Apostoli e altri infiltrati
Per spiegarvi cosa sia un titolo cardinalizio e perché abbia un impatto sulle chiese di Roma, vi devo prima annoiare con un po’ di definizioni… vi vale come ripasso del catechismo!
- Il clero della Chiesa Cattolica (e anche molte chiese Cristiane non Cattoliche) si divide nei 3 gradi dell’Ordine Sacro:
- diacono
- presbitero (che conosciamo meglio come prete)
- vescovo (dal greco epískopos, colui che vede dall’alto, che sorveglia)
- I vescovi sono i successori degli Apostoli (che erano solo 12).
- Se governano una diocesi, sono “Vescovi ordinari“, altrimenti sono “Vescovi ausiliari” e hanno altri compiti per il governo della Chiesa.
- Secondo il diritto canonico, sono tutti “vicari di Cristo“. L’ordinazione all’episcopato è considerata il completamento degli Ordini Sacri, quindi anche se in pensione, un vescovo resta un vescovo.
- Il papa è il Vescovo di Roma, ovvero il capo della Chiesa Cattolica e, per la città di Roma, ha la sua cattedra presso San Giovanni in Laterano, che quindi è la “Cattedrale di Roma”. In generale, la chiesa da cui un vescovo diocesano esercita il suo magistero è detta cattedrale.
- Il monsignore è un titolo onorifico che possono assumere presbiteri e vescovi.
- Il cardinale è un principe della Chiesa, con un titolo dato di nomina dal papa.
- I cardinali compongono il collegio dei cardinali (o concistorio)che consiglia il papa.
- I cardinali che non abbiano compiuto 80 anni di età hanno il diritto di votare al conclave ed eleggere il papa, ovvero il vescovo di Roma (quindi, se ho capito bene, un vescovo viene nominato cardinale per eleggere un vescovo tra i cardinali… ok, ce la posso fare!).
- Non tutti i cardinali sono necessariamente anche vescovi. Fu Giovanni XIII, nel 1962, a mettere la regola che, se un nuovo cardinale non era ancora vescovo all’atto della nomina, doveva essere anche consacrato vescovo… ma è una regola e non una norma del diritto canonico, quindi si può anche chiedere la dispensa.
I cardinali, quindi non sono parte della struttura teologica della chiesa cattolica, ma furono introdotti come distinzione onorifica nel 1059 quando venne deciso che solo il clero di Roma e ai vescovi delle sette chiese suburbicarie potessero eleggere il papa. Erano quindi il “cardine” della chiesa come organizzazione.
Giusto per non sbagliarti…
- …se devi rivolgerti a un prete (quello che veste con abiti pratici, normalmente di nero e senza troppi accessori) devi dire “Reverendissimo” o “don“.
- …se devi rivolgerti a un vescovo (quello vestito di viola, col pastorale e la mitra) devi dire “Eccellenza Reverendissima“.
- …se devi rivolgerti a un cardinale (quello con gli abiti color porpora) devi dire “Eminenza Reverendissima“.
- …se ti dovesse capitare di incontrare il papa (quello vestito di bianco sulla papamobile) puoi usare le forme “Santità” o “Santo Padre“.
Riguardo al papa, però, quello che pochi sanno è che le 2 lettere
S.S.
poste prima del nome non significano “Sua Santità”, ma
Servus servorum Dei
ovvero “servo dei servi di Dio”, che sta proprio a indicare come il più grande debba farsi il più umile per gli altri.

Terminata tutta questa digressione, oltre a fare un figurone alle cene con gli amici, ora siete pronti a sapere perché, sul portone di ingresso di molte chiese di Roma ci siano 2 stemmi… come quello che vedete qui sotto, che è l’ingresso della mia parrocchia a Tiburtina, nella periferia nord-est di Roma.

Il primo stemma, quello a sinistra, è lo stemma araldico del papa in carica ed è lecito supporre che sia lo stesso per tutte le chiese.
Il secondo, quello sulla destra, appartiene a un cardinale e cambia da chiesa a chiesa.
Questo si chiama “titolo cardinalizio”. Anticamente, il titulus era la targa che si apponeva accanto alla porta di una casa per indicarne il nome del proprietario. Ma allora…. il cardinale è il proprietario della parrocchia?
La risposta risiede nel fatto che, all’atto della nomina a cardinale, il papa gli attribuisce un titolo, ovvero gli “intesta” una parrocchia che faccia parte della diocesi di Roma, a simboleggiare come il collegio dei cardinali supporti l’attività pastorale del vescovo di Roma.
Questo significa che a Roma c’è una chiesa con titolo cardinalizio per ogni cardinale presente nel mondo… e siccome i cardinali sono aumentati negli anni, col tempo anche le chiese con titolo cardinalizio sono aumentate.
Nell’esempio della foto sopra, quindi, la parrocchia di San Romano Martire nel quartiere Tiburtino ha il titolo cardinalizio per sua Eminenza Reverendissima Berhaneyesus Souraphiel, vescovo di Addis Abeba.
Visitando le chiese romane, potreste divertirvi a scoprire i titoli cardinalizi sulle facciate delle chiese (che in quanto stemmi araldici nascondono simboli dell’origine del cardinale titolare e motti latini di origine biblica).
In tutto sono più di 250 e, se voleste l’elenco completo, vi consiglierei di visitare questa pagina.
