L'ingresso alla Basilica di Santo Stefano

Santo Stefano e il Complesso delle Sette Chiese

by Nemo

7 al prezzo di 1: la basilica di Santo Stefano

Se volete astrarvi per un’oretta dal tempo moderno, vi consiglio uno dei luoghi più suggestivi di Bologna… o almeno, così è apparso a me, nella sua armonica stranezza e indubbia unicità! Sto parlando della Basilica di Santo Stefano, meglio conosciuta come il complesso delle Sette Chiese.
A una decina di minuti a piedi da Piazza Maggiore, da fuori sembra un’accozzaglia di stili, come se diversi edifici fossero stati assemblati e incastrati tra loro: qui inizia il fascino di questo complesso.
Nel V secolo, il vescovo di Bologna Petronio (che poi divenne quel San Petronio a cui è dedicata la chiesa principale della città), voleva realizzare un complesso di sette chiese che ripercorresse i luoghi della passione di Cristo. Prima fra tutte, venne realizzata la Chiesa del Santo Sepolcro.
Da questa idea iniziale deriva il nome con cui viene appellata l’attuale Basilica di Santo Stefano.

Petronio convertì il tempietto della dea Iside, abbandonato da tempo, in battistero riconsacrando la sorgente naturale con un’ampolla di acqua del Giordano e scegliendolo come suo luogo di sepoltura. Per Petronio, quella sarebbe stata la sua cattedrale e la intitolò ai due martiri Vitale e Agricola, le cui tombe erano state rinvenute dal vescovo di Milano Ambrosio nel 393.

Al centro del progetto avrebbe dovuto esserci uno dei principali simboli della fede cristiana, ovvero il sepolcro vuoto. E per far sì che apparisse come un luogo speciale, sul portale d’ingresso alla basilica furono scritte le parole Sancta Sanctorum, ovvero il Santo dei Santi, quella che era la zona più interna e sacra del tempio, protetta da un velo, nella quale poteva entrare solo il sommo sacerdote una volta all’anno e nel quale venivano custodite le tavole della Legge.
Attraversare questa porta simboleggia l’inizio di un pellegrinaggio personale paragonabile a quello che si può fare in Terra Santa.

Basilica di Santo Stefano
Basilica di Santo Stefano
Compianto sul Cristo morto di Angelo Gabriello Piò
Compianto sul Cristo morto di Angelo Gabriello Piò
Cripta della Basilica
Cripta della Basilica

Disambiguazione

Anche se le parole sembrano le stesse, le “Sette Chiese” del complesso di Santo Stefano non c’entrano nulla con le “Sette Chiese” note a Roma per il pellegrinaggio promosso da San Filippo Neri a partire dalla metà del 500.
per saperne di più su quest’ultimo, ti rimando all’articolo sul “numero 7” e sul Giro delle Sette Chiese.

Il percorso delle Sette Chiese

Premesso che si è totalmente liberi di visitare il complesso a proprio piacimento, il percorso ideale prevede di visitare la Chiesa del Crocifisso, la Cripta (solo attraverso le vetrate), la Basilica del Santo Sepolcro, la Chiesa di Vitale e Agricola, il “cortile di Pilato”, la Chiesa della Trinità, il Chiostro medievale, il museo e la Chiesa detta “della Benda”.

Se avete del tempo a disposizione prima di partire per Bologna, vi consiglio di guardare una serie di 8 brevi video su YouTube realizzati da frate Francesco, un frate minore francescano che accompagna lo spettatore attraverso gli ambienti dandogli il significato di un pellegrinaggio in Terra Santa.
Il canale si chiama “Sette Chiese Bologna” e questo è il link.
Per quel che mi riguarda, è stato illuminante per dare un ulteriore senso religioso a una visita che aveva già di per sé un alto valore artistico.

Il primo ambiente che si visita è la Chiesa del Crocifisso. La chiesa è di origine longobarda e risale all’VIII secolo, quando fu eretta dai longobardi a seguito della conquista della città da parte del re Liutprando, nel 727.
Rispetto alla costruzione originale, furono aggiunti in seguito il balcone a sinistra per l’ostentazione delle reliquie dei due santi, l’oculo centrale, gli archetti pensili in alto e il portale ampio che si vede oggi.
L’interno è costituito da una sola navata che termina in una scalinata verso l’alto che porta al presbiterio e due scale laterali verso il basso che portano alla cripta. Il presbiterio, originariamente, era la chiesa di San Giovanni Battista, separata da quella del Crocifisso.
Sulla sinistra è esposto il Compianto sul Cristo morto di Angelo Gabriello Piò realizzato in cartapesta.
Altre opere degne di una visita sono gli affreschi del Martirio di santo Stefano (Pier Francesco Cittadini, 1546), del Miracolo di san Mauro (Teresa Muratori, 1550), della Decollazione di Giovanni Battista (Francesco Caccianemici, XVI secolo) e la piccola Madonna del Paradiso (Matteo da Modena, XV secolo).

Nell’ideale viaggio proposto dai frati, questo ambiente rappresenta l’Annunciazione avvenuta a Nazareth.

L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Luca 1, 30-33

Salire le scale verso il presbiterio potrebbe simboleggiare la salita al Monte Tabor, il luogo della trasfigurazione di Cristo. E se in Terra Santa, da Nazareth, si raggiunge il lago di Galilea, luogo di incontri ed eventi importanti per la fede, nel complesso bolognese si procede verso la Cripta.

Nella Cripta sono conservati i corpi dei protomartiri Vitale e Agricola. Si presenta come un ambiente molto raccolto e suggestivo, con colonne che delineano cinque navate. Originariamente, era la chiesa De’ Confessi, separata dalla chiesa del Crocifisso e con ingresso indipendente dal Cortile di Pilato.
Nel nostro ideale viaggio di pellegrinaggio può rappresentare l’Eucarestia, fonte e culmine della fede cristiana.

Informazioni

Il complesso ha il titolo di Basilica Minore e, dal 2020, è gestita dall’ordine dei Francescani minori.

L’ingresso individuale  libero e gratuito negli orari di apertura, ma per gruppi più numerosi, tra 10 e 25/30 persone, i frati chiedono di essere contattati preventivamente al loro indirizzo email santostefano@fratiminori.it.
Il lunedì è chiuso.

Il sito web ufficiale del complesso è santostefanobologna.it e vi consiglio di visitarlo prima della vostra visita per verificare orari e aperture.

Il campanile

Il campanile fu costruito nel XIII secolo e sopraelevato nell’Ottocento.
La sommità è costituita da una struttura in legno che sostiene le 4 campane: la grossa, la mezzana, la mezzanella e la piccola.
Se per le funzioni ordinarie è presente un sistema automatico di percussione, nelle occasioni solenni le 4 campane vengono suonate dai maestri campanari in modo completamente manuale. Ad esempio, questo avviene ogni anno, il 26 dicembre, per la festa di Santo Stefano Protomartire.

Chiesa del Martyrium
Chiesa del Martyrium

Discesi dal Monte Tabor, viene naturale dirigersi verso la Samaria, magari a Sichem, dove è custodito il pozzo di Giacobbe e dove avvenne l’incontro tra Gesù e la Samaritana. Il pozzo è da sempre il simbolo della vita, poiché da esso si attinge l’acqua per la vita delle persone e degli animali. Anche nel complesso di Santo Stefano c’è un pozzo, proprio al centro del Chiostro Medievale.

Il chiostro è realizzato su due piani: il primo anteriore all’anno Mille e il piano superiore, risalente al XII secolo in stile romanico. La vostra attenzione può soffermarsi su alcuni dei capitelli che rappresentano delle forme di espiazione, come ad esempio uno rappresentante un uomo nudo schiacciato da un enorme macigno e un altro che vede un uomo con la testa girata di 180°.
Sulle pareti è possibile vedere i nomi dei caduti bolognesi nelle due guerre mondiali.
Sotto al portico del lato settentrionale del chiostro è situata l’entrata del museo di Santo Stefano.

Dal Chiostro Medievale si passa al Cortile di Pilato, che rappresenta il luogo dove fu condannato Gesù. Proprio per questo, al centro, è posto il Catino di Pilato, una vasca in pietra calcarea che sta a simboleggiare il gesto di Pilato che se ne “lavò le mani”, ovvero scelse di non scegliere: aveva lasciato che Cristo fosse sottoposto a tortura e flagellazione, ma non aveva ancora elementi per decretarne la colpevolezza o l’innocenza. La scelta più popolare per lui fu quella di lasciarlo nelle mani degli accusatori e lasciare che si compisse il suo destino.

Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi».

Matteo 27, 24

Se scrutate le colonne del lato destro del porticato troverete anche un gallo, altro protagonista degli eventi di quella sera e, in particolare, del rinnegamento di Pietro:

Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte» 

Matteo 26, 34

Il Cortile conduce alla Chiesa del Martyrium, detta anche chiesa della Santa Croce o del Calvario o della Trinità. SI tratta di un luogo molto particolare, che secondo la tradizione venne costruita nel V secolo da Petronio in forma di basilica a cinque navate, come la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme voluto dalla madre di Costantino. Come l’originale, l’abside era rivolta a ovest e la facciata verso est.
Forse per questo la mente riporta a Betlemme e, in particolare, alla grotta della natività.

Nel corso degli anni ci furono diversi rimaneggiamenti che ne hanno alterato i tratti: attualmente si presenta divisa in cinque navate e due sole campate voltate a crociera. Le parteti sono adornate da alcuni affreschi trecenteschi e quattrocenteschi, in particolare vi suggerisco di non perdervi la Madonna incinta, non comune come iconografia.
L’ultima cappella a destra è dedicata al Corpo dei Bersaglieri.

All’interno della chiesa è posto un antico presepe in cui le figure di Maria, Giuseppe e Gesù bambino vengono omaggiate dai Magi. SI tratta, probabilmente, del più antico presepe in legno con statue a tutto tondo. L’opera è ospitata dal 2007 in questa teca con vetri di protezione all’interno di un ambiente termoigrometrico controllato per garantirne la conservazione.

Se nel nostro pellegrinaggio ideale in Terra Santa siamo arrivati al Getsemani, un piccolo oliveto poco fuori dalla città vecchia di Gerusalemme sul Monte degli Ulivi, nel complesso di Santo Stefano possiamo sostare nel cortile esterno alla rotonda dell’anastasis, dove troviamo alcuni ulivi. E’ un ambiente che, sebbene di passaggio, ci introduce idealmente agli eventi della Passione.

Il cuore di Santo Stefano

Entrare nella Basilica del Sepolcro, con la sua rotonda dell’anastasis (nome greco della resurrezione di Cristo e di quella finale dei morti) è come entrare in un altro tempo: la luce, gli odori, i suoni ovattati, i materiali da costruzione… qui tutto contribuisce a darti l’illusione di essere veramente arrivato a Gerusalemme.

Venne pesantemente danneggiata durante le invasioni ungare del X secolo per essere ricostruita seguendo il modello della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Nel 2000 le reliquie di San Petronio, inizialmente ospitate nel sepolcro, vennero traslate nella Basilica che porta il suo nome, in piazza Maggiore.

Il termine “rotonda dell’anastasis” si deve alla disposizione della sala, che forma una sorta di circonferenza delimitata da 12 colonne, con al centro una copia dell’edicola del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La tomba vuota diventa il centro della fede ed è fedele alla forma con cui la vedevano i pellegrini ai tempi di Costantino (XI-XII secolo). Oggi i due sepolcri non sono più allineati tra loro perché nel XVI-XVII secolo il sepolcro di Gerusalemme venne rimaneggiato.

La scalinata che conduce verso l’alto ricorda idealmente la salita al Calvario infatti, sulla sommità del sepolcro, c’è piantata la croce.

Cinque delle dodici colonne sono visibilmente più massicce, realizzate in laterizio. Le restanti 7, invece, sono diverse, in marmo cipollino nero e laterizio. Queste ultime sono state riciclate dal tempio di Iside. Vi accorgerete che una di queste colonne è scostata rispetto alle altre: essa è posta a ricordo della colonna ove Cristo venne flagellato e garantiva 200 anni di indulgenza a chi visitava la chiesa.

Un’apertura nel pavimento conduce, tramite una scala, a una fonte d’acqua, che sta a rappresentare l’acqua del Giordano.

Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.

Matteo 3, 13

La visita si conclude con la visita alla Chiesa della Benda e al piccolo museo che contiene diverse reliquie e opere d’arte messe in salvo sall’usura.

Tradizione popolare

La porticina del Sepolcro viene aperta una settimana l’anno, dopo la celebrazione della Veglia di Pasqua. Era possibile accedervi strisciando per venerare i resti di San Petronio. Erano presenti anche i Cavalieri del Santo Sepolcro.

In memoria di Maria Maddalena, le prostitute di Bologna, la mattina di Pasqua si recavano al Santo Sepolcro per pronunciare una preghiera il cui contenuto non è mai stato reso noto.

Le donne incinte di Bologna svolgevano il rito di camminare trentatré volte (una per ogni anno di vita di Gesù) intorno al Sepolcro, terminando il proprio pellegrinaggio nella vicina chiesa del Martyrium, di fronte alla Madonna Incinta.

Il Chiostro Medievale
Il Chiostro Medievale
Cappella protetta da una grata
Cappella protetta da una grata
Paramenti del vescovo conservati al museo
Paramenti del vescovo conservati al museo
Opera d'arte conservata al museo.
Opera d'arte conservata al museo.
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