L’oasi dalla parte giusta della città
Casa de Campo è il parco più grande di Madrid… e questo è inconfutabile, perché si perde alla vista e stenti a credere che sia parte della città. Però sta nella parte ovest di Madrid, quella lontana dai musei, dalle grandi vie, dalle attrazioni e dalla vita frenetica! Per chi si trova a est, dalla parte più vissuta dai cittadini di Madrid e dai turisti, l’oasi per eccellenza sarà il Parque del Retiro!
Considerate che io l’ho scoperto per la prima volta in una domenica di agosto. Più o meno da metà mattinata, quando il sole cominciava a picchiare e gli annunci in metropolitana dicevano di stare al riparo per allerta meteo, ho assistito al progressivo svuotamento delle strade. Da buon turista con i giorni di visita contati, non potevo certo rintanarmi in albergo, ma il codice d’onore del viaggiatore mi imponeva di sfruttare ogni momento per visitare musei, chiese e locali tipici. Nel frattempo mi chiedevo dove fossero finiti tutti!
Fu così che, dopo aver passato una buona mezza giornata al Museo del Prado, volendo concedermi qualche ora di pausa prima di tuffarmi nella visita del Reina Sofia, decisi di fare due passi sul Paseo del Prado, fino al Banco de España, immaginando lo sguardo del “Professore” mentre progetta il colpo del secolo alla Casa di Carta…
Da lì mi spostai verso la Porta de Alcalà per fare un paio di foto e, giocoforza, mi ritrovai di fronte a uno dei cancelli d’ingresso del Parque del Retiro.
Fu così che, dopo qualche passo, ritrovai tutta Madrid che stava stesa sotto gli alberi, giocava a pallone, scherzava con gli amici, passeggiava intorno al lago o improvvisava qualche ballo di gruppo!
Risposi alla mia domanda di qualche ora prima su dove fossero finiti tutti: i parchi, per i madrileni, sono l’ancora di salvezza per combattere il caldo afoso dell’estate. Li vivono con una naturalezza e una cura da destare quasi ammirazione!

Un lascito importante
Il Palazzo Reale del Buon Ritiro e i suoi giardini nascono come un’area per i tempi di ozio della corte. I terreni appartenevano al conte-duca di Olivares Gaspar de Guzmán y Pimentel, consigliere di re Filippo IV. Il fatto che fosse in prossimità dell’area urbana do Madrid fu una scelta esplicita del sovrano che in quegli anni doveva far fronte a un periodo di crisi economica della Spagna.
Il primo nucleo del parco venne inaugurato nel 1635 con grandi festeggiamenti, ma era riservato ai reali. Venne aperto anche alla cittadinanza solo nel 1869. Fu Carlo III a volerlo, purché i cittadini che vi accedevano fossero “puliti e ben vestiti”.
Nel tempo, si avvicendarono diversi architetti che contribuirono in modo eterogeneo ma comunque armonico ad arricchire il parco di scorci e opere in modo tale da farlo diventare pieno di angoli in cui ritirarsi a seconda dei gusti e degli stati d’animo.
Giovanni Battista Crescenzi e Alonso Carbonel, ad esempo, realizzarono il Teatro del Buen Retiro, il Casón del Buen Retiro, utilizzato come sala da ballo, e il Museo del Esercito.
Sotto Filippo V fu aggiunto il parterre.
Sotto Carlo III, la Fabbrica reale di porcellana del Buen Retiro e l’osservatorio astronomico di Juan de Villanueva.
Il Palazzo Reale del Buon Ritiro venne distrutto nel 1808, durante l’invasione francese, quando le truppe napoleoniche utilizzarono il terreno come loro base. Fu Ferdinando VII a restituire lustro al parco per restituirlo al popolo.
Dopo il 1868 furono realizzate molte delle attuali opere, come la Fontana dell’Angelo caduto di Ricardo Bellver, il Palazzo di Cristallo e il Palazzo di Velázquez di Ricardo Velázquez Bosco e la Rosaleda di Cecilio Rodríguez.
Considerate ora l’importanza del parco dal punto di vista botanico… e non aprlo solo del “numero” di alberi, ma della varietà di specie e della loro storia. Per farvi qualche esempio…
- La Rosaleda è un roseto che contiene circa 4000 rosai con specie provenienti da tutto il mondo.
- I Jardines de Cecilio Rodríguez ricostruiscono i giardini classicisti in stile andaluso.
- Il Parterre Francés ospita il Cipresso calvo che, con i suoi circa 400 anni, è l’albero più antico di Madrid.
Anche l’UNESCO, nel 2021, ha riconosciuto questo come un Paesaggio Culturale iscrivendo il parco nella lista dei patrimoni mondali dell’umanità: insieme al Paseo del Prado forma il cosiddetto Paisaje de la Luz.
A spasso per il parco
Se state immaginando una classica villetta cittadina, vi suggerisco di rivedere le proporzioni: il parque è un rettangolo verde di 118 ettari, conta circa quindicimila alberi, un laghetto e un roseto.
Se entrate dall’ingresso vicino alla Puerta de Alcalà, come ho fatto io, vi troverete di fronte un lungo viale, il Paseo de México, che vi condurrà alla Fuente de los Galápagos, una fontana con tartarughe, rane e altre bestie strane che fu commissionata da Ferdinando VII per il primo compleanno della principessa Isabella.
Alle spalle della fontana, c’è il famoso laghetto immortalato in tante foto, l’Estanque Grande (letteralmente sarebbe il “grande stagno”, ma chiamatelo laghetto e non si offenderà nessuno) dove è possibile noleggiare una barca e remare un po’ sotto lo sguardo vigile di Alfonso XIII che sta a cavallo in cima a una colonna. L’Embarcadero è sulla sinistra, dal lato della fontana con le tartarughe.
Se non vi andasse di arrivare fino alla Puerta de Alcalà, potete arrivare al laghetto in altri due modi:
♦ Entrando dalla Puerta de España.
In questo caso dovrete percorrere un grande viale pieno di statue ai lati, che con molta fantasia viene chiamato il Paseo de las Estatuas.
♦ Entrando dalla Puerta de Felipe IV.
In questo caso vi ritroverete ad attraversare il Parterre un giardino che si ispira alle atmosfere di Versailles. Qui vi si trovano alcuni alberi originali del periodo in cui fu realizzato tra cui un cipresso secolare che – si dice – dovrebbe essere stato portato in Spagna addirittura da Herman Cortés di ritorno dal Messico.
Alla fine dei giardini troverete la Fuente de la Alcachofa che, come suggerisce il nome, presenta una serie di figure (alcuni bambini, un tritone e una nereide che tengono in mano lo scudo di Madrid) tutte poste sotto un grande carciofo. Il colpevole di questa composizione è Ventura Rodríguez.
Questo vi suggerisce che, se voleste vedere tutti gli scorci del lato est, dovrete fare un po’ di zig zag prima di rilassarvi sul bordo del lago. Passeggiando lungo il Salón del Estanque, che sarebbe il lungolago, è facile imbattersi in artisti da strada e suonatori.
Alcune informazioni pratiche:
- Se dovete riempire la borraccia, alla destra del lago, accanto alla Fuente de las Esfinges, c’è una fontanella.
- Se foste più pretenziosi, ci sono un paio di bar con i tavolini e alcuni chioschi tutto intorno al perimetro dell’Estanque.
- I bagni pubblici sono presso la fuente de la Alcalchofa. Dovrete scendere le scale e, nelle ore di punta, preparatevi a fare la fila. In genere sono puliti, ma sono in una zona ad alta frequentazione, quindi arrivate sempre muniti di carta igienica personale e spirito di adattamento.
Premesso che ogni direzione è buona per godersi la matura del parco, se a questo punto dovete proprio fare una scelta vi suggerisco di arrivare alla grande ancora dell’Homenaje a la Mar (tributo al mare) e buttarvi sulla destra per i prati: vi troverete nella direzione giusta per toccare tre punti da non perdere assolutamente: il Palacio de Velázquez, il palacio de Cristal, la Rosaleda e la Fuente del Angel Caido.
Palacio de Velázquez
Si tratta di un edificio neoclassico inaugurato nel 1883 per una fiera e poi rimasto a disposizione per eventi e mostre.
Spicca per i mattoni rossi, gli archi e gli smalti, le cupole e i tetti a lucernario, che nel complesso gli donano una personalità che sta bene nel contesto del parco.
Vi consiglio di affacciarvi perché capita spesso di trovare qualche esposizione temporanea (in collaborazione con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía) che non ti aspetti.
Palacio de Cristal
Proseguendo nella stessa direzione, dopo un suggestivo scorcio con due ponticelli che permettono di attraversare un laghetto con isolotto centrale, si arriva all’Estanque del Palacio de Cristal che, come suggerisce il nome, è lo stagno sulle cui rive sorge il Palazzo di Cristallo. Nel laghetto artificiale, molto spesso, fanno i loro show dei bellissimi cigni.
Il Palazzo di Cristallo è un edificio che viene considerato esemplare per l’architettura del ferro in tutta Madrid. Realizzato da Ricardo Velázquez Bosco nel 1887, trae ispirazione dal Crystal Palace di Joseph Paxton che era stato eretto a Londra nel 1851 per ospitare la prima Esposizione Universale. Anche il cugino madrileno fu quindi realizzato in acciaio e vetro con esplicito stile vittoriano. Venne inaugurato per ospitare l’Esposizione delle isole Filippine.
Per quanto mi riguarda, l’ho trovato chiuso tutte e due le volte che sono andato a visitarlo: o sono sfigato io, o si lascia desiderare. Periodicamente, ospita esposizioni di arte contemporanea. In compenso, anche qui acanto c’è una fontanella di acqua potabile per riempire le borracce.
La Rosaleda
Si tratta di un roseto progettato dal giardiniere Cecilio Rodriguez ispirandosi a quello parigino di Bois de Boulogne. Fu realizzato nel 1915 ma subì notevoli ritardi a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’idea, infatti, era quella di portare a Madrid rose da tutto il mondo per offrire ai visitatori un viaggio tra tutte le possibili varietà.
Quello che vedete oggi, però, non c’entra niente con il roseto originale poiché nel 1936, durante la Guerra Civile Spagnola, andò completamente distrutto.
Fu così che nel 1941 vennero nuovamente piantate circa 4000 varietà di rose, ma senza seguire un particolare criterio botanico. Questa scelta fu vista da molti botanici come un indice di trascuratezza nel progetto quindi, seppur innegabilmente bella e fornita, la rosaleda non viene considerata il roseto municipale ufficiale: il titolo va piuttosto al roseto realizzato successivamente nel Parque del Oeste, in cui gli esperti di botanica dettarono le regole.
Fuente del Ángel Caído
Lo scultore madrileno Ricardo Bellver si ispirò a un poema epico del 1667, “Paradiso Perduto” di John Milton, per ideare una statua che avrebbe fatto parlare di sé: la fontana dell’Angelo Caduto. La trovate nell’omonima piazzetta non distante dalla Rosaleda e dal Palazzo di Cristallo.
Il visitatore che non sa nulla di quest’opera, potrebbe restare sconcertato quando, credendo di trovarsi di fronte all’ennesima fontana con divinità alate o puttini, man mano che si avvicina scopre che in realtà si tratta di un angelo rappresentato nell’atto di cadere, che pone una mano verso l’alto a coprire una luce che, dall’espressione del volto, lo sta accecando o quantomeno disturbando.
Pochi semplici passaggi (come si dice nelle dimostrazioni dei teoremi matematici) e non è difficile capire che l’angelo caduto è il diavolo, comunque lo si voglia chiamare: Satana, nella sua arroganza, sfida Dio nel suo stesso Paradiso, contro cui muove guerra. L’esito è quello di essere espulso dal Regno dei Cieli per precipitare in terra.
Vi ho fatto la premessa dell’opera da cui è tratto questo progetto artistico affinché almeno voi, viaggiatori di Lallero, non restiate scioccati dal vedere una statua dedicata a Lucifero in una piazza che sta a 666 metri sul livello del mare! Eh sì… fino all’ultimo ho creduto che fosse una leggenda metropolitana, finché non ho estratto il cellulare e ho visto l’altimetro… se non ci credete, guardate questo video.
Puerta de Dante
Oltre la Rosaleda, nel versante opposto ripetto alle tre porte che vi ho descritto sopra, c’è una porta che dovrebbe starci molto cara in quanto italiani, quantomeno per l’omaggio che Madrid ha fatto a un nostro connazionale: si tratta della Porta di Dante, che affaccia direttamente sul quartiere Retiro.
Fu inaugurata nel 1969 e pone in mostra un pannello di bronzo di 5 metri per 2,2 realizzato da Angelo Biancini. Al centro fa bella mostra di sé il sommo poeta, Dante Alighieri, mentre alla sua destra ci sono scene ispirate alla Divina Commedia. Sulla sinistra, invece, sono rappresentati paesaggi di città italiane.
Bosque de los Ausentes
Non molto distante dalla fontana dell’angelo caduto, andando verso Calle de Alfonso XII, vicino all’area sportiva c’e il cosiddetto Bosco degli Scomparsi, una collinetta artificiale che ha la funzione di monumento in ricordo delle 191 vittime degli attentati dell’11 marzo 2004 e dell’agente ucciso dai sette kamikaze che si fecero esplodere il 3 aprile 2004.
Sebbene questi abbiano dato l’impulso alla costruzione del memoriale, quando il re Juan Carlos I e la regina Sofia lo inaugurarono, nel 2005, vollero che fosse apposta una targa in ricordo di tutte le vittime del terrorismo.
