Il Castello di Osaka

Ōsaka-jō

Il castello di Toyotomi Hideyoshi

by Nemo
L’angolo degli Otaku

Dillo con i Kanji


Se cercate il castello di Osaka (Ōsaka-jō) nelle mappe con i nomi originali, troverete questa dicitura:

大  阪  城

大阪 – Per i primi due kanji, vi rimando alla pagina principale di Osaka, dove vi racconto come vanno interpretati.

– Questo terzo kanji, invece, è facile da trovare dopo il nome delle fortezze militari: il suo nome è “shiro” (しろ) e significa proprio “castello” (non confondetevi con “bianco”, che ha la stessa pronuncia ma kanji differente).  Quando l’ideogramma è la parte finale di un’altra parola, viene letto “jō“, come nel caso dei nomi dei castelli.
Con il medesimo kanji si scrive la parola “Gusuku” che, nella lingua di Okinawa, significa sempre “castello” o “fortezza”.

Il tuo viaggio inizia da qui!

Non mi stancherò di ripeterlo: se vuoi capire il Giappone non puoi affidarti solo al sushi, agli shinkansen e al J-pop, ma devi anzitutto immergerti nella sua storia! La visita di Ōsaka, quindi, non può che partire dal suo storico castello!

Il Castello di Ōsaka, o Ōsaka-jō, si trova nel distretto di Chūō-ku e rappresenta uno degli edifici storici più belli e rappresentativi dell’epoca dell’unificazione del Giappone: è uno dei pochi luoghi le cui vicende toccano le vite di tutti e 3 i grandi unificatori.
La fermata metro più vicina è Ōsaka-jō Kōen (ovvero “Parco del Castello di Ōsaka) della Loop Line, ma a seconda del tuo punto di partenza, potrebbero convenirti anche altre fermate della Chuo Line e della Tanimachi Line, quindi il consiglio è di affidarti alle sapienti istruzioni di qualche APP che ti tracci la via più breve. Cinque minuti a piedi e sei al fossato.
Metti in conto almeno un paio d’ore per la visita poiché, all’interno delle mura, troverai il castello, il Reliquiario Toyokuni, dedicato a Toyotomi Hideyoshi e il parco (koen) con numerosi scorci, alberi e passeggiate tra i due fossati. Spendendo qualche yen (quando sono andato io erano 200) puoi accedere al Nishinomaru Garden, che però rende maggiormente durante la fioritura o l’autunno, mentre resta un po’ più anonimo in piena estate, sebbene offra ai fotografi degli splendidi scorci del castello in una cornice naturalistica.
Il parco ospita anche la grande arena coperta Ōsaka-jō Hall, nella quale è possibile accedere a concerti ed eventi, oltre a due campi da baseball e allo spazio fieristico Sun Square.
Sul lato dell’Otemon Gate, nell’angolo a sud-ovest del parco, troverete i bagni e, dall’altra parte della strada, la futuristica architettura del Museo di Storia di Ōsaka e della sala per concerti della Nippon Hōsō Kyōkai, meglio conocsciuta con l’acronimo NHK, ovvero il servizio pubblico radiotelevisivo giapponese.

Ishigaki del fossato esterno
Ishigaki del fossato esterno
Il castello sul "grande pendio"
Il castello sul "grande pendio"
L'albero di Canfora piantati da Hideyoshi
L'albero di Canfora piantati da Hideyoshi
Dettagli dell'Osaka-jo
Dettagli dell'Osaka-jo
Statua di Toyotomi Hideyoshi
Statua di Toyotomi Hideyoshi
Hokoku Shrine, dentro le mura.
Hokoku Shrine, dentro le mura.

Un po’ di storia…

Le forme e i colori inconfondibili del Castello di Ōsaka svettano al di sopra del panorama circostante poiché, come vuole la tradizione dei castelli, fu costruito nel punto più alto, su una base rialzata e privilegiata in caso di attacco dei nemici, che si sarebbero trovati a dover superare i maru o kuruwa, ovvero i cortili e le cinte murarie concentriche intervallate da terrapieni, fossati e mura in pietra.
Sono proprio le mura che scendono nelle acque calme del fossato più esterno ad accogliere noi turisti e a offrire i primi splendidi scorci da fotografare.
Il pendio che circonda il castello, però, merita un commento dedicato: è proprio quel “grande pendio” che dà il nome alla città di Ōsaka… o meglio, alla sua antenata Naniwa. Su quell’altura, in posizione privilegiata, la setta Ikkō-Ikki vi costruì il proprio tempio principale chiamato Ishiyama Hongan-ji.
Gli Ikki erano monaci buddisti e sacerdoti shintoisti che, fomentando i nobili e i contadini, si opponevano al governo dei daimyō durante il periodo Sengoku (conosciuto anche come il “periodo degli Stati Belligeranti“, tra il XV e il XVI secolo). Il loro credo era rivolto all’Amitabha Buddha che rappresentava l’uguaglianza di tutti i credenti di fronte alla salvezza, meglio conosciuta come la corrente della Terra Pura.

Dal 1532 l’Ishiyama Hongan-ji divenne una roccaforte considerata impenetrabile per la sua posizione e per le sue forze di difesa: si racconta, infatti, che bastasse il suono delle sue campane per convocare in battaglia oltre 10.000 monaci.
A distruggere questo mito fu il primo dei 3 unificatori, Oda Nobunaga, che assediò la roccaforte per ben 11 anni costringendo i monaci alla resa solo nel 1580. Prima di arrendersi, gli sconfitti distrussero tutto.

Tre anni dopo fu Toyotomi Hideyoshi, il secondo unificatore, ad avviare la costruzione di un castello nel luogo che era stato occupato dal tempio: nacque così, nel Periodo Azuchi-Momoyama, la prima versione dell’Ōsaka-jo.

Premetto subito che si tratta di una copia in cemento e che oggi ospita un museo: questa cosa mi ha contrariato non poco (altre ricostruzioni di fortezze e castelli in Giappone hanno comunque rispettato le tecniche originali, come è avvenuto per Hiroshima e Kanazawa) e non mi ha invogliato a visitare il castello dedicando quel tempo ad altre attrazioni: lo stile con cui è stato riprodotto è spettacolare, ma ripeto che è in cemento! Sono quasi certo che Hideyoshi sarebbe molto deluso dalla scelta!
Resta il fatto, però,  che il solo stare in questo luogo regala delle forti emozioni: qui hanno mosso i propri passi e ordito le loro trame personaggi storici, quasi leggendari (molti dei quali, non mi vergogno a dirlo, li conosco perché sono protagonisti di serie tv e anime).

Hideyoshi voleva un castello che fosse ispirato a quello di Oda Nobunaga ma che fosse più imponente, e infatti lo completerà solo nel 1598, anno della sua morte. La “proprietà” va in eredità al figlio Hideyori, ma a quel punto è guerra aperta con Tokugawa Ieyasu che, dopo aver unificato il Giappone con la battaglia di Sekigahara, inizia l’assedio di Osaka espugnando il castello nel 1615.
Il castello passa ai Tokugawa e diventa la reggia del secondo shōgun, Hidetada. Questi prosegue con l’ampliamento rendendolo ancora più grande e maestoso.

Purtroppo, la storia è inclemente con le opere d’arte e, durante la Restaurazione Meijigran parte del castello viene bruciata a seguito degli scontri civili. In seguito, sarà adibito a caserma.
Nel 1945, i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale danneggiano ulteriormente la struttura.

Dal 1997 al 2019 si procede alla restaurazione, con le contraddizioni che vi ho già riportato sopra: oltre alla struttura in cemento, sono stati aggiunti gli ascensori e l’ultimo piano è diventato una sorta di osservatorio panoramico. Gli spazi interni, per quanto efficienti e con un museo interessante, non ricordano più quelli del glorioso castello Giapponese che ebbe i suoi fasti nel periodo Edo.

Passeggiare nel parco Ōsaka-jō koen, però, è un’esperienza da fare assolutamente! Le atmosfere sono quelle d’altri tempi, nonostante la folla, e mette allegria vedere come gli abitanti di Osaka utilizzino questo sito storico per pic nic, relax con gli amici e altri momenti inseriti nella loro vita quotidiana.
Eppure, qui si scrisse una storia piena di tradimenti e sotterfugi che, però, portò alla nascita del Giappone: guardando queste mura e i tetti ricurvi non si può non pensare che fu in questo castello che si riuniva il cosiddetto Consiglio dei Cinque Reggenti, che Hideyoshi aveva istituito per occuparsi delle questioni dell’impero fintanto che suo figlio Hideyori non avesse compiuto la maggiore età, affidandolo ai suoi fidati daimyo, come Tokugawa Ieyasu. E fu sempre qui che Hideyori, sconfitto proprio da Ieyasu, eseguì il seppuku nel 1615.

Visita guidata

Se stai accedendo al parco che circonda il castello dall’ingresso sud-occidentale (ovvero dal lato del museo di storia di Ōsaka), troverai ad accoglierti la mappa del sito per poterti orientare. Sei arrivato al luogo che fu campo di battaglia per l’assedio di circa 4 secoli fa. Un piccolo minimarket circolare ospita uno dei molti bagni disponibili nel parco e, camminando lungo la sponda meridionale del fossato esterno, incontrerai la Kyoikuto, conosciuta anche come Educaton Tower: una torre costruita nel 2011 per commemorare gli studenti che persero la vita a causa del tifone che colpì Osaka nel 1934. Con un po’ di tempo a disposizione, potresti fare un giro panoramico sul pulmino turistico, altrimenti procedi ad attraversare il ponte che porta all’Otemon Gate, la prima delle porte da varcare per superare le mura.

Se hai visto la miniserie “Shogun” su Disney+, questa struttura non dovrebbe risultarti sconosciuta: appena varcata la prima porta sarai in un cortile rettangolare da cui si esce attraverso una seconda porta sulla sinistra. La costruzione che, disegnando una “L” ingloba la seconda porta e si unisce alle mura esterne per chiudere a scrigno il cortile di passaggio si chiama Tamon-Yagura (多聞櫓) e venne realizzato nel 1628 come difesa e controllo rispetto agli ingressi e alle uscite dal castello. Tamon, infatti, ha il significato del “mettersi in ascolto” mentre Yamon significa “torretta”. I camminamenti protetti che si trovano sulla cima delle mura del Tamon-Yagura permettevano ai soldati di osservare visitatori e messaggeri che si presentano alla porta per intervenire in caso di pericolo. Non sentirti in soggezione, quindi, ma sappi che in altri tempi attraversando il cortile saresti stato sotto la mira diretta degli arcieri posizionati sopra e intorno a te.

Varcata la seconda porta, sulla sinistra, c’è la torretta di avvistamento esterno Sengan-Yagura: è una delle parti più antiche del castello e si narra addirittura che lo stesso Oda Nobunaga, durante l’assedio, fu ferito da una freccia scagliata da quella torretta. Arrabbiato, promise “sen-gan-mon” a chi l’avesse espugnata. Si dibatte ancora su cosa avesse effettivamente promesso: “sen” significa “mille” e il kanmon era un’antica moneta giapponese, ma si pensa anche che “kan” potesse essere una misura di “peso” equivalente a 3,75 chilogrammi , portando l’offerta a circa 3,75 tonnellate di mon. L’unica cosa certa è che, quando venne ricostruito il castello e fu restaurata la torretta, i termini “sen” e “gan“, abbinati al termine Yagura (che vuol sempre dire “torretta”) definirono il nome della costruzione.

Da questo momento il sentiero è abbastanza obbligato e devi solo seguire il flusso di gente. Sulla sinistra, prima di arrivare alla seconda porta, c’è l’ingresso dei giardini Nishinomaru. Si pagano circa 200 yen per entrare ma, sebbene la spesa sia irrisoria, ci sono molto altri giardini che vale la pena visitare, quindi puoi procedere oltre senza sentirti troppo in colpa. Acquistano valore durante l’autunno (Momijigari) e la primavera (Hanami) per fare un po’ di foto suggestive al castello immerso nei colori unici del foliage dei circa 600 alberi presenti.

Proseguendo, sulla destra, il primo di due torii in pietra segna l’accesso al santuario in memoria di Toyotomi Hideyoshi, ma per questo ti rimando al box in pagina, in cui troverai alcune informazioni per la visita.
Di fronte, dall’altra parte della strada, un ponte porta al Sakuramon Gate, la porta che permette di accedere alla cerchia più interna delle mura. Se il nome del cancello ti ricorda i “sakura”, ovvero gli alberi i ciliegio tipici del Giappone, non stai sbagliando: questo cancello, in origine, era stato posto da Hideyoshi nei pressi di una fila di alberi di ciliegio. Quando Tokugawa Ieyasu ristrutturò e ampliò il castello, spostò il cancello nell’attuale posizione mantenendone il nome sebbene gli alberi non ci fossero più.

Subito dopo la porta c’è il temizuya, ovvero la fonte tipica dei santuari attraverso la cui acqua dovrai purificare il corpo e la mente prima di presentarti al cospetto della divinità: raccogli l’acqua con il mestolo e sciacqua mani e bocca. Questo è uno dei 5 pozzi originali del castello: immagina pure che i tuoi gesti sono stati fatti secoli prima dai soldati e dagli abitanti di questo luogo.
Se ora guardi di fronte a te vedrai i resti di un enorme muro. Osserva bene e ti accorgerai che si tratta di un unico blocco: è la pietra chiamata Takoishi, la più grande utilizzata per realizzare il muro di cinta. Misura 5,5 metri di altezza, 12 metri di larghezza e pesa 108 tonnellate. Si narra che il nome “Takoishi” derivi dal fatto che con la pioggia vi compaiano dei segni che ricordano un polipo.

Girando l’angolo, sarai finalmente nella spianata del Castello di Ōsaka.
Ci sono alcuni elementi accessori che, preso dalla maestà del mastio principale potresti non notare:

  • nascosti tra gli alberi, a ridosso delle mura d’ingresso, ci sono i bagni, sempre puliti ed efficienti (te lo dico subito dove sono, così la visita sarà più serena);
  • al centro della piazza c’è una “capsula del tempo“, interrata durante l’Expo del 1970 e destinata a essere riaperta nel 6970;
  • sulla sinistra c’è un giardino giapponese;
  • prima dei gazebo della biglietteria c’è un grande albero di canfora pluri-secolare: secondo la tradizione, si tratta dell’albero che lo stesso Hideyoshi piantò all’interno del castello durante la sua costruzione e che bruciò nel grande incendio della Restaurazione Meiji. Il tenente generale Matatsugu Ogawa, comandante della 4a divisione dell’esercito volle ripiantarlo nel 1899 nella posizione attuale;
  • sotto le fronde dell’albero di canfora c’è una pietra memoriale dedicata a Hideyoshi;
  • sotto le mura del castello c’è una delle cosiddette “pietre sfortunate“, ovvero di quelle pietre che erano state tagliate e trasportate a Ōsaka dai daimyo per la ricostruzione del castello ma non arrivarono in tempo oppure erano ti troppo e non vennero usate. Ogni pietra aveva inciso lo stemma della famiglia che l’aveva donata, quindi puoi divertirti a cercarli.

Finalmente si arriva al Castello di Ōsaka, il vero protagonista di questo luogo. Puoi girarci intorno e fotografarne i particolari dalle diverse angolazioni. Per la visita devi metterti in fila: oltre al prezzo pieno c’è una tariffa scontata (poco, a dire il vero) per i possessori di JR Pass.
Come ho avuto modo di sottolineare più volte in questa pagina, il castello, purtroppo, non è più quello originale, benché sia stato ricostruito nel rispetto delle sue forme, dei dettagli e dei colori. Il mastio centrale, ad esempio, è una ricostruzione del 1931, gravemente danneggiata durante l’ultima guerra e ristrutturata nel 1997. Il materiale e le tecniche d’architettura utilizzate non sono quelli originali: la maggior parte della struttura è in cemento, sono stati aggiunti degli ascensori e gli ambienti interni sono stati riadattati per ospitare un museo.
Il 7° piano è interamente dedicato alla vita di Toyotomi Hideyoshi.
Dall’8° piano è possibile ammirare una splendida vista della città, grazie alla posizione rialzata dell’edificio rispetto al circondario.

E direttamente dal castello di Ōsaka, ecco per voi un racconto della tradizione popolare giapponese in cui, grazie al pretesto di voler far cantare un uccellino nei giardini imperiali, scopriamo il carattere dei tre grandi unificatori del Giappone: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu.
Se vi chiedete perché a un certo punto l’audio cominci a fare schifo, vuol dire che non avete letto il Diario di Viaggio n questa pagina!

Davanti all'Otemon Gate
Davanti all'Otemon Gate
Oltre il Sakuramon Gate c'è il castello
Oltre il Sakuramon Gate c'è il castello

Lallero.itAttenti ai corvi!

Diario di Viaggio


Come ti ho detto precedentemente, non sono entrato a visitare il castello perché la ricostruzione ha mantenuto l’aspetto esterno coerente ma ha stravolto gli interni. Avendo un solo giorno a disposizione, ho preferito piuttosto dedicarlo a fare foto e riprese di questo splendido luogo da diverse angolazioni.
Alle spalle del castello, ad esempio, c’è una ripida scalinata sotto gli alberi che offre una piccola oasi tra l’Ōsaka-jo, da un lato, e i grattacieli della città moderna, dall’altro. Qui ho deciso di girare il video in cui vi racconto la storiella dei 3 unificatori e dell’uccellino, che potete trovare in questa pagina. I più attenti noteranno che a un certo punto, sul finire, l’audio peggiora improvvisamente.

Per la spiegazione, devo fare un passo indietro e parlarvi di una presenza importante che avevo completamente tralasciato: immagina di essere in un film di Hayao Miyazaki, in uno di quegli ambienti fantastici e surreali a cui ci ha abituato, e di sentirti… osservato. Senti delle voci che borbottano tutto intorno e a tratti sembrano ridere di te. Ti giri, ma non vedi nessuno. Eppure li senti. Sai che ci sono… ma non li vedi fin quando una delle loro ombre non ti sorvola.
Solo a quel punto realizzi di essere completamente circondato da corvi neri di una dimensione inquietante… non come Howl quando si trasforma e vola via dal Castello Errante, ma abbastanza minacciosi da ricordare i parrocchetti de Il Ragazzo e l’Airone.

Inutile dire che sono ovunque, ti scrutano, ti seguono e fanno un casino che ti viene da alzare la voce per sovrastare i loro versi, che a tratti sembrano umani, come se un gruppo di vecchietti su una panchina dietro di te ti stia continuamente a rimproverare. Non so se si tratti dei “corvi imperiali”, ma credo che non siano qui per caso.

Nell’arte giapponese sia il corvo che l’airone sono due protagonisti di rilievo: si contrappongono come il male e il bene, oscuro e minaccioso il primo, solare ed elegante il secondo. Eppure c’è un antico detto giapponese secondo cui

un corvo ha il canto stridulo ma il cuore buono”.

Che siano, quindi, uccellacci del malaugurio o fieri guardiani dell’imperatore, lo lascio decidere a te.
Io, se li prendo, li spiumo di brutto!
Sì, perché mentre ero intento a riprendermi con lo sfondo del castello, hanno pensato bene di fiondarsi in blocco sui rami dell’albero che mi stava proteggendo dalla pioggia. Il loro “leggerissimo” peso e le loro movenze “aggraziate” hanno fatto sì che una secchiata d’acqua si riversasse su di me e sul mio cellulare: le registrazioni – da quel momento in poi – sembrano effettuate dal fondo di una piscina! 🙁

I grandi corvi appostati su ogni spigolo del castello
I grandi corvi appostati su ogni spigolo del castello

Il santuario Hōkoku (Hōkoku-jinja)

Il piccolo santuario shintoista posto di rimpetto alla porta Sakuramon non spicca per fasti o edifici imponenti ma merita un po’ del tuo tempo: vale la pena passare sotto i suoi due torii in pietra e fermarsi qualche minuto in quest’oasi di pace e silenzio (sempre che non becchi la comitiva di qualche tour che decide di fare la foto di gruppo: in quel caso scordati il silenzio). Tra i due torii, a darti il benvenuto, troverai nientemeno che Toyotomi Hideyoshi, la cui storia è intrecciata con quella della città di Ōsaka e con il suo iconico castello.

È doverosa una disambiguazione: se cercherai nel web il nome Hōkoku, verrai spesso reindirizzato verso altre località, come Kyōto o Nagoya e il nome si alternerà a quello del tempio Toyokuni. La spiegazione sta nel fatto che i due nomi sono pronunce diverse degli stessi kanji (豊國), ma il secondo termine viene utilizzato principalmente per indicare un gruppo di santuari sparsi dedicati al “kempaku Hideyoshi“. Il termine “kempaku” stava a indicare un “reggente” e Hydeyoshi dovette accontentarsi di esso non potendo aspirare al titolo di shogun a causa delle proprie origini non nobiliari.
I santuari Hōkoku/Toyokuni si trovano a Osaka, Kyoto, Nagoya, Kanazawa e Itsukushima (prefettura di Hiroshima).
Molto probabilmente, tutto ciò è spiegato nel sito web ufficiale del santuario (osaka-hokokujinja.org) ma sarà difficile capirlo fintanto che non verrà sviluppata una pagina di traduzione dai kanji… ti suggerisco, però, di farci lo stesso un giro virtuale perché, nonostante sia incomprensibile a chi non parla il giapponese, è veramente molto bello dal punto di vista grafico. Navigando tra i link, se sarai fortunato, ti capiterà di imbatterti in brevi frasi in inglese che spiegano il contesto, quindi apprezziamo lo sforzo dei monaci!

Superata la statua alta 5,5 metri e fatte le foto di rito, il secondo torii immette sulla piccola spianata su cui si affacciano gli edifici del santuario. A volerne la costruzione fu l’Imperatore Meiji (1867 – 1912) nel 1879 per onorare gli sforzi di unificazione di Hideyoshi. Oltre a lui, anche gli altri discendenti della famiglia Toyotomi, Hideyori e Hidenga, sono sepolti nel tempio e venerati come divinità. Originariamente, la struttura era stata costruita a Nakanoshima, la stretta isola fluviale di circa 50 ettari lunga circa 3 km situata nel centro di Ōsaka e, nel 1961, trasferita nella posizione attuale.

Oltre a essere una location ambita per la celebrazione dei matrimoni, il tempio è visitato dai fedeli per pregare e chiedere la fortuna e il successo. In molti si rivolgono ai monaci per ottenere l’amuleto Sennari-hyotan.
Riguardo agli amuleti e ai simboli religiosi, puoi vedere in questa pagina gli omamori (amuleti, per lo più in stoffa, legati a uno specifico desiderio) disponibili nel negozietto alla destra dell’ingresso.
Sulla sinistra, invece, troverai un luogo di preghiera che, quando sono stato in visita, era pieno di campanelle in vetro colorato associate alle intenzioni dei fedeli: oltre a tintinnare col vento, il sole creava giochi di luce molto suggestivi.

Il Santuario Hokoku
Il Santuario Hokoku
Le guide volontarie di Osaka
Le guide volontarie di Osaka

La guida che non ti aspetti

All’ingresso del castello, presso la porta Otemon, potresti essere avvicinato da simpatici e arzilli vecchietti col fratino che ti chiedono se vuoi avere qualche informazione sul luogo in cui ti trovi.
Niente paura: approfitta di questo privilegio che non stento a definire “unico” nel suo genere!
In molte parti del Giappone, infatti, puoi trovare gruppetti di persone anziane che, anziché andare a rompere l’anima agli operai dei cantieri del Giubileo, indossano il fratino del “Volunteer Guide” e, in modo del tutto gratuito e cordiale, si offrono di raccontarti la storia e le curiosità di un’attrazione. A volte l’inglese lascia a desiderare, ma si aiutano con pacchetti di fotografie e libretti.
Consiglio di blogger: non lasciarteli sfuggire! Ti regaleranno una piacevole mezz’ora facendoti sentire tutta l’accoglienza di cui è capace il popolo giapponese.

Davanti al castello di Osaka

33 comments

Herbert1499 2025-09-30 - 10:37 Reply
Nicole3497 2025-09-27 - 14:08 Reply
Kimberly1477 2025-09-18 - 20:50 Reply
Alma3363 2025-09-09 - 16:07 Reply
Harley3172 2025-08-29 - 06:28 Reply
Heath879 2025-08-28 - 07:31 Reply
Simon2317 2025-08-21 - 01:57 Reply
Daisy290 2025-08-01 - 21:52 Reply
Theo4849 2025-07-28 - 10:37 Reply
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