Palombaro lungo

Una cisterna da patrimonio dell'Umanità

by Nemo

Il Palombaro Lungo

Prima che venisse costruito il moderno acquedotto, Matera avrebbe dovuto aspettare l’epoca fascista, nel 192 con il cosiddetto “Acquedotto Pugliese”. L’approvvigionamento delle acque per la popolazione, però, costituisce da sempre uno dei bisogni primari di un agglomerato urbano. Come puoi vivere senz’acqua?

Fu così che, dal XVI secolo, iniziarono una serie di scavi per creare delle cisterne via via più grandi che potessero soddisfare il fabbisogno di tutta la popolazione. Il risultato finale è imponente e lascia senza fiato: dalla chiesa di San Domenico fino al Palazzo dell’Annunziata si estende una fitta rete di grotte, cisterne e gallerie preposte a raccogliere le acque piovane e quelle sorgive provenienti da La Nera, Lapillo e Macamarda nel loro corso verso la Gravina. La realizzazione avvenne in modo progressivo nel tempo: la grande cisterna profonda 15 metri, ad esempio, risale al 1882. In alcuni punti, il Palombaro tocca i 18 metri di profondità e si estende per circa 50 metri.

La capienza idrica dell’opera finale è di circa 5 milioni di litri d’acqua.

Per attingere alla riserva, i cittadini potevano utilizzare una delle sei bocche del pozzo calando dei cestini.

Ah… scusate per le foto, ma non mi funzionava il grandangolo! 🙁

Nemo sul fondo della cisterna
Camminando nel Palombaro lungo
Camminando nel Palombaro lungo
Camminando nel Palombaro lungo

Il Palombaro Lungo è innegabilmente un capolavoro di ingegneria che non mancò di attirare le attenzioni del mondo moderno: fu riconosciuta a Matera l’ingegnosità e l’unicità del sistema globale di raccolta, riciclo e circolazione dell’acqua, considerato universalmente un bene primario per l’uomo. Questo aspetto è stato fondamentale per l’iscrizione dei Sassi di Matera tra i Patrimoni Mondiali dell’Umanità da parte dell’UNESCO.

L’ingresso per i visitatori è sotto a piazza Vittorio Veneto. Non so se siano cambiate le regole (io ci sono stato in tempo di pandemia) ma si accedeva per gruppi a orari prestabiliti, con un massimo numero di persone per ogni turno e un tempo di permanenza all’interno di 15 minuti al massimo. Il mio consiglio, quindi, è di passare in biglietteria per prenotare in anticipo la visita in maniera tale da recarvi direttamente all’ora di entrata evitando inutili attese nel piazzale.

C’è da dire che il biglietto non è esoso (pagai 3€) e vale sicuramente la pena fare la visita. L’incasso viene devoluto dalla società di gestione (GTA Basilicata) all’amministrazione comunale che lo utilizza per scopi sociali.

Curiosità

Il termine Palombaro fa pensare a qualcosa che va sott’acqua, ma non c’entra necessariamente con il classico omino che, nell’immaginario collettivo, si barda di scafandro e respira tramite un tubo che si snoda fino alla superficie. Piuttosto, sembrerebbe derivare dal nome di un rapace che si getta nelle acque per afferrare la sua preda. Un’altra teoria trova un’assonanza col termine latino “plumbarius” che indicava colui che rivestiva con il piombo le tubature che dagli acquedotti portavano acqua alle varie domus o fontane pubbliche. Avete mai notato quanto si somiglino i termini “plumbarius” e “plumber“, che in inglese vuol dire proprio idraulico?

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