Pisticci

by Nemo

Pisticci una lunga storia di gloria, miracoli e disgrazie

La storia di Pisticci parte da epoche molto remote, infatti era il X secolo quando gli Enotri fondano il primo centro urbano. Diverse necropoli ne sono la testimonianza diretta.
Successivamente i Greci ne fecero un importante centro del territorio di Metaponto e nel 272 a.C., dopo che i Romani sconfissero Pirro e costrinsero Taranto alla resa, Pisticci diventò un importante centro agricolo sotto la dominazione romana.

Intorno all’anno 1000 i Normanni costituirono il feudo di Pisticci, posseduto, nel tempo, dai Sanseverino, dagli Spinelli, dagli Acquara e dai De Cardenas.
La peste del 1656 colpì tutto il Regno di Napoli, ma Pisticci fu “miracolosamente” risparmiata: le leggende narrano che San Rocco apparve sopra la parte più alta del paese benedicendolo. Divenne così il patrono di Pisticci.

Ma la storia di Pisticci torna alla ribalta delle cronache per quello che accadde nella notte del 9 febbraio 1688, quando una tormenta di neve causò una frana del terreno argilloso su cui sorge l’abitato che fece sprofondare i rioni Casalnuovo e Purgatorio, causando circa 400 morti. La frana si fermò solo quando incontrò la grossa mole della Chiesa Madre e delle sue fondamenta.
Sul terreno della frana furono costruite 200 casette bianche, tutte uguali, dando vita al nuovo rione “Dirupo”, a ricordo della sciagura.

Durante il periodo fascista, Pisticci concorse con Matera per il titolo di capoluogo di provincia, che venne assegnato alla città dei Sassi nel 1927.

Nel 1976 ci fu una nuova frana, dovuta alle forti piogge, che coinvolse una parte del rione Croci. Fortunatamente, si riuscì a evacuare la zona prima che ci fossero vittime. Anche stavolta fu la Chiesa Madre a fermare il disastro: il portale restò sospeso nel vuoto fino alla ricostruzione.

Tappe di un turista a Pisticci

Premesso che il panorama sui calanchi che si vede da via Giovanni Pascoli, il colpo d’occhio sulle case bianche del rione Dirupo e l’atmosfera che si respira camminando per le vie del centro storico, valgono da sole una visita a Pisticci, ci sono comunque alcuni luoghi d’interesse che vale la pena visitare.

La Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo

Si tratta di una chiesa in stile romanico-rinascimentale, a croce latina, con tre navate e pregevoli elementi lignei, come il pulpito, il coro e le state dei santi. Sorge sui resti di una chiesa del 1200 di cui resta il campanile. Si dice che la  chiesa attuale venne costruita dai fratelli Laviola, che erano fuggiti da Mantova con l’accusa di omicidio e si erano stabiliti a Pisticci.
Alle pareti si notano alcune tele del XVIII secolo, tra cui quelle raffiguranti la Madonna del Pozzo e la Madonna del Carmine.
Racconti popolari dicono che, durante la frana del 1688, la Chiesa Madre rimase miracolosamente in bilico lasciando intatta la cupola e proteggendo tutto ciò che conteneva.

Il Castello

La sua costruzione risale al VII secolo ad opera dei monaci basiliani: per questo viene anche chiamato “Castello di San Basilio”. I normanni aggiunsero il tipico torrione centrale. Successivamente, fu donato alla comunità benedettina dell’abbazia di Santa Maria del Casale.
In realtà, oggi non ne resta molto più che ruderi e divide il centro storico in due: la parte rimasta illesa dalla frana, chiamata Torrevecchia, e il rione Dirupo con le sue casedde bianche.

La Chiesa dell’Immacolata Concezione

La chiesa si raggiunge percorrendo tutto il rione Dirupo lasciandosi alle spalle la Chiesa Madre. La chiesa è del Cinquecento, e spicca per le pareti bianche e il soffitto che ricorda la carena in legno di una barca.

L’Abbazia di Santa Maria del Casale

Disposta sul lato orientale di Pisticci, quando fu costruita, nella seconda metà dell’anno 1000, era esterna al centro abitato.
È in stile romanico pugliese e ospita la statua in legno della Vergine, del XII secolo. La statua venne incoronata da papa Giovanni Paolo II il 27 aprile 1991.
Degno di attenzione è il portale del XIV secolo.

La scheda del paese

  • Provincia: Matera
  • Nome in dialetto: Pstizz
  • Coordinate: 40°23′N – 16°33′E
  • Altitudine: 364 m slm
  • Superficie: 233,67 km²
  • Abitanti: 17.432 (dati al 31-12-2019)
  • Densità: 74,6 ab./km²
  • Nome abitanti: pisticcesi
  • Patrono: san Rocco
  • Festa: 16 agosto
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Qualche scorcio di Pisticci

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Passegiare nel silenzio

Taccuino di viaggio


Pisticci non dista molto da Craco (circa 25 minuti di strade con curve, spesso a una sola corsia per senso di marcia) e sono entrambe raggiungibili dalla stessa uscita “Pisticci Scalo” della Basentana (SS 407).
Il mio consiglio, quindi, è quello di unire la visita ai due luoghi, considerando anche che intorno alla città fantasma di Craco non c’è nulla per mangiare, se si esclude un chiosco dei panini. A Pisticci, invece, vi sarà possibile riposarvi e rifocillarvi per poi proseguire la visita del paese.

La cosa che più mi ha colpito di Pisticci è stato il silenzio… era il 16 agosto, certo, ma non sono riuscito a immaginarmelo un paese chiassoso. Mi sono incamminato dalla Chiesa Madre dei santi Pietro e Paolo verso la Chiesa dell’Immacolata Concezione, attraversando lentamente, sotto il sole a picco, il rione Dirupo. Era l’ora di pranzo e il suono sordo dei miei passi si mischiava al rumore delle posate che tintinnavano contro i piatti e delle chiacchiere delle famiglie riunite intorno alla tavola che provenivano dall’interno delle case.
Ogni tanto mi fermavo a leggere una delle poesie scritte sui muri, con questo sottofondo che aveva un tono così familiare e rasserenante, che il tempo scorreva piacevolmente!

Poi mi sono affacciato al parapetto che domina la valle e sono stato accolto dal volo di un’aquila, che con le sue grandi ali era la padrona incontrastata di quel paesaggio. Non per nulla, in epoche passate, l’aquila è stata venerata come simbolo dell’invincibilità, della forza e della potenza. Non so se me lo sono immaginato, ma ogni volta che distoglievo lo sguardo per tornare sui miei passi, echeggiava uno strido che sembrava richiamarmi all’ordine. Incapace i mancarle di rispetto, allora, dedicavo qualche altro minuto di ammirazione a quel volo così regale!

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