Un tour facile per l’anteprima della natura islandese
Non vogliatemene… il Circolo d’Oro è una tappa compresa nel 99%dei tour organizzati e ha sicuramente il suo fascino. Io stesso l’ho “divorato” nella prima mezza giornata in cui ho messo piede in Islanda. E se fossi tornato a casa il giorno stesso avrei detto di aver visto qualcosa di unico. Per fortuna, però, ho passato altri 10 giorni on the road tra cascate, villaggi, lagune, fiordi e ghiacciai per poter affermare che questo itinerario a due passi da Reykjavik è un po’ sopravvalutato rispetto a quanto si può trovare nell’isola.
Tanto per cominciare, non si sono ragioni storiche per chiamarlo “Circolo d’Oro”, ma credo sia solo un’operazione di marketing. Inoltre, l’afflusso continuo di turisti in sciami più o meno fastidiosi rende un po’ troppo affollati i siti naturalistici che sono serviti da servizi non sempre in grado di gestire la mole di visite (il bar-ristorante accanto a Stokkur mi ha ricordato quegli hotel di alta montagna accanto alle piste di sci, perennemente affollati e con la fila al bagno).
Non fraintendetemi: si tratta di posti bellissimi e di grande interesse storico e naturalistico, ma alla fine del viaggio me li ricordo come una sorta di “anteprima dimostrativa” delle meraviglie che avrei visto lungo il percorso in contesti più intimi ed emozionanti. Ecco, credo che la chiave della mia piccola delusione sia questa: l’esperienza nel Circolo d’Oro non mi ha emozionato. Detto questo, però, se siete atterrati per la prima volta a Keflavik, va da sé che non potete esimervi dalla visita!
Il Circolo d’Oro (in islandese Gullni hringurinn) è un’area di circa 300 kmq molto frequentata dai turisti poiché molte attrazioni naturalistiche e storiche distano pochi chilometri tra loro e quindi è facile vedere molto in poco tempo.
I punti di interesse sono molti, ma i principali sono 3:
- Il parco nazionale di Þingvellir
- L’area geotermica di Haukadalur, con i celeberrimi geyser Geysir e Strokkur
- Le cascate Gullfoss
Il Parco nazionale di Þingvellir
Cominciamo con la prima cosa che vi starete chiedendo se non avete dimestichezza con l’alfabeto islandese: che diavolo è quel primo simbolo nel nome del parco e come si pronuncia?
La lettera Þ (che troverete spesso anche nella sua forma minuscola þ) appartiene all’alfabeto islandese ed è chiamata þorn o thorn. La sua pronuncia è come il “th” inglese nella parola “thick”. Per i nerd, il suo codice ASCII è 0254.
Quindi, se chiederete la direzione per “Thingvellir” verrete sicuramente compresi anche dagli islandesi.
Per arrivare al parco in auto dovrete lasciare la Ring Road per dirigervi verso il lago Þingvallavatn:
- se siete nei pressi di Reykjavik, prendete direttamente la strada n.36
- se siete a sud, tra Hveragerði e Selfoss, svoltate sulla strada n.35 per arrivare a prendere la n.36
Lungo la strada 36, nella parte nord-occidentale del lago Þingvallavatn troverete l’ingresso al parcheggio del Þingvellir Visitor Center. Se non ricordo male, il parcheggio di paga telematicamente con un sms un’APP, quindi non esitate a farlo perché probabilmente la vostra targa è stata già registrata all’ingresso. Ci sono diversi parcheggi, ma al P1 ci sono i bagni, anch’essi a pagamento, quindi portatevi sempre appresso un po’ di corone!
L’interesse storico
Oltre a essere un parco bellissimo con pianure, un fiume tra le rocce, il panorama sul vicino lago, una cascata e dei pittoreschi sentieri ricchi di scorci, il Þingvellir riveste un interesse storico di primo piano non solo per l’Islanda. Come avranno già intuito quei pochi che hanno studiato un po’ di parole in islandese, “Þing” vuol dire assemblea e “vellir” significa pianura. Questo terreno venne chiamato “campo dell’assemblea” perché qui nel 930 d.C. si riunivano i rappresentanti delle popolazioni dell’isola per formare l’Alþing, ovvero l’assemblea dei Lögsögumenn, per decidere le nuove leggi, dirimere le dispute e organizzare eventi comuni. I lögsögumenn erano una sorta di oratori della legge con il compito di recitare in poesia le leggi e le tradizioni dell’isola. Il Þingvellir è considerato il primo parlamento rappresentativo e democratico della storia del mondo.
L’assemblea si riuniva una volta l’anno in una conca lavica che ricorda molto i moderni emicicli ed era delimitato dai due dirupi rocciosi che si possono ancora vedere e della cui origine vi parlerò tra poco.
Qui, intorno all’anno 1000, il lögsögumaður di nome Þorgeir Ljósvetningagoði decretò religione ufficiale per tutta l’Islanda il Cristianesimo. La storia del cambio di rotta religiosa e della fine del culto norreno ufficiale è descritta meglio in questo articolo sulla cascata Godafoss.
Anche se in seguito l’althingi venne spostato a Reykjavik, il grande valore simbolico del parco rimase nel cuore degli islandesi, che proprio a Þingvellir, nel 1944, proclamarono l’atto di indipendenza della Repubblica d’Islanda.
Una bandiera islandese issata su un alto pennone al centro della valle indica lo spirito nazionale legato a questo luogo.
Nei pressi del vulcano Botnssúlur, nella regione dell’Hvalfjörður, ha origine il fiume Öxará che entra nel Þingvellir da ovest in corrispondenza del canyon Almannagjá formando la cascata Öxaráfoss per proseguire al centro della pianura con anse pittoresche fino a gettarsi nel lago Þingvallavatn, che è il più grande lago d’Islanda. Si pensa che la cascata sia artificiale, ovvero fu realizzata deviando il corso del fiume per avere acqua durante le riunioni dell’Althing. Altre teorie storiche affermano che nella pozza creata alla base della cascata venissero giustiziate le donne colpevoli di crimini gravi come l’adulterio e l’infanticidio.
L’interesse geologico
Dal punto di vista geografico e geologico, il parco sorge nel punto in cui si sfiorano le due placche nordorientale e eurasiatica, ovvero contiene la faglia tra le due placche tettoniche che si allontanano costantemente l’una dall’altra da un minimo di 1 millimetro a un massimo di 2 centimetri ogni anno. Questa frattura si è formata nel 1789 a causa di terremoti. Un sentiero suggestivo permette di spostarsi a piedi lungo la faglia e c’è un punto, proprio vicino all’ingresso del parco, in cui ci si ritrova tra due costoni rocciosi appartenenti ai due continenti.
Se volete farvi suggestionare da questa vicinanza tra placche, potete provare, come fanno molti, a toccarli contemporaneamente in una delle gole più belle in cui passa il sentiero, chiamata gola del’Almannagjá, che è un vero e proprio canyon circondato da pareti rocciose.
Per i più temerari (non tanto per la difficoltà, quanto per le temperature) moltissime agenzie offrono un’esperienza di immersione nel lago Þingvallavatn poiché, entrando da un ramo del lago sulla sponda settentrionale, è possibile raggiungere la Faglia di Silfra, un punto in cui si può notare tra le due placche e toccarle contemporaneamente con le mani.
Il parco nazionale di Tingvellir è stato dichiarato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2004.
L’area geotermale di Haukadalur
Il Geysir che dà il nome ai geyser
Haukadalur è il nome condiviso da tre vallate islandesi comprese nel Circolo d’Oro.
La particolarità di quest’area è la presenza di un’attività geotermica molto attiva nel sottosuolo, testimoniata dalla presenza di moltissime bocche fumanti di vapore, crateri con acqua che ribolle e, soprattutto, i famosissimi geyser che ogni anno attirano pullman e pullman di turisti.
La zona di Geysir, in particolare, è famosa perché l’omonimo geyser è stato per molti secoli il più grande al mondo con eruzioni che producevano colonne d’acqua alte oltre i 70 metri. La sua maestosità e la fama diffusa ovunque fece sì che dal suo nome Geysir originasse il termine “geyser” che nomina e definisce il fenomeno in tutto il mondo. A sua volta, il nome deriva dal termine “geysa”, che in lingua islandese significa “sputare”.
Purtroppo, negli ultimi decenni Geysir si è impigrito e “sputa” colonne d’acqua solo occasionalmente.
Ma state tranquilli: poco distante, in un paesaggio lunare, troverete il geyser Stokkur più piccolo del fratellone ma molto più attivo: al massimo ogni 10 minuti “borbotterà” una colonna d’acqua che, da 23 metri di profondità, potrà arrivare anche a 40 metri di altezza. La parola “stokkur“, in islandese, significa “zangola” che sarebbe quel recipiente di legno in cui si sbatte la panna per fare il burro.
L’accesso al sito è gratuito dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio sul lato opposto della strada, in prossimità di un hotel. Si può arrivare fin sul bordo del cratere per fare tutte le riprese che volete (tanto i getti sono frequenti ed è difficile restare delusi) ma cercate di non farvi prendere dalla curiosità e non avvicinarvi troppo, perché l’acqua che genera il vapore raggiunge temperature superiori ai 100°.
La scienza da effetto WOW
Se siete curiosi di sapere perché si genera questo fenomeno e di cosa sia composta la colonna che avete davanti, eccovi serviti!
Un geyser è un effetto secondario di un’attività vulcanica, quindi prevede che da qualche parte ci sia una “camera di magma“. In prossimità di quest’ultima la conformazione del terreno fa sì che ci sia una sorta di “sifone” costituito da pietre permeabili all’acqua racchiuse dalla roccia impermeabile.
Quando l’acqua penetra nel terreno e attraversa lo strato permeabile, si trova intrappolata dallo strato impermeabile e la vicina camera magmatica la porta ad altissime temperature senza che essa abbia la possibilità di evaporare per l’alta pressione a cui si trova. Man mano che risale verso l’alto attraverso il sifone, però, la pressione diminuisce finché non si troverà nelle condizioni di poter esplodere liberando il vapore e originando gli spettacolari getti periodici di acqua e vapore.
Non di sole foto vive l’uomo
Diario di viaggio
Mettiamo conto che siate a Stokkur e stiate smontando il cavalletto dopo fatto una cinquantina di foto e aver ripreso almeno 5 eruzioni del geyser per poter fare un bel video. Se siete come me, vi dirigerete al ristorante dell’hotel di fronte al sito geotermico per rilassarvi qualche minuto, prendere una fetta di torta e un caffè (avrei detto un “buon” caffè, ma ho troppa esperienza per commettere questo errore) e, dopo una pausa pipì vi sareste rimessi in viaggio.
Devo disincentivarvi a farlo: la hall dell’hotel sembrava la Borsa all’apertura dei titoli, la fila alla cassa era superata in lunghezza solo da quella ai bagni e gli odori dei due luoghi si mischiavano nella sala con i tavolini. Occupare uno di questi ultimi era come conquistare un posto nel Valhalla al fianco di Odino lottando contro le forze del caos, che il Ragnarok ci spiccia casa!
Siccome non mi piace ritrovarmi in queste situazioni tutt’altro che rilassanti, ho rinunciato alla mia torta alla cannella e mi sono rimesso alla guida per andare al successivo punto di interesse, e cioè il parco nazionale di Thingvellir. Siccome sono un un rintronato cronico, preso dai miei pensieri (e provato dall’esperienza da cui stavo fuggendo) ho sbagliato direzione prendendo la strada n.35 verso est anziché verso ovest. Poiché non mi piace fare inversioni di marcia quando dietro ho una colonna di auto, ho proseguito cercando uno slargo per girare e mi sono ritrovato sulla strada n.30 dove un cartello pubblicitario ha attirato la mia attenzione. Ho seguito la freccia e sono arrivato, dopo circa 25 minuti dalla partenza da Stokkur, al villaggio di Flúðir dove, sempre seguendo le indicazioni, ho scovato la zona geotermale chiamata Secret Lagoon (Gamla Laugin), che poi tanto “secret non era perché l’ho trovata seguendo i cartelli).
Non era un grande impianto, vi premetto, ma a me è piaciuto proprio per la sua dimensione ridotta. Non era molto affollato, probabilmente perché il tempo era brutto e faceva freddo. Devo essere sincero: a spingermi a non mollare era la voglia di usare il bagno visto che ne ero alla ricerca da quasi mezz’ora, quindi ho parcheggiato e sono entrato. Il prezzo era molto più basso della media: l’equivalente di circa una ventina di euro (avevo il mio asciugamano nello zainetto, quindi ho risparmiato qualcosa).
Stringendo i denti a causa degli spifferi, si arriva dallo spogliatoio alla piscina, che è unica ma immersa nella natura. Tutto intorno ci sono vapori che fuoriescono dal terreno e pozze d’acqua che ribollono, tra cui la sorgente di Vadmalahver, che è una delle fonti che alimenta la piscine. L’acqua sta sui 38° e, devo dire, il contrasto con il freddo esterno è stato molto piacevole.
Quando sono uscito mi sono dilettato a guardare qualche foto e ho scoperto che si trattava della più antica piscina d’Islanda, aperta al pubblico nel 1891. A caval donato non si guarda in bocca, certo, però per quanto riguarda quel prefabbricato bianco stile cantiere hanno avuto più di un secolo per lavorarci su…
Nonostante questo, se non andate di fretta, consideratelo come un buon posto per spezzare la vostra visita al Circolo d’Oro dedicandovi una mezz’oretta nel più completo relax!
Per info e prenotazioni, potete visitare il sito ufficiale della Secret Lagoon.
Le cascate Gullfuss
La cascata del popolo
Da quando il fiume Hvita ha iniziato il suo corso, è riuscito a scavare un canyon lungo circa 2 chilometri e mezzo e alto fino a 70 metri dal nome Gullfossgjufur. Molto probabilmente risale allo scioglimento dei ghiacci al termine dell’ultima glaciazione. Dall’unione di un fiume possente che scarica verso il mare da 110 a 2000 metri cubi d’acqua al secondo e un canyon non troppo ampio, si crea un doppio salto chiamato cascata Gullfoss, che in islandese significa “cascata d’oro“.
I due salti d’acqua in sequenza che rendono unica questa cascata sono rispettivamente di 11 e 21 metri. L’acqua del fiume proviene dal vicino ghiacciaio Langjökull.
Si arriva all’area parcheggio di Gullfoss seguendo la strada n.35, a 10 minuti da Stokkur. lasciata l’auto, un sentiero porta a una piattaforma rocciosa che fa da belvedere panoramico sulla maestosa cascata. Se il tempo è bello, la nebbiolina prodotta dalle gocce in sospensione crea indimenticabili giochi di arcobaleni. Il parcheggio è gratuito.
C’è una storia particolare che fa della cascata un vanto per i cittadini islandesi e per la loro particolare attenzione per la natura. La cascata fu scoperta nel 1907 da Sigríður Tómasdóttir, una donna islandese di umili origini che, pur non avendo frequentato alcuna scuola, imparò la lingua inglese da sua madre per poter condurre i primi visitatori ad ammirare la meraviglia che considerava una risorsa del popolo. Proprio per questo, quando una compagnia straniera si mosse per sfruttare la cascata per l’industria idroelettrica, la donna investì tutti i suoi risparmi per recarsi a Reykjavik dove, con l’aiuto dell’avvocato Sveinn Bjornsson vinse la causa legale e restituì la cascata al popolo islandese.
Fu così che:
- Sigríður Tómasdóttir divenne un simbolo delle battaglie ambientalista al punto che, attualmente, ogni anno viene consegnato un premio per l’impegno in difesa dell’ambiente a lei intitolato;
- Sveinn Bjornsson divenne il primo presidente d’Islanda;
- la cascata Gullfoss è il simbolo della lotta dei cittadini per la tutela della natura dell’Islanda.
Il 9 marzo del 1979 venne finalmente istituita la Riserva Naturale di Gullfoss, dove è stata posta una targa commemorativa a Sigrídur Tomasdottir.
La foto di Gullfoss è di Sophie Maus da Pixabay. Complice una nebbia fittissima, le mie erano troppo brutte per pubblicarle.