Hauganes

I pacchetti piccoli celano i diamanti

by Nemo

Tutti sul molo di Hauganes!

Il nome “Hauganes” significa “penisola del tumulo“. Se avete aperto una mappa per cercare questo villaggio nel nord dell’Islanda, sono certo che la domanda vi starà già rimbalzando in testa: che cosa diavolo c’è da vedere ad Hauganes?

Effettivamente, si tratta di un piccolo villaggio con 130-140 abitanti.
Vi potrei dire che ad Hauganes, vicino al molo, c’è una finta nave vichinga che nasconde un ristorante specializzato in Baccalà, il Baccala Bar, appunto. Vi assicuro che non è il baccalà che ci dava nonna quando stavamo male e che non andava né su, né giù: dare il nome di “baccalà” al fantastico sapore del pesce fresco che mi hanno servito non è stato per nulla facile!
In realtà, non è un caso che questo ristorante sia qui e che sia una tappa obbligata per gli amanti del genere: l’industria della pesca e della produzione del celebre pesce salato da esportazione è l’attività più importante per il villaggio. Lungo la strada, in estate, è facile vedere delle “rastrelliere” di legno su cui stanno appesi i pesci a essiccare.

Il Baccalà Bar di Hauganes
Il Baccalà Bar di Hauganes
Non chiamatelo baccalà!
Ad Hauganes non chiamatelo baccalà!
Il baccalà steso ad essiccare
Il baccalà steso ad essiccare
La pace del porto di Hauganes nell'Eyjafjörður
La pace del porto di Hauganes nell'Eyjafjörður

Ma non ho lasciato di corsa Akureyri per venire in questa landa sperduta allo scopo di mangiare del baccalà!
Sarà stata la fama degli Hot Tubs? Elvar, il fondatore del Baccalá Bar, ha posizionato due vasche idromassaggio (nere, da cui il nome) sopra la spiaggia sulla sponda del fiordo.
Mmmmm… no! Decisamente neanche questa è la ragione che mi ha portato qui!

So che da Hauganes è possibile raggiungere l’isola di Grimsey, l’unico pezzetto di Islanda oltre il Circolo Polare Artico… ma anche in questo caso, avrei potuto recarmi nella più vicina e più fornita Húsavík.

Sveliamo l’arcano, che molti di voi avranno intuito guardando la foto di copertina di questo articolo: ad Hauganes c’è una delle più rinomate compagnie di Whale Watching del nord Islanda (se non di tutta l’isola). Non vi nascondo che è cara, ma vi assicuro che, se vi piace questo tipo di esperienza, vale tutti i soldi che spenderete e vi verrà la voglia di tornarci, prima o poi.
La sede è proprio sul porto, in un capannone bianco che dà più l’idea di un magazzino, e si può prenotare in anticipo su diverse app o sul loro sito: whales.is.
Nel tour è incluso:

  • una tuta calda da mettere sopra ai tuoi vestiti per non soffrire il freddo;
  • l’imbarco su un battello a motore (non proprio intimo) per navigare nell’Eyjafjörður;
  • una guida in lingua inglese che spiega dal vivo l’ambiente intorno a noi;
  • l’avvistamento di colonie di uccelli marini, puffin e gli immancabili gabbiani che ti volano ad altezza viso;
  • una sessione di pesca al salmone: se hai come cucinarlo, puoi tenerlo, altrimenti lo ributti in mare;
  • cioccolata calda e dolcetti alla cannella.

Capisco che sia brutto dire che la cosa più bella di Hauganes sia il battello che lascia Hauganes, ma vi assicuro che, già dai primi minuti di navigazione eravamo circondati dagli uccelli marini, i paesaggi spettacolari e un silenzio indescrivibile (più apprezzabile quando il motore della barca rallentava, naturalmente, ma l’alternativa era andare a remi).
Ben presto ci siamo accorti di non essere soli: la barca era circondata da delfini che facevano a gara per attirare la nostra attenzione danzando tra loro e compiendo eleganti salti che increspavano il mare calmo e trasparente.

Ma il pezzo forte, la fonte di un’emozione che non dimenticherò mai, è stata una balenottera che, presa dalla curiosità, di è avvicinata alla barca regalandoci dei passaggi sottobordo e delle immersioni con movimenti eleganti e acrobatici che è difficile descrivere.

Hic et nunc

Diario di viaggio


Qui di seguito troverete qualche foto, ma so già che non renderà l’idea, perché purtroppo per voi (e per fortuna per me) sono di quelli che vogliono vedere l’esperienza con i propri occhi e quindi le foto arrivano dopo, in un secondo tempo… forse.

Inoltre, mi ero reso conto che, per quanto cercassi di stare al passo con le “apparizioni” di quei grandi cetacei, era quasi impossibile seguire uno schema e quindi arrivavo sempre in ritardo (anche perché spesso dovevo cambiare lato della barca e quindi scavalcare gli altri ospiti).

Per queste ragioni, ho deciso di mettere via cellulare e reflex e godermi quella straordinaria danza ai confini del mondo. Quando mi scatta questo istinto, lo chiamo il “qui e ora” (“hic et nunc” in latino), ovvero l’arte di saper stare “dentro il momento” anziché pensare al dopo o alla condivisione. Un po’ dispiace, a posteriori, per non aver riportato troppi ricordi, ma dall’altro lato, quei pochi ricordi sono preziosi perché fanno parte di noi.

La fortuna del principiante nella pesca al salmone
La fortuna del principiante nella pesca al salmone
I delfini ci fanno da scorta
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Si fa annunciare da un geyser personale
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È troppo curiosa per starci lontana!
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Non ci perdono di vista!
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In navigazione nell'Eyjafjörður per il safari fotografico
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