L’angolo degli Otaku
Dillo con i Kanji
I kanji che si utilizzano per scrivere il nome della città di Himeji sono due e – preparatevi psicologicamente – non sono per niente facili!
姫 路
姫 – Questo è “Hime” e vuol dire “principessa”.
路 – Questo è “Michi“, ovvero “strada”.
Non so dirvi se sia nato prima il nome della città o il mito della principessa Senhime, detta Sen, figlia di Tokugawa Hidetada e nipote del più celebre Ieyasu che venne data in sposa a Toyotomi Hideyori, figlio di Hideyoshi. Eh, sì! Il castello che sembra una principessa in attesa su un’altura ospitò la principessa Sen dopo la morte del marito avvenuta nel castello di Osaka a seguito dell’assedio condotto proprio da suo nonno.
La figura di Sen, la principessa sfortunata, è ancora oggi conosciuta e ricordata nella tradizione popolare giapponese.
A volte la troverete scritta 姫 路 市, dove Himeji resta tale, ma il terzo kanji (“shi“) ha il significato di “città”.
Himeji-shi, ovvero la “città di Himeji“, ospita l’Himeji-Jō, ovvero il “castello di Himeji” (姫 路 城). In questo secondo caso, il terzo kanji che troverete sarà:
城 – il suo nome è “shiro” (しろ) e significa “castello“. Quando l’ideogramma è la parte finale di un’altra parola, viene letto “jō“, come nel caso dei nomi dei castelli.
Come un airone bianco sulla roccia
Comincio col fare coming out: mi sono fermato a Himeji solo qualche ora lungo il tragitto che da Osaka mi portava a Hiroshima: arrivare a vedere il Memoriale della Pace prima di traghettare verso l’isola di Miyajima era imperativo, ma non potevo superare questo posto senza scendere dallo Shinkansen per una visita al Castello dell’Airone Bianco. Il Castello Himeji-jo viene appellato in questo modo (il termine giapponese Shirasagijō significa proprio “airone bianco”) perché, in effetti, ricorda l’elegante uccello quando posa impettito su un masso: il corpo principale è alto cinque piani ed è costruito su mura fortificate circondate da un fossato. Attorno al maschio centrale (tenshū) ci sono altre tre torri più piccole. Tetti arcuati, finestre, feritoie e piccoli oblò erano realizzati per scagliare frecce ai nemici lontani o gettare deterrenti sui nemici arrivati alla base delle mura: era una fortezza inespugnabile he riempiva di orgoglio e prestigio il daimyo che lo possedeva.
Siamo all’inizio dell’epoca Muromachi, quando decade lo shogunato del clan Minamoto e ascende al potere lo shogunato del clan Ashikaga. Il clan Akamatsu, che combatté al fianco del principe Morinaga, venne ricompensato con le terre della provincia di Harima, dove Akamatsu Norimura, nel 1333, fondò la futura città di Himeji. Andando incontro al periodo Sengoku, ovvero “degli stati belligeranti“, era imperativo dotare la città di un forte per respingere gli attacchi degli altri daimyo e quindi venne costruita una fortezza sul monte Himeyama.
Una ristrutturazione del 1346 la trasformò nel castello di Himeyama.
Quando la provincia di Harima passò nelle mani del clan Kuroda, ci fu un’ulteriore trasformazione della struttura che, nel 1561, divenne finalmente il castello di Himeji (nel nome, ma non ancora nella maestosità odierna).
Tra il 1580 e il 1581, a far costruire una torre di 3 piani e quindi a regalare un primo slancio verso il cielo al castello, fu nientemeno che Toyotomi Hideyoshi, il secondo dei “tre grandi unificatori” del periodo Azuchi-Momoyama, l’unico che non divenne shogun a causa delle umili origini.
Si va avanti col tempo e arriva il terzo unificatore, Tokugawa Ieyasu che, con la battaglia di Sekigahara del 1600, diventa lo shogun incontrastato del Giappone unificato. Fu Ieyasu a donare provincia e castello al daimyo Ikeda Terumasa, che tra il 1601 e il 1609 ampliò e irrobustì l’edificio realizzando il maschio a 6 piani e 3 fossati rendendolo, di fatto, inattaccabile. Fu probabilmente per questo motivo che, tra il 1614 e il 1615, Iayesu lo utilizzò come base per lanciare l’assedio di Osaka, dove il suo rivale Toyotomi Hideyoshi si era barricato nell’altrettanto imponente e protetto castello di Osaka.
Nel 1868, all’inizio della Restaurazione Meiji, il nuovo governo giapponese ordinò di preservare la struttura liberandola dagli attuali abitanti e, nel 1871, venne comprato dallo stato per 23 YEN.
Come sia rimasto illeso passando attraverso gli eventi degli anni successivi è un mistero. Si narra addirittura che, mentre tutto d’intorno vi fu distruzione a causa dei bombardamenti, una bomba che cadde nel complesso non esplose.
Nel 1956, sotto l’imperatore Hirohito, ne venne ordinato il restauro architettonico volto a preservare le strutture portanti e a farne un museo visitabile. Nel dicembre 1993 l’UNESCO iscrisse il castello nella lista dei Patrimoni dell’Umanità.
Una tra le tante curiosità: se il tuo cellulare ti permette di ingrandire molto un dettaglio senza perdere in definizione, allora prova a inquadrare le tegole in alto: se riesci a scorgere il motivo della farfalla, avrai trovato il simbolo di Ikeda Terumasa, il Daimyo che ha trasformato il Castello di Himeji nello splendore che ancora oggi lo rende “uno dei 3 castelli più belli del Giappone“.
La scheda della città
- Nome: Himeji-shi – 姫路市
- Regione: Kansai
- Prefettura: Hyōgo
- Superficie: 534,27 km²
- Abitanti: 536.170 (dati 2024)
- Densità: 1.003,14 ab./km²
- Altitudine: 30-40 mslm
- Gemellaggi: Adelaide (Australia), Changwon (Sud Corea), Charleroi (Belgio), Curitiba (Brasile), Phoenix (USA), Taiyuan (Cina), Castello di Chantilly (Francia)
Premesso che il castello svetta nel panorama della città ed è impossibile non vederlo una volta usciti dalla stazione di Himeji, per raggiungerlo è necessario percorrere la strada Otemae-dori per una ventina di minuti sempre nella stessa direzione. La strada è ampia e alberata e ogni tanto presenta traverse in cui hanno sede negozietti di artigianato locale e ristoranti. Lungo il tragitto vedrete delle statue in bronzo di vari artisti, tra cui alcune molto interessanti per i soggetti rappresentati. Occhio anche ai tombini, che, come nel resto del Giappone, presentano dei temi personalizzati.
Alla fine del viale c’è il ponte che permette di attraversare il fossato per entrare nelle mura della fortezza. Il parco è ampio e ben curati, ma niente di speciale. A dominare la scena, chiaramente, è il castello nel suo complesso: oltre al corpo centrale, infatti, spiccano anche le torri di guardia e altri edifici che si ergono dalle mura interne.
Per la visita al castello, se non andate di corsa, mettete in conto un paio d’ore.
Accanto al castello, nel comprensorio del parco che lo circonda, c’è anche la possibilità di ammirare un complesso di abitazioni ricostruite in stile Edo sul modello delle case in cui alloggiavano i samurai della corte del daimyo. Si chiama Koko-en e comprende 9 abitazioni all’interno di un ambiente naturale curato nei minimi particolari con siepi, alberi potati in modo particolare, piccole cascate e laghetti con le carpe koi.
Considerate che, se vi sembra familiare, potreste aver visto uno dei film che vi sono stati girati.
Shoshazan Engyō-ji
Un altro luogo di interesse di Himeji è il tempio buddista Shoshazan Engyō-ji, fondato dal monaco Shoku Shonin nel 966. Il prete buddista narrò di aver ricevuto la richiesta alla costruzione del tempio da Mañjuśrī, la divinità considerata il principio della saggezza di tutti i Budda.
Col tempo, tutti coloro che volevano essere purificati avrebbero intrapreso il pellegrinaggio verso il monte. Le cronache riferiscono che persino l’imperatore Go-Daigo fece sosta qui.
Per onestà vi dico che non sono riuscito a vederlo per via del poco tempo a disposizione (non pensavo che la bellezza del castello mi avrebbe portato via più del previsto tra foto e video) e perché è piuttosto distante dalla stazione, ovvero da 30 a 50 minuti in bus. Se voleste andarci, comunque, i bus partono tutti dal piazzale davanti alla stazione, in Otemase st.
Himeji Kōko-en
Se aveste deciso di restare un po’ di più a Himeji, c’è un giardino giapponese molto bello che si raggiunge uscendo dalla porta d’ingresso alle mura, andando verso destra e seguendo il perimetro del fossato: si tratta dei giardini Kōko-en, un complesso di 9 ambienti che occupano 3 ettari e mezzo, con laghetti, cascate e una casa da té.
Non fantasticate sulla storia di questo posto: anche se in stile tradizionale, fu realizzato nel 1992 per celebrare i 100 anni dalla fondazione del comune i Himeji.
Collegamenti
Himeji è facilmente raggiungibile con i treni da Kobe, Osaka (in media 67 minuti), Kyoto (73 minuti), Nara e Hiroshima. Si può optare per la linea JR delle ferrovie locali oppure, in modo più veloce, per i treni Shinkansen (37 minuti da Shin-Osaka e 45 minuti da Kyoto).
Le stazioni principali sono la JR Himeji Station (dove transitano gli Shinkansen) e la Sanyo-Himeji Station, poco distanti tra loro.
C’è anche la possibilità dei bus notturni da Tokyo, ma il viaggio è di circa 10 ore (partenze da Shibuya Mark City o dalla stazione dei bus di Shinjuku).
Per quei pochi folli che decidono di viaggiare in auto, Himeji si trova lungo l’autostrada Sanyō e la strada statale 2. Le strade principali della città sono larghe e c’è un ampio parcheggio proprio di fronte all’ingresso del parco del castello.
Yukata Matsuri
Nella tradizione giapponese, i matsuri (祭り) sono i festival che si celebrano specialmente in estate e traggono le proprie origini nelle processioni, nelle danze e negli eventi che celebravano le antiche divinità shintoiste.
A Himeji, verso la fine di giugno, c’è un matsuri che potremmo definire storico perché si celebra dai tempi di Sakakibara Masamine, che divenne signore di Himeji dal 1732. L’oggetto della festa è lo è lo yukata, il tradizionale abito in cotone che risale al periodo Heian (794-1185), quando i nobili lo indossavano dopo il bagno: in effetti il termine “yucata” vuol dire proprio “abito da bagno”. Dal periodo Edo, però, venne indossato anche dai nobili e pian piano si trasformò in un abito estivo, più comodo del kimono, utilizzato anche per uscire di casa.
La leggenda narra che, dovendo presenziare all’apertura del Santuario Osakabe senza troppo preavviso, la popolazione non aveva il tempo di preparare o acquistare un kimono, quindi Masamine diede loro il permesso di presentarsi con la veste più informale. Ogni anno, migliaia di persone di riuniscono presso lo stesso santuario per sfilare indossando ogni genere e fantasia di yucata e le vie del centro di Himeji si animano di bancarelle e diventano luogo di passeggio e divertimento, come nella migliore tradizione di un matsuri.

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