La chiesa di Sant'Andrea

Chiesa di Sant’Andrea

Kościół św. Andrzeja w Krakowie

by Nemo

La più antica tra tutte

Procedendo sulla via Grodzka, quando si è quasi arrivati alla collina del Wawel e si comincia a essere coperti dall’ombra della Cattedrale, dopo aver superato le magnifiche e monumentali basiliche della Trinità e di San Francesco, dopo aver superato il picchetto dei 12 apostoli sulla sinistra, a guardia della chiesa di San Pietro e Paolo, c’è una piccola apertura che conduce in un cortile. Qui si accede, tramite una porticina, a una chiesa un po’ atipica rispetto a quanto Cracovia ci ha abituato.

Stiamo entrando nella chiesa di Sant’Andrea (in polacco św Andrzeja).

L’edificio è in stile romanico, con due torri ottagonali sulla facciata e piccole finestrelle che tradiscono un uso difensivo, come se fosse una fortezza. La costruzione si fa risalire al periodo tra il 1079 e il 1098 e questo ne fa uno dei più antichi edifici religiosi della città e uno degli edifici romanici meglio conservati in Polonia.
In realtà le cupole a pinnacolo sulle torri stridono un po’ col resto dell’edificio, ma il dubbio è presto risolto: le cupole furono aggiunte solo nel 1639 utilizzando uno stile barocco che non c’entra nulla con l’architettura originale.

Dal XIV secolo la chiesa fu affidata alla Congregazione delle Vergini Clarisse, delle suore di clausura che, per il loro voto di separazione dal mondo, avevano bisogno di un convento attiguo che, infatti, venne costruito a ridosso della chiesa.

Sito di riferimento

Per conoscere gli orari di apertura della chiesa di Sant’Andrea e quelli delle celebrazioni (molto poche e principalmente la mattina presto), il sito di riferimento è klaryski.pl.

Tranquilli, non è un errore: il sito ufficiale della chiesa è ospitato nella pagina delle suore clarisse del monastero attiguo. La sorpresa è che, a differenza di chiese più grandi presenti in Cracovia, in alto a destra troverete una bandierina che potrete commutare su quella italiana. Ebbene sì: le suore di clausura ci vogliono bene!

Dietro la grata, il barocco!

Nel XVIII secolo la chiesa venne completamente restaurata lasciando intatte le possenti mura fortificate ma rendendo gli interni più fastosi e luminosi in pieno stile barocco e rococò (evoluzione del tardo barocco). Il risultato è un forte contrasto tra lo stile romanico esterno e gli addobbi interni dell’area absidale.

La navata è unica e piccola, disposta sotto un soffitto a volta affrescato e piuttosto basso. Alle pareti originali sono stati accostati rivestimenti in marmo e medaglioni con immagini di santi. Ci sono due file di 4 panche a due posti su ogni lato.
Il pavimento in marmo di Dębnik ha una trama a rombi. Sul fondo c’è un antico confessionale in legno bianco (che dubito venga usato perché sarebbe come confessarsi tra le persone sedute tra le panche.

A dividere la navata dal presbiterio c’è una fitta grata in ferro nero. Probabilmente hanno provato ad abbellirla con qualche ghirigoro e degli inserti dorati, ma date le dimensioni dell’ambiente, rievoca comunque l’aspetto di una cella.

Dall’altra parte della grata è tutta un’altra storia: lo spazio sembra più grande e le finestre illuminano di luce naturale l’oro delle forme barocche. Gli stucchi in stile barocco sono opera dell’artista svizzero Baldassarre Fontana.
L’altare maggiore, opera di Francesco Placidi, è in marmo nero ed è sormontato da un dipinto che ritrae S. Andrea Apostolo e dalle statue dorate dei Santi Pietro e Paolo.
L’organo è in stile rococò.
Il pulpito in legno ha la forma di una barca.

Gli altari laterali risalgono alla fine del XVIII secolo: quello di destra è dedicato a Nostra Signora dell’Immacolata e quello di sinistra a San Francesco e Santo Chiara.

Le guide parlavano di un Pendolo di Foucault presente nella chiesa, ma io ho trovato solo un turibolo per l’incenso appeso al soffitto davanti all’altare maggiore con delle sfere di ferro lungo la catena tesa. A parte il fatto che per essere un “pendolo” dovrebbe quantomeno “pendolare” (mentre questo era fermo), a me ha ricordato molto più una riproduzione in piccolo del celebre “botafumeiro” di Santiago de Compostela.

Esterno della chiesa di Sant'Andrea

Lallero.it

Quando cerchi il Kairos

Diario di Viaggio

La vita del turista non è poi così rilassante come ci raccontiamo quando immaginiamo di partire per una vacanza! Sempre in giro per vedere tutto il possibile nel poco tempo a disposizione, specialmente quando visitiamo quelle mete in cui non sappiamo se torneremo, prima o poi. Il tempo che scorre imperterrito sembra un nemico a cui  non bisogna mai dare troppa confidenza. Gli antichi greci lo chiamavano Chronos (χρόνος).
Ad esso affiancavano il Kairos (καιρός), inteso come il tempo opportuno, quello necessario a contemplare il nostro agire, quello che dà senso a tutto il chronos.

Immaginatemi sveglio alle 7 del mattino per le strade di Cracovia per fare delle foto panoramiche prima dell’invasione dei gruppi di turisti. Intorno a me i commerciati che scaricano le merci, i netturbini che puliscono le strade, i locali che attendono l’apertura delle chiese per recarsi a messa prima del lavoro e gli sportivi che fanno jogging approfittando del fresco prima che il sole cominci a battere forte.
Ero arrivato presto per fare delle foto nella chiesa di San Pietro e Paolo ma, come è accaduto spesso per questo sito, l’ho trovata chiusa senza alcuna indicazione di quando sarebbe stata aperta. Aspetto un po’ e poi desisto per non perdere altre occasioni. Mentre sto andando via, mi rapisce lo scorcio di un piccolo cortile sulla sinistra. Approfitto della quiete e della luce per entrare e scattare qualche foto.
Non mi rendo conto subito che la porticina oltre le scalette di pietra è aperta (in realtà non so se le volte precedenti che sono passato fosse chiusa o se, semplicemente, ne avevo ignorato l’esistenza).

La luce diminuisce e lo spazio si restringe. Percepisco che l’ambiente non è piccolo, ma mi trovo tra una colonna di pietra a destra e una grata a sinistra. Mentre gli occhi si abituano alla nuova atmosfera, mi siedo su una panca. Oltre a me, sotto la volta di pietra, c’è un’altra ragazza che non si è neanche accorta della mia presenza, tanto è concentrata nelle sue preghiere. Mi sento a tratti osservato dalle figure presenti nei medaglioni sugli archi di marmo.
Lo strano aroma che sento è un misto dell’odore dei mattoni umidi, del marmo freddo, del legno massiccio e antico delle panche e del fumo quasi svanito dell’incenso.

Al di là della grata c’è il Santissimo Sacramento esposto sull’altare. Non me ne ero accorto, entrando, ma ora non mi capacito di come non mi sia balzato subito all’occhio: sembra emanare una luce propria… o forse è il gioco di contrasti tra la parte buia della chiesa – in cui sono io – e quella più riccamente addobbata dell’altare – al di là della grata.

Mi prendo il mio tempo, dimenticando che un esercito di tour sta per invadere le piazze di Cracovia rendendo vana la mia sveglia anticipata. Mi prendo il mio tempo per ripensare alla senso delle cose che ho visto, lasciando al passato le considerazioni sulla prospettiva, la luce e le notizie da raccogliere per il sito.  Mi prendo il mio tempo per far emergere le emozioni di questa mattina nel contesto più ampio della visita a una bellissima città.

Non so quantificare quanto sono rimasto lì a pensare, forse una decina di minuti, ma era come essere fuori dal tempo. Mi scuoto quando la ragazza si alza e mi fa un cenno di saluto prima di uscire. Resto solo, e la tentazione di restare lì in pace è grande, ma mi preparo per rimettermi in movimento con la coscienza di non aver perso assolutamente tempo: in quella decina di minuti ho dato un senso alla parola Kairos. Mi sono preso il mio tempo opportuno.

Scorcio di interni della chiesa di Sant'Andrea
Scorcio di interni della chiesa di Sant'Andrea
Scorcio di interni della chiesa di Sant'Andrea

La leggenda della monaca orante di Sant’Andrea

C’è una fiaba della buonanotte (ma neanche troppo) che racconta di una monaca di clausura che apparteneva all’ordine delle Clarisse residenti nel monastero di Sant’Andrea.
La monaca aveva contratto un debito con un commerciante ma morì prima di poterlo estinguere.
Non riuscendo a darsi pace, si manifestò in sogno a una ricca signora dell’aristocrazia di Cracovia chiedendole di estinguere il suo debito in cambio della promessa di una continua preghiera per lei.
La donna fece come la monaca le aveva chiesto e da allora diverse persone affermano di aver visto una suora in preghiera nel coro della chiesa in vari momenti della giornata.

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