Tōdai-ji

Nara

L'imperatrice, i cervi e il grande Budda

by Nemo
L’angolo degli Otaku

Dillo con i Kanji


Preparatevi psicologicamente perché, se normalmente andiamo per assonanza e logica mettendo insieme i significati, in questo caso dobbiamo procedere per fede: i kanji che si utilizzano per scrivere il nome della città di Nara sono due:

奈 良

– Questo kanji, che si legge “na“, è complesso e viene usato molto di rado: storicamente viene utilizzato per accompagnare nomi propri o luoghi, come in questo caso. La traduzione non letterale ma più attinente potrebbe essere “ciò che è…” nell’attesa del kanji successivo.

– Il kanji successivo è “ra“, che sta per “buono” o “virtuoso“. Viene utilizzato per comporre parole che esprimano qualità positive.

Mettendo insieme i due kanji e andando più per sentimento che per traduzione letterale, potremmo dire che Nara esprime nella scrittura “ciò che è virtuoso” mettendo in evidenza la grandezza e le doti positive della città.
Come per altre località, la forma più estesa 奈良市 aggiunge la tipologia del centro abitato e quindi si legge “Città di Nara“.

La prima capitale

Forse hai già sentito parlare del “periodo Nara” (se hai già letto il mio articolo sulla storia del Giappone, sai a cosa si riferisce): è quella parte della storia giapponese compresa tra il 710 e il 795. Il quel periodo, questa cittadina, che allora portava il nome di Heijō-kyō, divenne la prima capitale stabile dell’Impero. L’artefice fu l’imperatrice Genmei. L’importanza storica che riveste è data anche dal fatto che qui nacque il governo imperiale (nell’epoca Nara ci fu uno sviluppo nel campo dell’amministrazione della società, prevalentemente su ispirazione dei modelli cinesi).
Il villaggio di Asuka, ad esempio, alla periferia sud di Nara, conserva le tombe dei primi imperatori (i cosiddetti tumoli, o kofun).
A ricordarci l’importanza storica di Nara ci pensa l’UNESCO, che ha reso questa località seconda solo a Kyoto in quanto a siti protetti come Patrimonio dell’Umanità.

Dai tempi del clan Yamato e fino al VI secolo, i dogmi shintoisti suggerivano lo spostamento del governo alla morte dell’imperatore. Con l’avvento del buddismo, questa usanza venne meno, ma il ruolo di Nara durò solo 75 anni a causa dell’influenza che i monaci cominciarono ad avere sul potere imperiale e a quel punto iniziò la storia di Kyoto come sede dell’imperatore. Dal punto di vista artistico e archeologico, questa fu la fortuna di Nara perché gli scontri e le battaglie (che chiaramente portano con sé la distruzione) furono allontanati dai suoi edifici e dai suoi monumenti, che rimasero per lo più illesi e conservati fino a oggi.

La prima cosa che ti colpisce di Nara è l’ordine delle proprie strade… non intendo la pulizia, ma proprio l’ordine con cui è stata realizzata la pianta stradale. In realtà, questo assetto “perpendicolare” delle direttrici principali non è un caso: si tratta piuttosto delle buone prassi nella costruzione delle città cinesi che a quel tempo venivano importate anche in Giappone.

Dalla stazione, una piacevole passeggiata su Sanjo Dori Street vi porterà verso il parco Nara-koen (con tappa intermedia obbligata al complesso templare del Kofuku.Ji) dove verrai accolto dai cervi sacri  (che poi… secondo me sono dei daini, ma in casi come questo mi faccio i fatti miei e resto col dubbio): ti chiedono cibo con eleganti inchini e ti accompagnano lungo il cammino, ameno fino a quando capiscono che hai terminato i biscotti. Se hai in programma, dopo la visita al Todai-Ji, di fare un giro per il parco, non sentirti troppo in colpa nell’ignorare i loro occhioni dolci: dirigiti deciso verso la tua meta, perché ne avrai tanti da accarezzare dopo!

Sebbene Nara abbia tanti tesori, seguendo la fiumana di persone, sia turisti che fedeli locali, arriverai inevitabilmente al cospetto della magnificenza del Grande Budda, o Daibutsu, uno dei simboli più amati e visitati del Giappone. Vuoi o non vuoi, ogni visita di Nara passa sempre da qui!

Per avere un’idea più ampia del susseguirsi dei fatti storici e del ruolo dei personaggi citati in queste pagine, c’è un apposito articolo che tratta la storia completa del Giappone!

Ti serve un ripasso veloce della storia del Giappone?
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Scene di quotidianità rubate al tempio
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I custodi sacri del parco di Nara a caccia di biscotti
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Sentieri di spirito nel bosco di Nara
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La scheda della città

  • Nome: Nara-shi奈良市
  • Regione: Kansai
  • Prefettura: Nara
  • Superficie: 276,84 km²
  • Abitanti: 358.915 (dati 2016)
  • Densità: 1.296,47 ab./km²
  • Altitudine massima: Kaigahira-yama, 882 mslm
  • Nome abitanti: Nara-jin (奈良人) o Nara-shimin (奈良市民) (in Italiano: Narani in affinità con 奈良人)
  • Prefisso: 742
  • Gemellaggi: Gyeongju (Sud Corea), Toledo (Spagna), Xi’an (Cina), Versailles (Francia), Canberra (Australia), San Paolo (Brasile)

Quancuno pensi al museo!!

Il Museo Nazionale di Nara (Nara kokuritsu hakubutsukan), che troverai sulla tua strada tra la stazione JR di Nara e il Todai-Ji (casa del Grande Buddha) non va assolutamente sottovalutato perché è uno dei più importanti e ricchi musei nazionali di arte in tutto il Giappone. Chiaramente, dal momento che spesso Nara è una di quelle tappe che si inseriscono per una visita in giornata, dovrai fare i conti con il tempo a tua disposizione.
Il museo si concentra, in particolare, sull’arte buddista e ospita una vasta collezione di reperti storici e artistici, inclusi dipinti, sculture, manufatti e manoscritti antichi. I reperti più preziosi della collezione sono una scultura del Buddha Yakushi del IX secolo e il maṇḍala Jôdo mandara-zu dell’XI secolo.
Per maggiori informazioni, puoi consultare il sito ufficiale del Museo perché in alcuni giorni e in alcuni orari, il prezzo del biglietto è ridotto o addirittura gratuito (in questi casi, a livello di coscienza, ti sentirai meno in colpa se la tua visita sarà rapida o incompleta).

Orientiamoci tra i templi

Il Parco di Nara è costellato di templi, sia buddisti che shintoisti. Un percorso “turistico” di corca 5 chilometri permette di descrivere un anello per toccare i principali siti.
Chiaramente, se doveste fare una scelta, quello da non perdere è il Tōdai-ji, che nel suo immenso padiglione ospita il Daibatsu, o Grande Budda, una delle statue in bronzo più grandi al mondo: è alto circa 16 metri ed è costituito da 437 tonnellate di bronzo e 130 kg d’oro.
Il padiglione, che già di per sé sarebbe un’attrazione importante da vedere, se si considera quando è stato realizzato e con quali tecniche di costruzione, viene chiamato Daibatsu-den, ovvero Sala del Grande Budda e detiene il record di edificio in legno più grande del mondo. Il fatto è ancora più straordinario se si pensa che la struttura di fronte ai vostri occhi, alta 57 metri e profondo 50, è una ricostruzione del 1709 grande appena 1/3 dell’edificio originale. Per darvi un’idea, se alzate gli occhi vedrete solo 8 delle originali 12 arcate in legno.
La figura rappresenta il Budda cosmico (Vairocana), che ha generato tutti i mondi.
Chiaramente, è previsto il pagamento di un biglietto per la visita.
Se volete saperne di più, vi consiglio di leggere questa pagina dedicata interamente al famosissimo tempio.

Kōfuku-Ji

Sulla via che porta al parco, accanto al laghetto cittadino, c’è il Kōfuku-ji, un complesso templare buddista che fu originariamente realizzato a Kyoto nel 669 e trasportato a Nara solo nel 710. I dieci edifici che vedete (alcuni in perenne restauro) sono ciò che resta dei 175 del complesso originale che andò distrutto tra guerre e incendi.

Il corpo centrale è dominato da due pagode: quella a 5 piani è la seconda pagoda più alta del Giappone (è stata battuta dalla To-Ji di Kyōto per pochi centimetri).
In questo caso il tempio è ad accesso libero, ma alcuni padiglioni contenenti materiale e il museo prevedono un biglietto. Come in ogni tempio, però, quello che vale più di tutto è l’atmosfera di pace che vi si respira. Personalmente, ho molto apprezzato il piccolo cimitero raggiungibile dalla scalinata: oltre al silenzio e raccoglimento, quello che ha attirato la mia attenzione sono state alcune tazze di caffè sulle tombe. Uno dei fondamenti della cultura giapponese, infatti, è la cura della relazione tra i vivi e i defunti come collegamento tra il presente e il passato. Durante la visita agli antenati, infatti, i familiari sono soliti pulire la tomba, versare dell’acqua su di essa come segno di purificazione, accendere rametti d’incenso  e, alcune volte, offrire cibo o bevande che piacevano al defunto… in questo caso il caffè.


A piedi nudi nel parco

Se non ci si vuole allontanare troppo dall’ingresso del parco, a sud rispetto al Todai-ji ci sono due templi shintoisti molto belli: il santuario Kasuga e il tempio Meoto Daikokusha.

Il primo viene annunciato dalla statua di un cervo e la sua struttura rosso vermiglio è letteralmente circondata da alberi, lanterne in pietra e, per l’appunto, cervi. Si tratta id un santuario shintoista risalente al 768 d.C. Pagando un biglietto è possibile accedere a un’area interna che offre un’esposizione di lanterne d’epoca. Si conta che nell’area del santuario siano dislocate circa 3000 lanterne in bronzo.
Per molti è il santuario più bello di Nara, fosse anche solo per la sua collocazione.

Il secondo tempio è un po’ più piccolo, ma non molto distante e vale una visita per la testimonianza di un certo modo di concepire la tradizione religiosa. Il suo soprannome, infatti, è “il santuario delle coppie” e si ritiene che la sua acqua abbia poteri divinatori, in particolar modo in fatto d’amore. Le preghiere possono essere scritte su una carta che si trova sul posto e che riporta la figura dei cervi; per trasmettere la tua preghiera agli dei, dovrai immergerla proprio nell’acqua.
Una cosa caratteristica sono le tavolette delle preghiere che, in questo luogo, hanno la forma del cuore e infatti rappresentano preghiere in tema d’amore.

La cosa che a me è piaciuta di più nella scoperta di questi due templi è la strada nel bosco tra sentieri, scalini e torii immersi tra gli alberi che compaiono quando meno te lo aspetti, magari segnalati da un cervo che esce dai rovi: assolutamente da non perdere per le atmosfere e la pace che si respira immersi nella natura!

A spasso sul Wakakusayama

Durante l’inverno, il monte Wakakusa (vi ricordo che, se dite “monte”, dovete togliere il suffisso “yama” che vuol dire la stessa cosa) è animato dal Festival Yamayaki, durante il quale la sua vegetazione viene bruciata in una spettacolare cerimonia. Questo evento unico attira visitatori da tutto il mondo.
Negli altri periodi, invece, volendosi addentrare e avendo a disposizione tempo e (mi raccomando!) la giusta attrezzatura, il monte offre numerosi sentieri che portano verso altri templi, punti panoramici come Wakakusayama Hill, le cascate Uguisu e, a un’ora e mezza di cammino dall’ingresso del parco, alle caverne Kasugayama dove sono stati ritrovati dei Budda di pietra.
L’entrata è a est del Parco di Nara e resta chiusa da metà dicembre a fine marzo per proteggere la crescita della nuova vegetazione.

In questo caso, per quanto i sentieri siano ben tracciati, vi suggerisco di fare un passaggio preliminare al Visitor Center, vicino al Nara National Museum, per prendere informazioni o mappe, a meno che non abbiate già scaricato le tracce GPS dell’area sui vostri dispositivi.

Fuori percorso

A sud-ovest della città c’è anche lo splendido Yakushi-ji, il tempio principale della setta buddista Hossō, la più antica del Giappone. Il tempio è dedicato a Yakushi Nyorai, il Budda della medicina. L’edificio fu infatti voluto nel 680 in quel di Asuka dall’imperatore Temmu poiché l’imperatrice era malata. Temmu morirà prima della fine dei lavori e l’imperatrice, come sappiamo, nel salire al trono sposta la capitale a Nara… portandosi dietro il tempio nel 718.
Il biglietto d’ingresso varia da 1.100 a 1.600 YEN a seconda di cosa volete includere nella visita: per i dettagli, consultate il sito ufficiale.
Manco a dirlo, è nella lista dei Patrimoni UNESCO.


Sempre in città, a sud del palazzo imperiale (più o meno alla distanza di una passeggiata di mezz’ora) c’è il Tōshōdai-ji, il tempio principale della setta buddista Ritsu. Anche questo edificio ha elementi spettacolari: molte delle statue in esso contenute sono stati classificati come “tesoro nazionale”.
Il Buddha Rushana (o Buddha cosmico) risale all’VIII secolo e possiede una particolare aureola composta da 862 piccoli Buddha. Con lui ci sono un bodhisattva Avalokiteśvara della grande compassione (riconoscibile, a sinistra, dalle molte braccia) alto più di 5 metri, e una statua di Yakushi Nyorai (Buddha guaritore, a destra), risalente all’inizio del periodo Heian, come testimoniano 3 monete ritrovate nel palmo destro solo nel 1972 a seguito di un restauro.
Le restanti due figure in legno sono Bonten e Taishakuten. La statua in legno è  una copia e rappresenta il monaco fondatore della dinastia Ganjin seduto: l’originale viene esposto solo in occasioni particolari. La sua tomba è esterna al padiglione, circondata dalla natura.
Il biglietto d’ingresso, se non è cambiato nel frattempo, è di 1000 YEN.
Mi sto stancando a dirvelo, ma anche questo è Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Visitare Nara

A Nara ci sono due stazioni ferroviarie principali: JR Nara e Kintetsu Nara. La seconda è la più centrale, sebbene tra le due ci siano meno di 15 minuti a piedi. Sempre a piedi è possibile raggiungere i principali siti turistici che, nella maggior parte, sono concentrati nel parco Nara-koen.

In generale, comunque, sappiate che Nara non è grandissima: sulla mappa occupa una ventina di chilometri in altezza e una trentina in larghezza, sviluppando una superficie di appena 276 kmq.

La maggior parte delle persone va di corsa perché nell’economia di un viaggio attraverso il Giappone, Nara viene inserita in una gita giornaliera. Qualora aveste più tempo, però, vi consiglio di andare a informarvi presso il Nara Visitor Center, proprio accanto alla stazione JR, nella piazza dei bus, che propone molte attività (anche brevi e legate alla tradizione e alla cultura giapponese) per i visitatori.

Il palazzo imperiale di Nara

Rispetto a quelli che potrai visitare a Osaka, Kyoto e Tokyo, questo Palazzo Imperiale sembra un tentativo fatto con poco budget, ma è un classico esempio del “vuoto che riempie gli spazi“: l’area, per quanto disadorna e con i segni delle incurie di anni passati, rappresenta un momento storico importantissimo per la storia del Giappone. Dalle stazioni dei treni, è situato dalla parte opposta rispetto al parco con i templi e quindi soffre un po’ del “Complesso del Grande Budda” (vedi il Diario di Viaggio per il significato).
La sua importanza storica è confermata dal fatto che il Palazzo di Nara è stato designato sito storico speciale nel 1952 ed è iscritto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO dal 1998.

Se ti ricordi che Nara, al tempo in cui era capitale, si chiamava Heijo-kyo, ti apparirà chiaro perché questo palazzo prende il nome di Heijo Palace. La considerazione che ne segue è che, se un palazzo porta il nome della città, vuol dire che è il palazzo più importante della città stessa. E l’importanza non era solo formale: insieme al Daigokuden (sala delle udienze imperiali) e al Chodo-in (la corte imperiale), il Palazzo costituiva il centro della vita politica e cerimoniale del governo dell’Impero e qui vennero sviluppate le regole e le strutture che diedero alla nazione un nuovo quadro giuridico.  Preparati, quindi, a immaginare molte delle parti e degli edifici che vengono descritti, ma tieni sempre presente che stiamo parlando di una struttura di 1.300 anni fa! A partire dalle strutture restaurate, i confini e gli spazi ti daranno la giusta prospettiva delle dimensioni che il complesso aveva ai tempo della sua massima importanza.

Il Palazzo di Nara può essere visitato gratuitamente per immergersi nell’atmosfera di un Impero ancora agli albori del potere che un giorno avrebbe rappresentato. Una parte del sito è ancora interdetta per gli scavi archeologici in corso, ma il centro visite ha espositori e video che possono aiutarti a comprendere meglio ciò che ti circonda. All’ingresso del sito c’è anche un piccolo spaccio e un punto ristoro. Immancabili i bagli pubblici pulitissimi ed efficienti per i visitatori.

La Porta di Suzaku o Suzakumon
La Porta di Suzaku o Suzakumon, testimonianza del Palazzo Heijō
Il Santuario Meoto Daikokusha è un piccolo santuario nel bosco dedicato a chi cerca l'amore
Il Santuario Meoto Daikokusha è un piccolo santuario nel bosco dedicato a chi cerca l'amore
Il sorriso degli scout è inconfondibile in ogni parte del mondo!
Il sorriso degli scout è inconfondibile in ogni parte del mondo!

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Lallero.itIo, il tifone e la fuga da Nara

Diario di Viaggio


Ci sono molti tesori custoditi da Nara che, per quanto belli, risentono della “sindrome del Grande Buddha“. Non cercate questa definizione su Google perché l’ho coniata io per descrivere la disgrazia dei siti di interesse disposti intorno a un altro di più ampio richiamo, che a Nara è rappresentato, appunto, dal Daibutsu.
Per andarlo a vedere come prima cosa, spesso si tende a ignorare pezzi importanti di storia, di arte o di cultura perché distanti dal Todai-Ji o perché si ha paura di trovare troppa coda e si vuole passare la maggior parte del tempo presso l’attrazione principale.
A Nara come altrove, il mio personale consiglio è quello di ritagliarsi un “tempo opportuno” (i greci avrebbero detto “kairos“) per allargare il proprio raggio d’azione, oppure di programmare una seconda visita per tutto ciò che si è lasciato da parte la prima volta.

Uno di questi tesori, a mio avviso, è il Palazzo Imperiale di Nara: la sindrome del Grande Buddha lo colpisce ancora più aspramente del Museo Nazionale perché è anche in una direzione diversa rispetto al parco dove si trova la maggior parte dei siti. Inoltre, in questo luogo puoi “percepire” un tempo andato – e in questo sta la maggior parte del suo fascino – ma chi cerca reperti tangibili potrebbe restare deluso. Per quello che ho scritto nel box in pagina e che non ripeterò qui nel diario, avevo desiderio di vederlo. Ristretto il numero di templi nella visita al parco, quindi, e ignorato – secondo la mia personalissima scala di priorità – il Museo Nazionale, sono tornato sui miei passi per pranzare al mercato coperto di Higashimuki.
A quel punto, ero già a metà strada dalla stazione JR dove avrei cercato un bus per il palazzo di Heijō. Avrei dovuto capire che la giornata stava per riservarmi qualche sorpresa dal fatto che internet (o forse era la eSim, o forse i kami… vallo a capire!) aveva smesso di darmi conforto e quindi Google Maps non si aggiornava in tempo utile (altro indizio del mio destino funesto: avevo scaricato in locale tutte le porzioni di viaggio tranne questa e Kamakura).
Ammetto di aver perso un po’di tempo a fraternizzare con un gruppo di scout del posto, ma quando incontri altri fratellini in uniforme, dimentichi tutto! Posso solo immaginare cosa possa essere fare le attività della domenica in un parco popolato da cervi!
Il mio piano era di raggiungere in qualche modo il Palazzo per tornare prima del tramonto in zona centro perché ci sarebbe stato nientemeno che un matsuri! Andare in senso contrario a una folla vestita in yukata e altri abiti sgargianti, un po’, mi dispiaceva, ma visti gli orari della parata e dello spettacolo di fuochi artificiali, avrei dovuto farcela… cosa mai avrebbe potuto andare storto?
Ecco, appunto… mai chiederselo per non portarsi sfiga da soli!

Siccome l’ultimo sprazzo di linea mi aveva mostrato che a piedi dalla stazione ci sarebbero voluti 40 minuti ma non trovavo una tabella dei bus che mi desse informazioni utili, cominciai a chiedere agli autisti che si fermavano e dopo un paio di occhiatacce del tipo “io t’ho capito, ma tu che hai detto?!?” trovo un autista gentilissimo e prossimo alla pensione che, dopo aver fissato per qualche interminabile secondo un punto nel vuoto (probabilmente stava girando la domanda agli antenati) mi fa segno di salire e di restare vicino a lui. Dopo un po’ di strada in posti che non mi sembravano proprio vie centrali, si accosta e mi fa segno di camminare sforbiciando le dita. Ringrazio con le poche parole di giapponese che so, mi prodigo in un rispettoso inchino, passo la mia ICOCA sul lettore e scendo dal mezzo.
Per essere sicuro della direzione in cui incamminarmi, perdo un po’ di tempo ad attendere il caricamento della pagina di Maps… quando appare, realizzo che adesso, per arrivare al Palazzo, ce ne vogliono 50 di minuti!!! 

Per fortuna, mi compare anche l’indicazione di una fermata della linea 48 in cui avrei dovuto essere per geolocalizzazione, anche se nella realtà non c’erano né un cartello, né un segnale di stop. Decido di fidarmi (anche perché avevo nuovamente perso la linea) e attendo una decina di minuti: quando un bus compare ho quasi le lacrime… peccato che non abbia alcun numero esposto. Quando si aprono le porte, mi affaccio verso il conducente e gli chiedo se quello fosse proprio il 48 e lui mi guarda come per dire “Questa è la strada del 48, questa è la fermata del 48, questo è un autobus… che altro dovrebbe essere?!?“. Vabbè, oggi faccio la figura del turista faidatè, ma l’importante è averlo beccato: mi fiondo sopra e, in una quindicina di minuti, mi porta in un grande piazzale. Il display dice proprio “Heijō“, quindi scendo e mi guardo intorno.
Il nulla.
Oltre a me, c’erano anche due turisti, lui di Gifu e lei thailandese (se vi state chiedendo perché lo so, dovete pazientare) spuntati da qualche parte (sul bus non c’erano).

In lontananza vediamo qualcosa che assomiglia a un edificio storico, quindi ci dirigiamo dall’altra parte della strada dove inizia un’immensa spianata che porta al Suzakumon, il grande portale di ingresso che, tra l’altro, è una delle poche cose rimaste in piedi del complesso. Mentre stavamo guardandoci intorno, inizio a fare qualche ripresa, ma come avrete visto nel video (sempre che l’abbiate visto) a un certo punto, senza neanche troppo preavviso, iniziò un vento assurdo che faceva impazzire tutti i gingilli in metallo appesi alla struttura: pochi minuti e venne giù acqua a secchiate! Tra i fulmini all’orizzonte e il vento che trascinava l’acqua ovunque rendendo inutile l’uso degli ombrelli, feci la conoscenza della famosissima “coda del ciclone“, che non era neanche vicinissimo, ma riusciva comunque a rompere le scatole. Il cielo era diventato di un colore cupo che ricordava i vermoni di Suzume che si riversano in terra quando lei lascia aperta una porta… (spero di aver fornito una descrizione adeguata ai 4 lettori che hanno compreso la frase precedente)

Avevamo trovato rifugio sotto la tettoia del IX secolo… cosa poteva andare peggio?
Ah sì: il custode che, alle 16.00 in punto, ci chiede di uscire dall’area perché deve chiudere il cancello. Non sono servite a niente le nostre preghiere: se un custode giapponese deve chiudere alle 16.00, non aspetterà fino alle 16.01, e quindi ci ritroviamo tutti sotto l’acqua a correre verso la fermata del bus.

A metà “vasca” la ragazza si rivolge a me e mi chiede dove io sia diretto. Quando gli dico che devo prendere il bus per la stazione, mi informa che, essendo domenica, non ci saranno altre corse e mi fa segno di seguirli. Tra il dolore al ginocchio che si era risvegliato e l’incapacità di camminare sulle acque, li seguo – ma senza correre troppo – fino al parcheggio, dove il ragazzo sfodera l’arma segreta, e cioè le chiavi della sua auto.
Cercando di non allagare tutto, mi tuffo sul sedile posteriore e finalmente, mentre fuori si scatena l’inferno, ci presentiamo. È qui che scopro le rispettive nazionalità. Quando gli dico che vengo dall’Italia sembrano impazzire: il caso vuole che loro stiano programmando la luna di miele e una delle tappe sarà proprio l’Italia. Visto il loro salvataggio pronto e disinteressato, ci scambiamo i contatti e li invito a farmi sapere quando verranno a Roma, dove saprò sdebitarmi nelle vesti della guida turistica! L’arrivo alla stazione di Nara è stato bellissimo: lui accosta per farmi scendere e, mentre io esco dall’abitacolo, un’altra persona ci entra, convinta che fosse un taxi!

Non li ringrazierò mai abbastanza per la gentilezza: probabilmente oggi sarei ancora alla fermata a chiedermi perché Maps non si carica! Con questo pensiero di gratitudine, decido di abbandonare l’idea del matsuri (ma credo l’avessero abbandonata anche i partecipanti) e corro a prendere il primo treno per Kyoto: con la Nara Line, in un’ora sarei stato coi piedi sotto il bancone di un chiosco di ramen caldo! Cosa mai avrebbe potuto andare storto? (eh, lo so, me la cerco!)

A circa 20 minuti dalla partenza, io sono già tra le braccia di Morfeo e non mi accorgo che il treno si ferma… solo grazie al casino di tuoni e alle musichette della stazione, mi risveglio di colpo in un vagone vuoto mentre vedo un fiume di gente che si accalca per le scale d’uscita. Vado per priorità: prima di tutto una bottiglietta di caffè freddo alle vending machine per recuperare la lucidità, e poi via, dietro la folla per capire che succede. In realtà ero un po’ combattuto: hai visto mai che, una volta sceso, il treno fosse ripartito? Per fortuna, con l’efficienza giapponese, un addetto della stazione con microfonino incorporato guarda verso di me con le braccia incrociate e grida “Train finish!” che, tradotto secondo la stele di Duolingo, significava che i treni erano stati sospesi per il maltempo. In realtà non erano tutti i treni, ma solo quelli a lunga percorrenza e ad alta velocità… ma io questo non potevo capirlo da “Train finish!“.
Esco dalla stazione e mi rendo conto di essere da qualche parte tra Nara e Kyoto (grande Sherlock!) tra le montagne e le fabbriche. Maps, finalmente, rispondeva, ma continuava a suggerirmi di tornare sul treno della Nara Line. A piedi ci sarebbero volute più di 3 ore per la stazione di Kyoto, e intorno la luce cominciava a scomparire dietro i monti. Per fortuna, la pioggia era più sostenibile: fitta ma non violenta come poco prima.
Non avendo alternative, mi armo di buona pazienza e vado alla fermata di bus più vicina. Vedo che il tracciato segue la direttrice che serve a me e quindi salgo sulla prima corsa disponibile. L’idea era quella di avvicinarmi, bus dopo bus, alla mia destinazione riducendo l’eventuale tempo a piedi, fino – magari – a trovare un taxi. In quel momento non pensai a vedere se fosse disponibile un Uber, anche se tutta quella strada mi sarebbe costata cara.
Dopo una buona mezz’ora, arrivo al capolinea del bus e, finalmente, riesco a orientarmi: sono entrato nella prefettura di Kyoto, ma sono molto a sud: siccome a una quindicina di minuti a piedi c’è la stazione di Keihan Uji, decido di camminare fin là. Si tratta di una piccola stazione locale, ma ci provo lo stesso sperando di avere indicazioni un po’ più precise del mio semplice piano che potrebbe sintetizzarsi nelle parole di Lex: “A nord, miss Teschmacher, nord! nord!” (cit. Superman II). A piedi, avevo ridotto la distanza a 2 ore e mezza e, visto che calava la sera e che lungo il percorso avrei trovato alcuni siti famosi, mi stavo quasi rassegnando all’idea.
Agli immancabili cancelletti d’ingresso c’è un addetto della stazione, coetaneo dell’autista che mi caricò qualche ora prima a Nara. Mi accosto a lui e gli spiego la mia (dis)avventura chiedendogli consigli per tornare verso la stazione di Kyoto. Lui mi ascolta pazientemente e con attenzione e poi va dietro il bancone e comincia a scrivere – con mia sorpresa – in stampatello con caratteri internazionali dei nomi e dei numeri in sequenza.
Mi dice di avvicinarmi e mi spiega che i nomi sono le stazioni e i numeri sono le fermate che devo superare prima di scendere per prendere il treno successivo. Mi inchino alla massima inclinazione possibile per essere sicuro che capisca quanto gli sono grato e gli chiedo di poter ricaricare la carta ICOCA per poter pagare i vari biglietti. Lui mi chiede se avessi già comprato il biglietto da Nara a Kyoto e io gli mostro il mio JR Pass. Allora riprende il foglio e scrive un po’ di kanji in verticale, mettendo un timbro alla fine del foglio: mostrando questo foglio ai tornelli d’ingresso non avrei dovuto pagare alcun biglietto.

A metà tra la sensazione di incredulità e l’istinto a gettarmi in terra urlando al miracolo, inizio il mio viaggio: dalla stazione di Kehitan Uji prendo la Keihan Uji Line fino alla stazione di Chushojima, dove cambio per la Keihan Line fino alla stazione di Tambabashi. Qui, seguendo i cartelli, raggiungo la Kintetsu Line sui cui monitor, finalmente, leggo il nome della Kyotō Eki.

Se pensate che le sorprese siano finite qui, siete degli sciocchi! (ndr: ditelo con il tono di Gandalf che punta il bastone in terra, per favore)

La spettacolare pagoda del To-Ji by night

La spettacolare pagoda del To-Ji by night

Poche ore prima, quando il sole mi colorava la maglietta di croste di sale per il sudore e stavo visitando il Kofuku-Ji, ebbi la triste sorpresa che la seconda pagoda più alta del Giappone fosse “impacchettata” per i restauri e quindi non si potesse vedere nel suo splendore. Sulla guida lessi che non aveva ottenuto il primato per pochi centimetri lasciando il titolo di pagoda più alta dell’impero al To-Ji di Kyoto. Mi ero ripromesso di inserire questa tappa nel programma dei giorni successivi, quindi potete capire la sorpresa quando, a una fermata dalla “final detination”, leggo sul monitor che il nome della stazione è proprio “To-Ji“! Mi scapicollo giù dalla vettura ed esco a veder le stelle… no, col cavolo: pioveva ancora! Però, luminosa come un astro nel buio, incurante della pioggia e del vento, si stagliava di fronte a me in tutta la sua imponenza la pagoda a 5 piani più alta del Giappone! Come altro potevo chiudere in bellezza la serata?

Eh, già… la frase di auto-sfiga funziona anche al contrario: nella strada verso l’hotel passo “per caso” davanti a uno dei luoghi che avevo salvato su Maps, ovvero un piccolo sentō che accettava anche stranieri coi tatuaggi. Immergermi in quella vasca d’acqua bollente mi ha fatto dimenticare tutto il sudore della mattina e la pioggia del pomeriggio, la sensazione di fatica alternata a quella di euforia, i momenti di rassegnazione e quelli in cui pompava l’adrenalina per la ricerca di una nuova soluzione: se non fosse stato sconveniente, probabilmente mi ci sarei addormentato!
E invece, rimuginando sulla stranezza di questa giornata, sono riuscito a fissarla nel libro dei ricordi indimenticabili, grazie alla gentilezza delle persone incontrate sulla mia strada, dai ragazzi di Nara all’autista del bus o al capostazione di Uji che, con la loro disponibilità, mi hanno permesso di muovere sempre un passo più verso la meta, nonostante gli imprevisti.
Con questa nuova ricchezza nel cuore, vista la tarda ora, sono andato a terminare la giornata a colpi di sakè e yakitori di cuori di pollo nel primo izakaya che sono riuscito a trovare ancora aperto.

24 comments

Rita Cresta 2025-08-22 - 23:03

Meravigliose descrizioni che ti portano in Giappone senza esserci mai stata.

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rajabotak 2025-04-26 - 09:20

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Nemo 2025-06-26 - 18:11

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Nemo 2025-06-26 - 18:11

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Novita Italian Restaurant 2025-04-21 - 00:45

Wow, awesome blog layout! How long have you been blogging for? you made blogging look easy. The overall look of your website is fantastic, let alone the content!

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Nemo 2025-06-26 - 18:13

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sakti111 2025-04-05 - 04:44

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Nemo 2025-06-26 - 18:14

Thank you for leaving this comment: I hope I don’t disappoint you with the rest of the blog! 🙂

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videochat dal vivo 2025-03-30 - 01:46

Thanks a bunch for sharing this with all of us you actually know what you’re talking about! Bookmarked. Please also visit my website =). We could have a link exchange arrangement between us!

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main zeus 2025-03-26 - 10:49

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Nemo 2025-06-26 - 18:16

Comments like this give me the energy to continue!

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sakti111 2025-03-25 - 17:12

Wohh precisely what I was looking for, thankyou for putting up.

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kamagra oral jelly 2025-03-25 - 08:48

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raja slot 2025-03-24 - 10:51

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Nemo 2025-06-26 - 18:17

Thank you! 🙂

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kamagra 2025-03-24 - 05:52

Thank you for sharing with us, I conceive this website genuinely stands out : D.

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Nemo 2025-06-26 - 18:19

Thank you so much for your comment! I’m glad you enjoyed my travel stories! 🙂

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https://bestbets.world/en-fi/ 2025-03-23 - 02:27

You are my aspiration, I have few blogs and infrequently run out from brand :). “No opera plot can be sensible, for people do not sing when they are feeling sensible.” by W. H. Auden.

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location minibus marrakech 2025-03-21 - 14:52

I got good info from your blog

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Nemo 2025-06-26 - 18:19

Thanks! 🙂

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แป้งพัฟ 2025-03-17 - 03:17

I’m still learning from you, but I’m trying to reach my goals. I definitely liked reading all that is written on your website.Keep the stories coming. I enjoyed it!

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Nemo 2025-06-26 - 18:20

Thanks! 🙂

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อินทผลัมเมดจูล 2025-03-16 - 21:14

Glad to be one of several visitants on this awesome website : D.

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