L’itinerario in Giappone con l’inter-rail!
Quando ero studente, nell’ultimo decennio del XX secolo, esisteva l’Inter-rail, un abbonamento del treno che ti permetteva di viaggiare per l’Europa senza limiti senza dover pagare ulteriori biglietti. Parlo al passato perché non ho idea se esista ancora ma siccome non lo sento mai nominare dai miei nipoti e dai loro coetanei, immagino che se ne siano perse le tracce.
In Giappone, a distanza di 25 anni, ho potuto ritrovare una formula analoga: si chiama JR Pass e permette di viaggiare, per un periodo definito dalla tariffa dell’abbonamento, su e giù per il Giappone sui treni della Japan Raylways (la “JR“, appunto”.
Se avete letto altri racconti di questo sito, sapete già quanto adori la formula “fly & drive“! Eppure qui non era la scelta migliore: le distanze sembrano brevi, ma appena le contestualizzi comprendo che solo con un treno che sfiora i 300 km/ora puoi sperare di sostenere il piano di viaggio che ti sei fatto! Sì, perché è inutile nasconderselo: il Giappone è talmente lontano e il viaggio è talmente costoso che quando arrivi vorresti sfruttare al massimo il tempo a disposizione e quindi cominci a metterci dentro di tutto.
Per fortuna, le atmosfere, le persone e quel senso di meraviglia costante ti riportano spesso coi piedi per terra e ti ricordano che non è la quantità di cose viste a regalarti i bei ricordi, ma quel “tempo opportuno” che ti sarai ritagliato per fa sì che le esperienze parlassero alla tua vita.
Quello che vedrete di seguito, quindi, è il risultato di entrambe le cose: una capillare pianificazione di treni, attrazioni, pullman, mercati, quartieri, villaggi, città, e tanto altro desiderato alla partenza che però fa i conti con la realtà, la stanchezza, le panchine dei parchi, le distanze, la pioggia che si alterna al caldo soffocante e all’umidità che non ti aspetti e – tutto insieme – disegna quell’itinerario unico che esce per l’80% dalla preparazione e per il 20% dal caso.
Non sto a dirvi quali fossero le rotte originali, ma sappiate che ho cambiato piani per ben 5-10 volte in 18 giorni (nelle grandi città, praticamente sempre a causa delle distanze che si sono rivelate più “distanti” del previsto), complice anche la coda del tifone che ho incrociato a metà strada.
Come sempre, vi racconto il mio itinerario per permettervi di usarlo come “donatore di ispirazioni”, ma con l’avvertimento che il “bello” per me potrebbe essere diverso dal “bello” per voi. In questa sede mi limiterò a raccontarvi le tappe e gli spostamenti, mentre per i dettagli dovrete andare alle pagine delle specifiche località.
Fase uno:
Il Volo
La maggior parte dei tour prevede l’arrivo del volo di andata a Tokyo per poi partire da lì. Questo perché il diretto dall’Italia atterra solo a Tokyo (almeno fino alla scorsa estate: se ne hanno aggiunti per Osaka, Fukuoka, Sapporo o Nagoya, buon per voi). A me, però, questa soluzione non convinceva per una considerazione molto pratica: Tokyo è immensa, ti consuma, ti stanca e ti tenta nel proporti acquisti di ogni tipo da poter riempire una valigia in più! Tokyo, per me, doveva essere l’ultima tappa dove avrei dato sfogo a tutta la follia e fondo alle poche energie rimaste senza trattenermi in vista di un tour che sarebbe stato comunque impegnativo.
Una possibilità avrebbe potuto essere quella di fare scalo a Tokyo per proseguire fino a Hiroshima e da lì iniziare la risalita, ma ho messo in conto sia la stanchezza per il fuso orario dopo 12 ore di volo e l’impatto con le formalità di frontiera, sia il tempo inevitabilmente perso per questo ulteriore spostamento. Inoltre avrei dovuto attivare subito il JR Pass per prendere il primo treno lasciando scoperta la parte finale del viaggio.
La scelta, dunque, è ricaduta sul cambio di compagnia: anziché ITA e il suo diretto, ho optato per Etihad Airways che, facendo scalo ad Abu Dhabi, mi ha portato direttamente al Kansai International Airport (codice IATA: KIX), vicino ad Osaka. Il tempo di viaggio è diventato di 18 ore, compreso il transfer negli Emirati Arabi Uniti di poco più di un’ora in piena notte (consiglio sempre, in questi casi, di non arrivare a ridosso di un volo con l’altro: nel mio caso, il ritardo di quasi un’ora accumulato alla partenza da Fiumicino è stato ampiamente compensato dal tempo “cuscinetto” di 2 ore e mezza prima del secondo volo), ma si sa che all’andata l’adrenalina per la nuova avventura è sempre più forte della palpebra calante!
Inoltre, sono riuscito ad atterrare sul suolo giapponese in mattinata (le 12.00 locali) guadagnando una mezza giornata in cui ambientarmi e muovere i primi passi come straniero in terra straniera.
Cosa è incluso nel JR Pass
Grazie al JR Pass ho potuto cambiare i miei piani in termini di orari e direzioni dei treni, salire e scendere anche senza preavviso per seguire ispirazioni del momento, muovermi grossolanamente in alcune città (i bus JR nelle aree urbane non sono capillari come le linee della metropolitana) e persino prendere un battello. Nello specifico, l’abbonamento riservato agli stranieri non residenti con visto turistico comprende:
- Tutte le linee Shinkansen:
- Tokaido Shinkansen
- Sanyo Shinkansen
- Hokuriku / Nagano Shinkansen
- Hokkaido Shinkansen
- Tohoku Shinkansen
- Yamagata Shinkansen
- Akita Shinkansen
- Kyushu Shinkansen
- Principali linee ferroviarie locali, tra cui:
- Linea Yamanote (Tokyo)
- Linea Chuo-Sobu (Tokyo)
- Linea Keihin-Tohoku (Tokyo)
- Linea Nara JR (Kyoto)
- Linea Sagano JR (Kyoto)
- Linea circolare Osaka (Osaka)
- Linea Tozai (Osaka)
- Servizi BUS (riconoscibili dal logo JR):
- JR Hokkaido Bus
- JR Tohoku Bus
- JR Kanto Bus
- JR Tokai Bus
- West Japan JR Bus
- JR Chugoku bus
- JR Shikoku Bus
- JR Kyushu Bus
- Navette per l’aeroporto:
- Narita Express per Tokyo Narita
- Monorail per Tokyo Haneda
- Haruka Express per Osaka Kansai
- Traghetto per l’isola di Miyajima
Un’amica agli arrivi!
Diario di Viaggio
Condizionato – forse un po’ troppo – da tutto quello che avevo letto sul Giappone, sulla capillarità dei controlli all’ingresso, sulla difficoltà di trovare qualcuno che parlasse inglese, sulla sfida senza frontiere di capire le insegne dei mezzi pubblici e sul totale rifiuto delle carte di credito, ho preso un servizio molto Kawaī (carino), che mi hanno suggerito gli amici Sara e Angelo di “Viaggi nel Firmamento” di Fiumicino. Si tratta di un “amico” che ti aspetta in aeroporto con un cartello con scritto il tuo nome (e già questo fa schiattare d’invidia tutti gli altri passeggeri) che parla la tua lingua e ti accompagna dall’aeroporto all’hotel avendo già acquistato per te i biglietti per il trasferimento. Nel tragitto, è a tua disposizione per chiarire dubbi e procedure, darti consigli, aiutarti con le operazioni di cambio del voucher per il JR Pass e molti altri piccoli aiuti che dovrebbero farti risparmiare tempo.
La mia esperienza
Satowa, gentilissima e carina nei modi, era ad attendermi appena uscito dal ritiro bagagli con l’iconico cartello (aveva sbagliato il cognome, ma scoprirò poi che qui le consonanti doppie sono un problema reale).
Prima di accompagnarmi a ritirare il JR Pass, ha chiesto di vedere il mio piano di viaggio e, anche se ero restio a separarmi dal preziosissimo taccuino con i miei appunti, gliel’ho affidato e lei ha controllato, tappa dopo tappa, la fattibilità dei tempi e delle distanze dandomi consigli sui orari e soluzioni alternative (in realtà non credeva che avrei retto i ritmi del piano, ma con orgoglio posso dire di averla smentita nei fatti).
Rivisto il piano, siamo andati al ritiro del JR Pass (e devo dire che, in questo caso, avere a disposizione una persona che interagisce per te in lingua giapponese ha i suoi vantaggi perché sono uscito col mio abbonamento, le stampe di tutti i biglietti e una IC card ICOCA a tiratura limitata con la riproduzione di un dipinto del periodo Edo.

Satowa, la mia guida all’arrivo in Giappone
Abbiamo preso il bus (per cui aveva già i biglietti) per dirigerci in hotel, dove ho continuato a bombardarla di domande sulle cose da fare e non fare durante la mia permanenza: questa fase è stata preziosa perché mi ha permesso di sfatare un sacco di cavolate che avevo letto e sentito (c’è da dire, però, che Satowa era di Osaka e lì sono molto più “rilassati” di altre parti più tradizional del Giappone).
Inoltre, ho sfruttato quel viaggio per agganciarmi al wifi del bus e chattare con l’assistenza della eSim che avevo attivato a Roma ma che, come da manuale, non funzionava! La bravura e la pazienza dell’operatore e una cinquantina di screenshot hanno permesso di risolvere il problema prima di arrivare in hotel.
Considerazioni
Non nego che quell’arrivo è stato piacevole e mi ha dato modo di attenuare l’impatto con un mondo totalmente diverso ma, col senno di poi, probabilmente non lo rifarei. Tanto per cominciare, tutti i preconcetti che vi ho accennato all’inizio di questo diario (per la maggior parte dovuti a racconti esagerati di altri viaggiatori) non sono così marcati o esagerati: la carta di credito è spesso accettata, all’aeroporto quasi tutti parlano inglese e ogni indicazione è accompagnata dalla traduzione e, quasi sempre, da un disegnino a prova di scimmia.
Se non fosse per la piacevole chiacchierata con Satowa e le tante curiosità che ho appreso in quelle due ore, sarei offeso con me stesso per non essermi fidato della mia capacità di cavarmela di fronte a un nuovo Paese e una cultura sconosciuta. A maggior ragione in un posto come questo, in cui se sei in difficoltà i passanti fanno a gara ad aiutarti… ma ho parlato anche troppo e quindi vi tocca aspettare: vi racconterò un po’ di questi salvataggi nelle altre pagine di questo viaggio.
Ah… con una punta di orgoglio ho ripreso con due mani (come si conviene quando ti passano degli oggetti in Giappone) il mio taccuino bordeax mentre Satowa mi faceva i complimenti per la precisione del programma e per gli appunti di giapponese. Una cosa che ho imparato dei giapponesi è che sono persone sincere e non fanno complimenti a vuoto! 🙂
I miei consigli per te!
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Grazie anche solo per una visita!
Giorni 1 e 2
Prima Tappa: Osaka
Posto che, per la mia “prima volta”, volevo percorrere il Giappone centrale (limitandomi all’isola di Honshū) da sud verso nord (o forse sarebbe più giusto dire da occidente verso oriente), sono atterrato all’aeroporto del Kansai e ho iniziato subito con una delle grandi città del mio percorso: Osaka. Un giorno e mezzo è nulla, visto ciò che ha da offrire, ma è stata una buona scelta per poter prendere confidenza con il nuovo territorio e capire come muoversi. Inoltre, i servizi delle grandi stazioni di Osaka mi hanno permesso di definire meglio la logistica del mio viaggio futuro.
Riprendersi dal lungo viaggio è stato facile: nessun problema di jet-lag, forse per l’adrenalina che accompagna la scoperta di un mondo nuovo e la sensazione che devi fare un sacco di cose per non ritrovarti impreparato!
Chiaramente, ho mangiato così tanti takoyaki da non provarne più il desiderio per tutto il resto del viaggio!
Giorni 3 e 4
Verso il sud e ritorno: da Osaka a Kyōto
La mattina del 3° giorno, sveglia coi monaci del vicino tempio per affidare la valigia grande alla reception dell’hotel che l’avrebbe spedita a Kyōto. Mentre Osaka si risveglia per rifarsi il trucco dopo la consueta notte vivace, io mi imbarco con una certa emozione per il mio primo viaggio sullo Shinkansen e raggiungo Himeji prima ancora che i negozi aprano: grazie a questo anticipo riesco ad andare a vedere il famosissimo castello per “riacchiappare”, nel giro di un paio d’ore, un altro Shinkansen alla volta di Hiroshima, dove arrivo per metà mattinata, col risultato che a Himeji non ho rimediato neanche un caffè: meno male che in Giappone ci sono ovunque le vending machines!
Spendo la giornata tra il castello e il Parco della Pace provando anche l’okonomiyaki nella versione con i frutti di mare, come si usa da queste parti, e prendo il battello del tardo pomeriggio per l’isola di Miyajima: mi avevano avvisato che, dopo le 17.00, non avrei trovato più nulla di aperto, ma non ero qui per gli esercizi commerciali: passare la notte in un ryokan tradizionale con un onsen privato disponibile tutta la notte, vagare per l’isola alla luce della mia torcia e dei pochi lampioni in pietra che delimitano la costa, raggiungere i santuari avvolti dall’oscurità, ammirare il grande torii rosso che emerge dalle acque e incontrare pochi altri turisti e tanti cervi, veri custodi di questa terra sacra, è una delle esperienze più belle e mistiche che questo viaggio mi abbia regalato. Qualcuno potrebbe obiettare che la scelta delle locande per la cena fosse limitata, ma vi giuro che la cena “semplice e rimediata” mi ha fatto assaporare la tempura di gamberi più buona che io ricordi.
La mattina seguente, al sorgere del sole, un bel safari fotografico in collina e poi la colazione tradizionale giapponese nel ryokan per riprendere il viaggio ed arrivare a Kobe dove, oltre a visitare la città, ero riuscito a prenotare nei giorni precedenti un pranzo con degustazione dell’omonima carne, considerata tra le più pregiate al mondo.
In serata, il quarto Shinkansen in 2 giorni mi ha portato a Kyōto, dove ho riabbracciato la valigia grande e, la sera, mi sono rigenerato dal bellissimo ma stancante giro di questi due giorni in un sentō tradizionale prima di tuffarmi in una tazza di ramen e svenire sul cuscino!
Giorni 5, 6, 7 e 8
Il tour dei 1000 templi: Kyōto e Nara
Avevo immaginato Kyōto come una cittadina rilassante e facile da girare… già l’impatto con la stazione centrale avrebbe dovuto farmi capire il grosso errore di valutazione! Tre giorni e una sera non sono bastati a macinare neanche la metà del piano che avevo in mente, ma state tranquilli che non ci siamo fatti parlare dietro e, oltre alle bellezze artistiche e storiche, ho ritagliato il tempo per immergermi nell’atmosfera della cultura giapponese d’altri tempi, sempre in bilico tra il sacro e il profano, come piace fare alla gente di queste parti.
Il tempo un po’ più lungo di permanenza rispetto alle altre tappe (mi sono concesso dei “giorni cuscinetto” qui e a Tokyo per poter recuperare eventuali ritardi o incidenti di percorso) mi ha permesso di sperimentare esperienze tradizionali, come gli izakaya o i sentō, oppure di concedermi passeggiate senza una meta ben definita tra i vicoli dei quartieri più tipici, scoprendo meraviglie meno frequentate e interagendo con le altre persone incontrate lungo la strada.
Il terzo giorno, che cadeva di sabato, sono andato a fare una gita in giornata a Nara, dove ho potuto ammirare il primo dei due “grandi Buddha” che avrei visto in questa visita.
In questa giornata ho vissuto una delle (dis)avventure più memorabili della vacanza, ovvero il primo incontro con la coda dell’uragano… ma questo ve lo racconto meglio nel Diario di Viaggio di quella giornata!
Giorni 9 e 10
Scavalliamo le Alpi: da Kanazawa a Takayama
Come per Osaka, lascio Kyōto all’alba per non perdermi neanche un attimo prezioso nelle prossime destinazioni, anche perché non c’è il diretto e dovrò cambiare treno a metà strada. Affido per la seconda volta la valigia grande al servizio di spedizioni e mi incammino con il mio fido zainetto 40 litri a prendere il Thunderbird in direzione Kanazawa. Passo in questa città della costa settentrionale il resto della giornata, tra le zone archeologiche, uno dei giardini più belli del Giappone, i quartieri tradizionali delle geisha e dei samurai e l’immancabile mercato coperto, che però qui ha la caratteristica di servire ininterrottamente il pesce freschissimo che arriva dal Mar del Giappone, comprese le celebri ostriche grandi quanto un filetto di manzo.
La mattina dopo, il viaggio prosegue in bus verso il caratteristico villaggio alpino di Shirakawago, dove mi fermo un paio d’ore per poi riprendere la rotta verso Takayama. Qui approfitto per visitare le fabbriche di sakè, immergermi nell’onsen privato di uno splendido ryokan e per assaggiare l’Hida Wagyu, la rinomata carne di manzo delle Alpi Giapponesi.
Giorni 11 e 12
Deviazione per le terme: Hakone
Sfrutto la mattina presso il ryokan di Takayama per gustarmi una colazione tradizionale giapponese per poi mettermi in movimento in un viaggio “impegnativo” che mi vedrà cambiare 2 bus e 2 treni per arrivare ad Hakone, un villaggio termale famoso per aver fatto da sfondo alle avventure di Evangelion… cioè, no: volevo dire per le sorgenti geotermiche e per la vista sul monte Fuji. Per quanto riguarda le sorgenti geotermiche, vi assicuro he le ho sfruttate, visto che con me a soggiornare c’era anche la coda dell’uragano che tirava giù acqua a secchiate spingendo il governo a mandarmi tanti messaggi non proprio tranquillizzanti sul cellulare. Oltre a una cena tradizionale giapponese con 120 mila portate di cui la metà ottime ma indecifrabili, ho speso il mio tempo a mollo nelle vasche termali private del ryokan sul fiume Haya.
Detto tra noi, con l’incoscienza del turista che non sa quando e se tornerà da queste parti, io la mattina successiva ero pronto per andare comunque verso il lago di Ashi per vedere il monte Fuji… ma per sicurezza hanno pensato bene di bloccare i mezzi di trasporto in quella direzione e quindi non ho potuto fare altro che cambiare i miei piani di viaggio e ripiegare verso Tokyo con un giorno di anticipo.
Giorni 13 – 18
Un mondo a parte: Tokyo
Potrebbero sembrare tanti 5 giorni più due mezze giornate all’inizio e alla fine (in realtà la domenica l’ho impiegata per una gita a Kamakura, come leggerete di seguito), ma se anche lo fossero nell’economia di un viaggio di 18 giorni, vi assicuro che sono un’inezia rispetto a tutto ciò che si potrebbe vedere o fare a Tokyo.
Alloggiare vicino alla stazione di Shinjuku mi ha permesso di muovermi con destrezza per i principali quartieri, ma le distanze sono assurde e ogni volta che sali in metropolitana sembra che tu ti stia spostando in una città diversa.
A conti fatti, confermo la mia scelta di aver lasciato questa tappa per ultima perché, oltre a stancarti oltremodo (posso solo immaginare con che spirito si lascia un posto del genere per dirigersi verso le Alpi, ad esempio) è stata una fonte continua di acquisti dal momento che qui ho ritrovato tutto ciò che avevo adocchiato durante il viaggio e molto di più!
E se nei giorni precedenti avevo viaggiato tra diverse cucine locali, la “capitale orientale” è un compendio di tutto ciò che il Giappone può offrire al tuo palato.
Giorn0 15
L’intermezzo spirituale: Kamakura
Vi avevo detto sopra che a Nara avevo visto il primo dei due “grande Buddha” di questa vacanza: il secondo, infatti, è stato quello di Kamakura (con uno sforzo avrei potuto fare il pieno con il terzo di Nikko prima della scadenza del JR Pass, ma ho preferito godermi Tokyo con un po’ più di tranquillità).
Il trenino per Kamakura è bello affollato perché passa pure per Yokohama, però è così frequente da permetterti di scegliere se salire o aspettare il successivo senza troppi disagi.
A Kamakura ci sono circa 65 templi buddisti e 19 santuari shintoisti, quindi è chiaro che mi è toccato fare una selezione per sceglierne un paio significativi (anche perché – non mi date dello sconsiderato – dopo 15 giorni oramai i templi e i santuari me li sognavo anche la notte!) per poi andare alla tomba di Minamoto, al Grande Budda e, chiaramente, alla via delle cibarie, dove ho preso un paio di chili in meno di un’ora grazie allo street food incontrollato. Sarei voluto arrivare al mare, ma è ricominciata a venir giù l’acqua a secchiate, quindi ho optato per il ritorno a Tokyo fintanto che non mi fossero cresciute le branchie.
Non sono uno snob!
Se in questi racconti ripeto spesso che gli onsen e le piscine termali che ho frequentato erano per lo più private, ovvero destinate solo a me, non è per darmi delle arie ma perché negli stabilimenti termali pubblici, specialmente nei piccoli centri, io non potevo entrare per via dei tatuaggi, anche se solo 3 e decisamente artistici.
Questo mi ha costretto, in molte occasioni, a cercare soluzioni private già dalla prenotazione degli alloggi.
Se non vi foste preparati prima e voleste comunque provare questa esperienza, vi consiglio di visualizzare le informazioni presenti su Google Maps dei bagni e vedrete che una delle prime domande che gli fanno è se accettano persone con i tatuaggi.
Nelle grandi città è più facile trovare bagni che accettano anche i tatuati, anche se a volte devono dimostrare di essere turisti e non sempre vi faranno “mischiare” con i locali.
Nei sentō, invece, la situazione è molto più rilassata. Non chiedetemi il perché visto che tanto, in entrambi i luoghi, non vi guarda nessuno!
Se volete saperne di più sull’esperienza termale, vi consiglio di leggere l’articolo che ho scritto su questo argomento.
Quando attivare il JR Pass?
Prima di partire per il Giappone, se decideste di acquistare il JR Pass, dovrete affinare per tempo l’abilità di attivare l’abbonamento in maniera tale da massimizzarne l’utilizzo prima della sua scadenza.
Non serve, infatti, attivarlo appena atterrati solo per sfruttare la navetta dell’aeroporto se poi avete in programma di restare qualche giorno in una grande città: la forza del JR Pass è negli spostamenti lunghi.
La data di attivazione va comunicata all’operatore della JR all’atto dello scambio del voucher con l’abbonamento cartaceo. Per essere più chiari, potete quindi prendere il vostro pass appena atterrati, ma non siete costretti ad attivarlo immediatamente.
Nell’itinerario che vi ho descritto in questo articolo, le prime due giornate si svolgono ad Osaka, dove il JR Pass sarebbe sprecato. Per questa ragione ho chiesto di attivarlo dal giorno 3, ovvero dalla mattina in cui ho preso il primo Shinkansen in direzione Hiroshima. Grazie al JR Pass avevo la flessibilità di potermi fermare a Himeji per il tempo che volevo, dal momento che poi avrei preso il primo treno che passava sulla linea per Hiroshima, mentre sia nelle tratte da Hiroshima a Kobe, sia da Kobe a Kyoto, ho potuto salire sul treno senza nessuna prenotazione in quanto i miei orari erano dettati solo dal tempismo con cui avrei raggiunto le stazioni di partenza.
L’attivazione ritardata mi ha dato un tempo “cuscinetto” (chi ha letto il mio libro sa quanto siano importanti i giorni per ripianificare e vivere il viaggio nel migliore dei modi) per decidere quando andare a Kamakura compatibilmente con il meteo e i miei programmi in continua evoluzione a Tokyo.
