Sant Agostino

Convento di Sant’Agostino

by Nemo

Convento di Sant’Agostino

Questo complesso monastico sorge in un punto spettacolare: alla fine del Sasso Barisano, a ridosso del precipizio sulla Gravina, proprio all’inizio della via Civita. Dalla terrazza di questo angolo di pace c’è una delle più belle viste di Matera, inusuale e molto scenografica.
La chiesa non si può non notare, da diverse prospettive, anche da altri punti della città come la cattedrale che svetta sulla Civita.

Il complesso risale al XVI secolo: è costituito dal Convento di Sant’Agostino, realizzato nel 1592 dai monaci dell’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino, e dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, edificata nel 1594 con la sua monumentale facciata tardo barocca.
Nel 1734 viene gravemente danneggiata da un terremoto, per poi essere ristrutturata nel 1747.
Il convento diventa la sede del Capitolo Generale dell’ordine, fino al 1866 quando, con la soppressione della Sede, comincia a essere destinato a svariati usi, anche poco consoni: diventa infatti ospizio per anziani, ricovero per gli sfollati, carcere, caserma militare, fino ad arrivare a oggi, che è sede delle soprintendenze ai beni artistici, storici e per i beni ambientali e architettonici della Basilicata.

Entrando nella chiesa si viene accolti da una botta di barocco con ricchi stucchi bianchi su sfondo dorato, cappelline nelle navate laterali, altari nelle cappelline e tele intorno agli altari. La pianta è a croce latina con una sola navata..
Vi voglio segnalare subito il crocifisso ligneo che catturerà lo sguardo: è del 1500. Intorno all’altare, nel presbiterio, c’è un piccolo coro, anch’esso in legno, con 14 posti a sedere. In alto, fa capolino un organo a canne costruito nel 1749 dall’organaro Petrus De Simone junior.

Lascio a voi il gusto della scoperta nel visitare con pazienza ogni cappellina ai lati della navata per indovinare chi sono i santi o gli eventi rappresentati nelle tele. Prima di andare via, però, merita una sosta speciale la Madonna delle Grazie, che troneggia col bambino Gesù in braccio che la guarda in modo affettuoso. La tela è datata 1595 e forse non l’avrei notata se il parroco stesso, dopo avermi detto qualche parola sulla chiesa e sulla cripta, ha terminato in modo molto affettuoso invitandomi a uscire solo dopo aver detto una preghiera davanti alla Vergine e a suo figlio che benedice ed elargisce le grazie a chi si accosta con fede.
Anche se non fossi stato credente, giuro che mi avrebbe colpito lo stesso: l’ho trovato un gesto gratuito e sincero che andava oltre il mero accompagnamento turistico.

Facciata barocca
Facciata barocca
La Cattedrale sulla Civita vista dal Convento di Sant'Agostino
La Cattedrale sulla Civita vista dal Convento di Sant'Agostino
La terrazza di Sant'Agostino sulla Gravina
La terrazza di Sant'Agostino sulla Gravina
La Madonna delle Grazie
La Madonna delle Grazie

La Cripta di San Guglielmo

Ma non finisce qui: il Convento nasconde un segreto sotto di sé, infatti è stato costruito su una grotta (un antico ipogeo dell’XI secolo) in cui si rifugiò San Guglielmo da Vicenza in visita a Matera per incontrare il monaco benedettino San Giovanni da Matera, per poi partire alla volta della Terra Santa.

La grotta, che divenne meta di pellegrinaggio, viene chiamata appunto la Cripta di San Guglielmo.

Vi si accede dalla chiesa percorrendo la navata di sinistra e attraversando una porticina, ma non prima di aver pagato il biglietto di pochi euro direttamente al parroco (continuo a sorprendermi di come in altri posti tutta questa arte sarebbe fonte di lucro oltre misura, mentre qui viene chiesto un ragionevole contributo alle opere di manutenzione che non pesa eccessivamente sulle tasche dei turisti).

Dal momento in cui varca la porticina, il visitatore è totalmente autonomo nella visita sentendosi depositario di una gran fiducia – devo ammetterlo – nel fatto che si comporterà civilmente in un luogo pieno di tesori d’altri tempi, in cui ‘unica protezione è un cartellino che dice “si prega di non toccare gli affreschi“.

Sulle pareti della cripta, infatti, si possono ammirare affreschi di origine bizantina e altre databili intorno al 1600.

Sulla parete adiacente all’ingresso, incorniciato dalla volta del soffitto di pietra, c’è l’affresco dedicato alla Trinità, in cui si possono vedere distintamente le due figure divine di Dio e Gesù Cristo (“della stessa sostanza“) tra cui spicca il volo la colomba, simbolo dello Spirito Santo (“che procede dal Padre e dal Figlio“). Sotto di loro, ciò che resta di un altare e di un’acquasantiera.

Alla destra della Trinità, sulla parete adiacente, c’è Cristo crocifisso e Sant’Agostino con la Regola dell’ordine. Lungo la parete, tra i resti di quello che potrebbe essere un fonte battesimale e altri affreschi di santi, ciascuno col suo nome scritto in alto, c’è una bellissima immagine della Madonna col Bambino.

Una piccola critica “estetica”

Ciascun affresco della Cripta di San Guglielmo è descritto da una targhetta decisamente artigianale: non me ne voglia chi ha preparato la mostra, ma i cartellini sembrano stampati col PC si casa del parroco e attaccati senza badare troppo alle simmetrie o alle distanze… è un peccato, perché ci sono immagini di origine bizantina e altre databili intorno al 1600, che perdono un po’ del loro fascino tra cartellini sparpagliati e storti.

Apprezzo, però, la buona volontà di dare informazioni che, altrimenti, sarebbe difficile trovare su una guida generica del posto.

I cunicoli d'ingresso alla cripta di San Guglielmo
I cunicoli d'ingresso alla cripta di San Guglielmo
Affreschi sulla parete dell'ipogeo
Affreschi sulla parete dell'ipogeo
La Trinità nella Cripta di San Guglielmo
La Trinità nella Cripta di San Guglielmo
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