Dove caddero gli dei norreni
Stavolta permettetemi di prenderla alla larga, e precisamente dall’Íslendingabók, Libellus Islandorum (che in italiano suona un po’ come il Libro degli islandesi). Si tratta di una ventina di pagine divise in 10 capitoli per raccontare la storia dell’isola dai suoi albori. A scriverla, basandosi sulla tradizione orale giunta fino al XII secolo, fu il religioso Ari Þorgilsson.
Nelle sue pagine si legge di come, sotto il regno di Harald I di Norvegia, alcuni immigranti provenienti proprio dalla Norvegia diedero il via alla colonizzazione dell’Islanda e, in particolare, di come Ingólfur Arnarson, considerato il primo colonizzatore, costruì la sua fattoria in una baia densa di fumi che chiamò Reykjavík.
La cronaca, poi, racconta di quando gli alþingi (ossia le assemblee generali di tutti i villaggi) si stabilirono a Þingvellir. Fu proprio in una di queste assemblee, intorno all’anno 1000, che il lögsögumaður (colui che, in poesia, declamava le leggi e le regole per tutti… una sorta di governatore) di nome Þorgeir Ljósvetningagoði scelse come religione ufficiale per tutta l’Islanda il Cristianesimo. Il Libro degli Islandesi racconta che, tornando verso casa nel nord dell’isola dopo lo storico consiglio, il lögsögumaður incontrò questa cascata e vi gettò in modo simbolico le statue degli antichi dei norreni di cui era appena cessato il culto (per fare qualche nome, Odino, Thor, Freyr, Jǫrð e Loki).
In ricordo di questo aneddoto, alla cascata venne dato il nome di “Cascata degli dei” o, in islandese, Goðafoss.
Questa leggenda è rappresentata anche su una vetrata della chiesa di Akureyri.
Ancora oggi gli Asatruar, una parte molto piccola della popolazione ancora fedele al paganesimo, si radunano in occasione del solstizio d’estate per festeggiare in questo luogo la Festa della Luce. Il rito è concepito come un atto contrario a quello compiuto dal lögsögumaður (che, sospettano, venne “incoraggiato” da altri interessi ad attuare il cambiamento di religione) e quindi lanciano delle statue delle divinità norrene dal basso verso l’alto.
Un’altra leggenda dice che la cascata fosse chiamata Goðafoss anche prima di questo fatto poiché nei 3 getti principali del salto la popolazione ci vedeva le 3 divinità maggiori Odino, Thor e Freyr.
Un ferro di cavallo di 30 metri
A saltare è il fiume Skjálfandafljót che incontra una gradino di 12 metri col fronte curvato a ferro di cavallo per una lunghezza di circa 30 metri. Il salto totale di 22 metri dà vita a una delle cascate più belle d’Islanda (anche se non la più grande o quella con maggiore portata).
Per chi non sta viaggiando in auto, da Akureyri partono le escursioni giornaliere per andare a visitarla.
Come arrivare
Se state percorrendo la Ring Road, non potrete non vederla.
È situata a circa metà strada tra il lago Myvat e Akureyri (circa 50 chilometri da entrambe) .
In prossimità del ponte Goðafossbrú c’è l’ingresso all’area parcheggio del West Bank, sempre abbastanza affollata, dalla quale si arriva a piedi alla cascata con un brevissimo percorso.
A mio parere, la visuale più bella è quella dal basso, ma se voleste giudicare voi stessi, poco distante (non più di 5 minuti in auto dal primo parcheggio) c’è l’area parcheggio dell’East Bank da cui si arriva a un altro punto panoramico che permette osservarla da una visuale più alta.





