Vigeland Park

Vigeland Park

Il Parco delle Sculture

by Nemo

Il parco che celebra la vita

Se ci spostiamo nel West End di Oslo (sulla cartina, quindi, in alto a sinistra rispetto al centro della città) troviamo il distretto di Frogner, una delle proprietà agricole più grandi e antiche della zona. Nel Medioevo, Frogner era proprietà  dall’Abbazia di Hovedøya, ma la Corona se ne appropriò nel 1532, prima della Riforma. Dalla metà del XVII secolo alla fine del XIX secolo fu di proprietà di ricchi funzionari o borghesi di Christiania che lo rivendettero al comune di Kristiania nel 1896. Il comune utilizzò questo spazio per espandere la città con nuove abitazioni e un grande cimitero che servisse l’urbe, il Vestre Gravlund. Alla nuova area fu lasciato il nome originario della tenuta, e cioè Frogner.
Il comune decise anche di riservare un’ampia parte del terreno – circa 45 ettari – alla costruzione di un parco pubblico, il più grande della città, che venne chiamato Frognerparken (Frognen Park). La casa padronale di Frogner Manor (il maniero originale) è ancora visibile a sud del parco e ospita il Museo della Città di Oslo.

Oltre a essere noto come polmone verde della città, il parco è famoso perché, al suo interno, ospita un’area che, per la sua importanza artistica, si è guadagnata a sua volta la denominazione di “parco”. Sto parlando del Parco delle Sculture o, come viene chiamato più spesso, il Parco Vigeland (Vigelandsparken).

L’esposizione permanente di opere scultoree e installazioni in ferro battuto realizzate da Adolf Gustav Vigeland fu realizzata negli anni ’20. Vigeland visse tra il 1869 e il 1963 diventando un artista rinomato in Norvegia, tanto che quando il comune di Oslo lo espropriò dal fabbricato dove aveva lo studio per costruire una biblioteca, Vigeland ottenne in cambio un nuovo studio in Kirkeveien, all’ingresso sud del Parco Frogner strappando anche la promessa che, dopo la sua morte, lo studio sarebbe stato trasformato in un museo su di lui.
In cambio, però, la città avrebbe ricevuto in donazione tutte le sue opere, che il comune avrebbe sistemato all’interno del parco.
Dal 1924, per i successivi 20 anni, Vigeland si dedicò all’allestimento dell’area destinata all’esposizione con il risultato che, dopo la sua morte avvenuta nel 1943, l’area espositiva è oggi conosciuta come Parco Vigeland e lo studio in Kirkeveien divenne l’attuale Museo Vigeland, che contiene studi, bozzetti, progetti e modelli in gesso utilizzati dall’artista.

Vigeland Park visto dall'ingresso
Gustav Vigeland
Gustav Vigeland

Il percorso attraverso il parco

Il Parco di Vigeland si svolge in lunghezza per circa 850 metri su una superficie totale di circa 32 ettari (dei 45 totali del Parco Frogner). Ci sono diversi ingressi dal parco circostante, ma l’ingresso ideale è dalla via Kirkeveien, dove si trova anche lo studio-museo di Vigeland: la visita al museo prima di entrare nel parco consente di capire meglio il percorso artistico che ci si appresta a vivere.

Le oltre 200 sculture del parco rappresentano uomini, donne e bambini che rappresentano stati d’animo umani e aggregazioni relative a diversi momenti della vita. La sfida che vi propongo è quella di girare per il parco e non trovare nemmeno una statua alla quale non vi sentirete affini. Credo sia impossibile!

Il cancello principale d’ingresso è in ferro battuto e bronzo. Lo stile verrà ripreso più avanti, quando il sentiero arriverà ai piedi del grande monolito, anche se le figure geometriche lasceranno il posto a figure umane.

Appena entrati, si è al cospetto dell’artista, che si è autoritratto in una statua con martello e scalpello in mano. Alle sue spalle c’è un caffè (il Vigeland Kaffe) dove rifugiarsi se, come me, avete beccato una giornata di pioggia!

I primi due bassorilievi che si incontrano, richiamano temi della tradizione vichinga, ovvero i draghi. Vigeland non era nuovo a ritrarre questo animale mitologico: aveva già fatto uso di questo tema nella Cattedrale di Nidaros, a Trondheim. Per lui il drago simboleggiava sia il peccato, sia la natura che spesso, con la sua furia, è avversaria dell’uomo. In questo caso ritroverete due draghi sulle spalle di due figure umane ai lati del sentiero con lo sguardo rivolto verso il monolito.

Il cancello a nord del monolito, verso la merdiana
Il cancello a nord del monolito, verso la merdiana
Il cancello d'ingresso al Parco Vigeland
Il cancello d'ingresso al Parco Vigeland
Il cancello a sud del monolito, verso la fontana
Il cancello a sud del monolito, verso la fontana

Il Ponte

A seguire, dovrete attraversare il ponte Broen i Vigelandsanlegget che sembra sproporzionato rispetto alla sua funzione di attraversamento di un laghetto: è lungo 100 metri, largo 15 e fatto interamente in granito. Ci sono ben 58 statue, sia da sole, sia in gruppi che rappresentano momenti ed età della vita familiare. Alcune mettono serenità, mentre altre comunicano disagio. Una delle più famose è il Sinnataggen (the Angry Child), la rappresentazione di un bimbo che piange agitando i pugni e battendo i piedi. Una delle mani è in bronzo, come se fosse stata aggiunta successivamente.
Come tutti i grandi misteri nascosti nella storia delle città, non è dato sapere perché questa figura sia diventata uno dei simboli di Oslo nonostante non sia la più bella delle moltissime statue del parco… anzi!

Statue del ponte
Statue del ponte
Statue del ponte
Statue del ponte
Statue del ponte

La discesa al laghetto

Prima di attraversare il ponte, seguite questo consiglio: cercate un sentiero a sinistra del ponte che costeggia esternamente la balaustra in pietra e scende verso la sponda del laghetto. Seguite le anatre e arriverete a un piccolo spiazzo che affaccia sull’acqua. Si tratta di una zona dedicata ai giochi per l’infanzia, chiamata Barneplassen, con panchine alternate a statue di bimbi nei primi mesi di vita.

Al centro c’è quella che, secondo me, è la statua più bella ed emozionante del parco: un bimbo rovesciato in posizione fetale, come se fosse ancora nella pancia della mamma. È la rappresentazione di Vigeland del bambino non ancora nato.

Il bambino non ancora nato
La Vigelandsfontenen che celebra la vita

La Fontana

Passato il ponte si incontra la Vigelandsfontenen, una massiccia e imponente vasca quadrata in bronzo che riceve acqua da un catino centrale sorretto da sei giganti di diverse età. La fontana celebra la vita: lungo tutto il bordo ci sono bassorilievi che ritraggono momenti quotidiani dell’esistenza, mentre sul bordo ci sono 20 sculture a forma di alberi tra i cui tronchi si avvinghiano uomini e donne di tutte le età a celebrare le stagioni della vita, dalla giovinezza fino alla vecchiaia.
Vi consiglio di soffermarvi a osservare i particolari delle figure intrecciate ai rami.
Questo progetto doveva essere realizzato davanti all’edificio del Parlamento ma alla fine divenne il cuore del Parco delle Sculture.
I temi dei 60 bassorilievi che decorano il bordo della vasca, apparentemente casuali, hanno in realtà attinenza logica con le statue che li sovrastano.

Tutto intorno alla fontana si sviluppa un labirinto disegnato sulla pavimentazione per una superficie di 1,8  kmq.

Particolare della fontana
Particolare della fontana
Particolare della fontana
Particolare della fontana

Il Monolito

A questo punto si sale di quota salendo 3 rampe di scale fino alla terrazza rialzata dominata da un obelisco alto 17 metri totalmente ricoperto da figure di uomini e donne con i corpi intrecciati tra loro. Sono 121 e sembrano tutte delle opere a se stanti, e invece tutta la figura è stata realizzata utilizzando un solo blocco di granito.
Per questa ragione, prende il nome di “Monolito” (Monolitten).

Cerco di spiegarvene il senso…

Gustav Vigeland è ossessionato sin da piccolo dalla religione e dalla spiritualità.
Crede nell’uomo e nella vita.
Vede nell’uomo l’immagine di un Dio che lo ha creato e quindi ne ritrae la perfezione, nelle sue forme naturali, senza veli, in tutte le sue età e in tutte le forme di relazione con gli altri.
Ma vede anche la sua imperfezione, quel desiderio innato di avvicinarsi al divino e alla spiritualità, al punto di spingere decine di corpi ad arrampicarsi uno sull’altro per salire verso il paradiso in una colonna di 14 metri che oggi è il centro ideale del parco.

La colonna è posta su un basamento ottagonale con una scalinata su ogni lato e ben 36 gruppi di statue in cui si aggregano persone di età e sessi diversi in cui tutti gli adulti sono seduti o inginocchiati, forse per conferire slancio verso l’alto al monolito.

Il Monolito di Vigeland Park
Particolare del complesso del Monolito
Particolare del complesso del Monolito
Particolare del complesso del Monolito
Particolare del complesso del Monolito
Particolare del complesso del Monolito
Particolare del complesso del Monolito
Il cerchio della vita

Il Cerchio della Vita

Sul lato opposto della terrazza c’è una scalinata che permette di tornare al livello del parco dove veniamo accolti da quella che, personalmente, considero l’opera più bella e suggestiva del parco: 4 adulti e 3 bambini si rincorrono unendosi in un ideale Cerchio della Vita (Livshjulet) dalla nascita alla morte.
Vi consiglio di restare qualche minuto a contemplare i dettagli, le forme e le espressioni: questa statua, da sola, vale la visita al parco: meno spettacolare della fontana o del monolito, ma così intima e potente da emozionarti ogni volta che ti accosti ad essa.

La Meridiana

Dimenticavo che, per arrivare dal Monolitten al Livshjuliet, si incontra lungo la via una meridiana (Solur) che è un piccolo capolavoro e poggia su un basamento che riproduce bassorilievi dei 12 segni zodiacali. Se l’opera fosse posta da sola in qualche piazza o qualche parco, sarebbe sicuramente fotografata e celebrata, ma qui risente della “Sindrome di Quo“, il nipote sfortunato di Paperino che non inizia e non finisce nessuna frase (non credo che la sindrome di Quo esista… me lo inventai da bambino per classificare il secondo film delle trilogie): purtroppo, sistemato tra due spettacolari meraviglie dell’arte scultorea, passa quasi inosservata.

La meridiana
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