I quartieri ebraici

Kazimiers e Podgórze

by Nemo

Da Casimiro il Grande a Hitler

Per capire l’importanza dei quartieri a sud del centro storico di Cracovia e inserirli nel contesto storico del popolo ebraico, è bene richiamare brevemente alcuni fatti.

Partiamo da Casimiro III, detto il grande, che nella seconda metà del 1300 aveva come progetto la realizzazione di un villaggio dove i commerci con il sale fossero agevolati, liberi da tasse e monopoli, e vi creò un grande mercato alimentare. Il suo obiettivo era quello di creare un polo che attirasse nuovi cittadini di tutte le etnie e le religioni. In particolare, furono attratti molti ebrei che vi si stabilirono con le loro famiglie dando vita a una delle comunità più grandi d’Europa. L’atmosfera di pacifica convivenza con il popolo polacco è testimoniata dall’alternarsi di chiese e sinagoghe. In onore di Casimiro, il nuovo quartiere venne chiamato Kazimierz. A riprova della reciproca voglia di integrazione, il re emanò un atto che garantiva la libera residenza agli ebrei in cambio degli edifici centrali del quartiere, che restarono sotto la giurisdizione della corona.

La comunità ebraica di Cracovia, all’inizio del XX secolo, aveva superato le 68.000 persone e costituiva circa il 25% della popolazione della città. Oltre al Kazimierz, le famiglie ebree erano andate ad abitare anche dall’altro lato della Vistola, nel quartiere di Podgórze, verso la zona industriale.

Nel 1939 la Germania Nazista e l’Unione Sovietica firmarono il cosiddetto patto Molotov-Ribbentrop, un trattato in cui si impegnavano a non aggredirsi reciprocamente, né direttamente, né mediante la partecipazione ad altre coalizioni. In cambio entrambe le parti si videro riconoscere l’annessione di alcuni territori che erano, storicamente, nei loro confini.
La Germania accampò pretese sulla Polonia occidentale, mentre l’URSS ottenne l’annessione della Polonia orientale.
Hitler e Stalin avviarono l’occupazione dei territori polacchi e, il 1° settembre 1939, le truppe naziste entrarono a Cracovia. Questo assedio costituì il casus belli per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

L’occupazione tedesca fu tutt’altro che pacifica: la Polonia venne messa in ginocchio sia dal punto di vista amministrativo che culturale. Vennero arrestati politici, studiosi e religiosi e si fece sempre più forte la propaganda della supremazia della razza ariana. L’intensificarsi della propaganda del Terzo Reich portarono l’odio raziale a livelli mai visti prima, fino a parlare di “Soluzione Finale del Problema Ebreo“, che non era altro che un termine elegante per proclamare la condanna allo sterminio sistematico di milioni di ebrei d’Europa o. come sarebbe passato alla storia, l’Olocausto.

A Cracovia venne istituito il “ghetto”, un’area a sud della Vistola delimitata da alte mura che, nella forma, ricordavano le lapidi dei cimiteri ebraici. In quest’area, prima dell’occupazione, vivevano circa 3.000 persone. Ve ne furono stipate circa 15.000: tutti gli altri erano già stati deportati. Il ghetto servì come punto di selezione tra coloro che erano abili per lavorare nelle fabbriche tedesche e coloro che erano destinati ai campi di sterminio. Una linea di filo spinato divise l’aera in due parti: la zona A, abitata da coloro che potevano lavorare, e la zona B, composta prevalentemente da bambini, anziani e malati.
Oggi, la Piazza degli Eroi del Ghetto (Plac Bohaterów Getta) ospita un suggestivo memoriale (vedi oltre per la descrizione dei luoghi) a ricordo del luogo in cui avveniva la selezione e la partenza per i campi di concentramento di Plaszów e di Birkenau. Il 13 e il 14 marzo 1943, le truppe naziste effettuarono la “pulizia finale” del quartiere uccidendo circa 2.000 persone, prevalentemente bambini e anziani.

Al termine della guerra, si stima che siano state uccise un numero di vittime compreso tra i 12 e i 17 milioni, di cui 5,9 milioni perché ebrei.
Oggi Kazimierz e Podgórze sono quartieri pieni di vita, di locali, di musica e di voglia di vivere la vita, ma è innegabile che, a ogni passo per le loro vie, il pensiero non possa non andare a tutta la sofferenza che la ferocia umana ha saputo generare.

Alcuni siti sull’Olocausto

  • Pagina sulla memoria dell’Olocausto realizzata dal Consiglio d’Europa: link
  • Le vittime polacche raccontate nell’Enciclopedia dell’Olocausto del US Holocaust Memorial Museum: link
  • L’Olocausto in Polonia dalle pagine di Wikipedia: link
  • Mappa dei campi di sterminio nella Polonia occupata: link
Il memoriale di Piazza degli Eroi del Ghetto
Il memoriale di Piazza degli Eroi del Ghetto
Un frammento del muro che delimitava il ghetto ebraico a Podgórze
Un frammento del muro che delimitava il ghetto ebraico a Podgórze
L'interno della Grande Sinagoga, oggi museo della cultura ebraica
L'interno della Grande Sinagoga, oggi museo della cultura ebraica
Il cortile "Schindler's List Passage" utilizzato da Spielberg per rappresentare il ghetto.
Il cortile "Schindler's List Passage" utilizzato da Spielberg per rappresentare il ghetto.
L'ingresso della fabbrica di Oscar Schindler con le foto degli ebrei salvati.
L'ingresso della fabbrica di Oscar Schindler con le foto degli ebrei salvati.
Ex farmacia di Tadeusz Pankiewicz, oggi piccolo museo sull'Olocausto.
Ex farmacia di Tadeusz Pankiewicz, oggi piccolo museo sull'Olocausto.

Kazimierz

Se venite dal centro di Cracovia, Kazimierz sarà il primo quartiere che incontrerete. Si tratta del nucleo originale, dove si concentrarono le prime comunità ebraiche.
Questo quartiere è patrimonio dell’umanità nella lista dell’UNESCO e quindi, forse, vi sareste aspettati una maggiore cura…. e invece vi sorprenderanno edifici fatiscenti, mura con l’intonaco screpolato e altri anacronismi che vi riporteranno indietro nel tempo. Ma basterà far spaziare lo sguardo per vedere l’esatto opposto a pochi metri. Certo, non troverete edifici eleganti come a nord del Wawel, ma di certo un’autenticità che esula dal turismo: qui c’è la vita, quella vera di tutti i giorni, con i problemi, ma anche con tutte le risorse necessarie per superarli.

Una prima tappa per respirare la frenesia della vita quotidiana è senz’altro Plac Nowy, con il caratteristico mercato coperto circolare al centro della piazza: risale al 1900 e un tempo ospitava un mattatoio per polli (non so se anche per i polli si usi il termine “mattatoio”, ma avete capito, no?). Se riuscite a districarvi tra la folla e a svicolare tra le decine di bancarelle su cui potrete trovare di tutto, prevalentemente usato, le finestrelle dell’antica struttura centrale nascondono meraviglie dello street food coniugando modernità e tradizione.

Non distante, muovendovi verso la Vistola, incontrerete la stretta via Jozefa, una passeggiata tra le piccole gallerie d’arte e antiquariato nell’allegria dei locali dove sedersi a riposare e godersi un caffè oppure, la sera, andare a prendere un aperitivo in un’atmosfera piena di giovani. Percorrendola in direzione ovest si può accedere a uno degli ingressi dello Shindler’s List Passage, il cortile interno di una casa che Steven Spielberg scelse per rappresentare il ghetto di Cracovia nel celeberrimo film (anche se il vero ghetto fu allestito nell’altro quartiere, oltre il fiume). Qui potrete rivedere l’ambientazione di una delle scene più cruente del rastrellamento del ghetto da parte delle truppe naziste e apprendere altre storie e notizie da una mostra permanente di cartelloni informativi.
Dalla parte opposta della via Jozefa, invece, ci si imbatte nella facciata a due piani della Sinagoga Alta (Synagoga Wysoka), chiamata così perché la sala della preghiera è – insolitamente – al secondo piano. Purtroppo se ne può ammirare solo la facciata che riporta ancora i segni della devastazione nazista, poiché i lavori di restauro non sono ancora terminati e non vi si può accedere.

Kazimiers è anche la terra di molto luoghi di culto importanti, come la Vecchia Sinagoga (Stara Synagoga o Stara Boznica), risalente al XV secolo, che è visitabile previo acquisto di un biglietto e al cui interno è stato allestito un museo della storia degli ebrei della Polonia e un percorso, attraverso oggetti religiosi e arte sacra, per conoscere le tradizioni e i riti ebraici. Molto bello è il baldacchino rialzato al centro della sala, detto Bimah dal quale vengono letti i rotoli della Torah.
Si tratta della sinagoga più antica della Polonia, ma è anche la sinagoga più orientale d’Europa. Fu quasi distrutta dai nazisti, per essere ricostruita tra il 1955 e il 1957 dall’architetto italiano Matteo Gucci, che ne rispettò l’aspetto gotico-rinascimentale originale.

Poco distante c’è il Galicia Jewish Museum, che ospita mostre d’arte, tra cui fotografia e street art, sul tema dell’Olocausto.
Se vi piacciono i murales, qui intorno ne troverete diversi, molto belli e ben curati: oltre a essere un modo per rivalorizzare vecchi edifici, l’uso di quest’arte è stata incentivata negli ultimi anni da alcuni festival culturali. Se, ad esempio, vi capita di passare per plac Bowan, alzate gli occhi verso il murales realizzato in onore della famiglia Bosak, che dopo essere vissuti in quella casa per generazioni, furono cacciati dai soldati nazisti.

Tornando ai luoghi di culto, la Sinagoga Remuh è forse la più piccola della città: la visita non richiede molto tempo, ma permette di accedere al cimitero annesso, un ambiente molto suggestivo che fu il principale cimitero ebraico dal XVI al XVIII secolo. Nonostante sia stato vandalizzato durante l’invasione tedesca, gli scavi effettuati in tempi più recenti hanno riportato alla luce lapidi e iscrizioni che oggi son meta di pellegrinaggio per gli ebrei da tutto il mondo. Se trovaste chiuso, come è successo a me benché fosse orario di apertura, potete dare uno sguardo al cimitero anche attraverso il cancello esterno.

Se vi capita di passare per Plac Zseroka, osservate bene le varie iscrizioni e troverete tante storie, ma in particolare cercate una panchina in ferro con la statua di un uomo seduto: si tratta di Jan Karski, che viene considerato un eroe polacco: denunciò prima di altri ciò che stava accadendo nei campi di sterminio nazisti ma nessuno gli diede l’attenzione necessaria per evitare ciò che stava accadendo.

Ma ho aperto questa pagina raccontando come Casimiro III il grande volesse costruire una comunità aperta a diverse religioni. Ed ecco perché non vi dovrete stupire se, tra tutte queste sinagoghe e testimonianze della cultura ebraica, troverete una delle chiese cattoliche più grandi e più riccamente decorate di Cracovia. Si tratta della basilica del Corpus Christi, per la cui descrizione vi rimando all’articolo che le ho dedicato.

Podgórze

Per attraversare la Vistola e passare dal Kazimiez a Podgórze, vi suggerisco di utilizzare il moderno ponte pedonale di Father Bernatek (Kładka Ojca Bernatka): camminerete accanto alla rappresentazione di alcuni acrobati che stanno in bilico su funi sospese sulle acque del fiume. Vi consiglio di venirlo a visitare anche dopo il tramonto: l’illuminazione soft e le figure che dondolano sui cavi d’acciaio offrono uno spettacolo molto suggestivo.

Podgórze è molto diverso da Kazimierz: qui non troverete l’allegria e la voglia di rinascita che caratterizzano l’altro quartiere, perché qui il dolore e la memoria sono più vivi che mai e si fanno presenti a ogni angolo, con una forza e una violenza che sono difficili da smussare.
Il primo straziante impatto si ha con Piazza degli Eroi del Ghetto (Plac Bohaterów Ghetta), dove vi accolgono 70 sedie di bronzo: 33 grandi sedie nella piazza e 37 sedie più piccole su cui le persone potevano sedersi. Ciascuna rappresenta 1000 ebrei che abitavano Cracovia prima di essere presi di mira dall’azione nazista. Tre sedie sono puntate verso via Lwowska, dove è conservato un frammento del muro originale del ghetto, mentre una linea sulla pavimentazione rappresenta proprio la divisione tra il ghetto e l’area tedesca. Sulla facciata dell’ex stazione degli autobus si possono leggere due date commemorative: il 1941 (in cui il ghetto è stato istituito) e il 1943 (in cui il ghetto è stato “liquidato”).

La scelta di questa piazza si deve al fatto che, il 4 giugno 1942, i soldati tedeschi radunarono gli abitanti de ghetto per sottoporli alla prima selezione, decidendo chi doveva andare a lavorare e chi era inabile a farlo: questo avrebbe decretato una condanna a morte per più di 100 persone fucilate entro la fine della giornata.
La scelta delle sedie ha diversi significati: rappresenta le case lasciate vuote dalle famiglie deportate, ma anche gli effetti personali che gli ebrei portavano con sé, convinti di trovare alloggio altrove e ignari che tutte le loro suppellettili sarebbero rimaste accatastate. Sembra che un’altra ispirazione alle sedie sia dovuta a una foto del tempo in cui una bambina si stava trasferendo dal Kazimierz al ghetto trascinando una sedia della sua vecchia scuola, come a rappresentare una parte importante del suo mondo che voleva tenere con sé.

In un angolo della piazza è possibile vedere un piccolo museo, che prima fu la farmacia “Aquila”(Apteka Pod Orlem), il luogo in cui lavorava il farmacista Tadeusz Pankiewicz, che rifiutò di lasciare il ghetto prendendosi cura dei più bisognosi, nel momento in cui aiutare un ebreo significava esporsi alla morte.

Il ghetto di Cracovia è stato operativo per due anni. La sua ampiezza era di soli 20 ettari per ospitare circa 17.000 persone in poco più di 300 edifici. La condizione era di un disumano sovraffollamento: in un appartamento dovevano convivere spesso 4 o 5 famiglie per un totale di circa 20-25 persone.
Tutti gli ebrei, compresi i bambini e gli anziani, lavoravano nelle fabbriche tedesche dentro e fuori Cracovia. Erano costretti a farlo di buon grado perché, qualora fossero stati ritenuti inabili al lavoro, sarebbero stati uccisi o spediti nei campi di sterminio.

Nella via Lwowska, vicino al civico 25, è conservato a futura memoria un frammento del muro perimetrale del ghetto. Una targa commemorativa ne attesta l’originalità. È raccapricciante pensare che la forma stessa del muro fosse stata pensata per terrorizzare gli abitanti: la parte superiore, infatti, replica la forma delle lapidi dei cimiteri israelitici, quasi a voler dare a chi lo osservava un presagio della morte che lo attendeva.

Proseguendo verso la stazione ferroviaria di Kraków Zabłocie, si può passare sotto un tunnel pedonale che porta sulla via di accesso alla fabbrica siderurgica delle acciaierie Shindler. La storia eroica di Oskar Schindler fu resa famosa dal film di Steven Spielberg, in quanto si prodigò per mettere in salvo dalle persecuzioni naziste più di 1000 ebrei dando loro lavoro e protezione. La fabbrica è visitabile in via Lipowa al numero 4 ed è stata interamente restaurata come museo dell’olocausto. Tra i reperti che si possono vedere c’è la macchina da scrivere con cui venne battuta la famosa lista degli ebrei da portare in salvo. Molto suggestiva è anche la carrellata di fotografie che tappezza l’ingresso con i volti di tutte le persone salvate dall’olocausto grazie all’imprenditore tedesco, a cui è stato riconosciuto, nel 1993, il titolo di Giusto tra le Nazioni.

L’ultimo luogo simbolo che vi suggerisco di visitare, se aveste ancora tempo e se ciò che avete visto non vi avesse già fiaccato nell’animo e nello spirito, è il campo di concentramento di Plaszow, che si trova spingendosi ancora a sud fino a Henryka Kamieńskiego, ma con l’aiuto di qualche mezzo di trasporto perché non è vicinissimo agli altri luoghi d’interesse.
Questo campo fu realizzato dai nazisti in un sobborgo della città e, a differenza degli altri campi, è visitabile senza biglietti o prenotazione, perché consiste in passeggiate in aree verdi tra ruderi e luoghi ben descritti dai cartelli presenti. Una guida locale potrà sicuramente dirvi tante cose di più, ma l’atmosfera di questo luogo si respira abbastanza bene anche da soli.
Per costruire il campo furono espropriati i terreni in corrispondenza di due cimiteri israelitici e dalla prima area si estese fino a coprire un’estensione di 81 ettari per contenere fino a 150.000 persone deportate ai lavori forzati.
Alcune costruzioni sono ancora in piedi, ma una parte dei locali è stata occupata da un complesso residenziale. Si possono ancora visitare luoghi simbolo come la villa in cui il generale Goeth giustiziava i prigionieri e la caserma delle SS (detta Casa Grigia) con le camere di tortura. Accanto al campo c’è Kamieniolom Liban, la cava di calcare in cui i detenuti venivano fatti lavorare fino allo stremo delle loro forze.
A ricordo delle sofferenze patite nel campo di concentramento è stato realizzato il monumento dei cuori strappati.

Il campo appare nel film Shindler’s List.

Diario di Viaggio

Un puzzle di emozioni


Vorrei raccontarvi le emozioni che ho provato camminando per i quartieri ebraici di Cracovia, ma a dire il vero mi sono sentito un po’ stordito e non è facile, a posteriori, riordinare le idee.
Sapevo cosa aspettarmi: edifici religiosi di una certa importanza sia storica che artistica accanto a edifici diroccati, ricordo degli eventi tragici, cultura popolare ebraica, occasioni per imparare dal passato e fare memoria.
E invece, Kazimiers e Podgórze mi hanno spiazzato!

Quello che mi aspettavo di trovare c’era, certo, ma immerso in molto altro: strade diroccate accanto a vie ben curate, case popolari custodite nello stile della seconda guerra mondiale accanto a palazzine rinnovate, locali popolari che risuonano musica klezmer, a volte con complessi di pochi elementi, tra cui gli immancabili clarinetto e violino, accanto a locali più alla moda dove prendere un aperitivo o gustare la cucina locale.
E ancora, piazze rinnovate dall’urbanizzazione cittadina con statue e monumenti moderni che fanno contrasto con i caotici mercatini delle pulci strapieni di gente. O ancora, ritrovarsi a passare accanto a mura periferiche diroccate con l’intonaco che sta lì lì per staccarsi e girare l’angolo per essere sorpresi da imponenti murales.

I quartieri ebraici non annoiano e ti tengono costantemente attiva la mente: non puoi divertirti senza dedicare una parte del tuo pensiero a riflettere. Un esempio, come detto sopra, sono i murales, che all’inizio sembrano solo un abbellimento di vecchie facciate, ma poi ti accorgi che, nella maggior parte dei casi, veicolano messaggi importanti.

Quando sono entrato nello Shindler’s List Passage, per raccontarvi una delle mie esperienze, sapevo che la mente sarebbe andata alle immagini del rastrellamento del ghetto rappresentata da Spielberg, e in effetti è stato così: ho riconosciuto le scale, ho rivisto gli attori nelle famose scene, ho passato la mano sulla ringhiera di quelle scale ormai famosissime e ho letto tutte le storie raccontate sui cartelloni espositivi. Ma, passato l’arco di mezzo del cortile, ho trovato un piccolo pub polacco che sembrava dire “fermati cinque minuti a guardare tutto da un’altra prospettiva“. Mi sono fidato del consiglio e ho osservato quelle balconate gustando una birra artigianale polacca e una torta fatta in casa con crema e visciole.
E forse, nel mio piccolo, ho capito l’essenza di questo posto: ci entri con l’idea di fare memoria di una delle più brutte pagine della storia, ma poi respiri una voglia di riscatto e una determinazione che ti lasciano dentro la certezza che un mondo migliore è possibile!

Crostata di visciole e birra polacca nello Schindler's List Passage

Siti utili

  • Sito ufficiale del museo della Vecchia Sinagoga.
    Oltre agli orari d’ingresso e ai prezzi dei biglietti, potrete verificare se il lunedì è ancora il giorno d’ingresso libero. I biglietti si possono fare direttamente presso l’ingresso della sinagoga.
  • Sito ufficiale del Museo “Oskar Schindler’s Enamel Factory
    Qui trovate orari d’ingresso, informazioni sulle esposizioni, giorni di chiusura e link per l’acquisto dei biglietti, oltre a informazioni sul giorno di ingresso libero (a posti limitati e su prenotazione) .
  • Sito ufficiale del Galizia Jewish Museum.
  • Sito ufficiale del Podgórze Museum.
  • Sito ufficiale del Museo della Farmacia Aquila.
    Qui si possono trovare anche alcune informazioni su Tadeusz Pankiewicz e sulla storia della farmacia del ghetto.
Il cimitero della Sinagoga Remuh
Il cimitero della Sinagoga Remuh
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