L’angolo degli Otaku
Dillo con i Kanji
I kanji che si utilizzano per scrivere il nome della città di Ōsaka sono questi due:
大 阪
大 – Questo lo conosciamo bene per le volte che si trova in altre parole di uso comune: si riferisce a ciò che è “grande” (la parola 大きい – Ōkii vuol proprio dire “grande”) e, a seconda delle congiunzioni degli astri che prima o poi capirò, può essere pronunciato “ō” (おお se utilizziamo la lettura kun) o “dai/tai” (ダイ/タイ se usiamo la lettura on). Nel caso Ōsaka di vince la prima pronuncia.
阪 – Questo è “Saka“, ovvero “collina”, “pendio”, letto con pronuncia kun (さか).
Mettendo insieme le due parti, il nome della città rievoca il “grande pendio” su cui venne costruita la città nel periodo Nara, ma di questo vi parlo meglio nel prossimo blocco.
Se la trovaste scritta così: 大阪市, il terzo kanji (“shi”) ha il significato di “città”. Ōsaka-shi, quindi, va quindi letto come “Città di Ōsaka“.
Mangia fino al limite
Il termine “kuidaore” significa letteralmente mangiare come se non ci fosse un domani ed è una delle parole che viene spesso associata agli abitanti di Ōsaka, la terza città del Giappone. La stravaganza, l’estro, la cordialità e la capacità di divertirsi che testimoniano gli osakani (facciamo finta che questa parola esista… forse è più corretto osakajin) deriva dalla storia di questa città, così importante per l’intera evoluzione del Giappone intero.
Originariamente si chiamava Naniwa, ma dal 1496 ci sono testimonianze del suo cambio di nome: probabilmente, siccome la cittadella sorgeva tutto intorno all’altura del tempio Ishiyama Hongan-ji, importante nel periodo Sengoku, le venne affibbiato il nome Ō-Saka che, se avete letto il box a inizio pagina, sapete già che significa “Grande Pendio“.
Se sei almeno un po’ come me, ti sarai subito messo alla ricerca dei resti del tempio per aggiungerlo come tappa, quindi ti blocco subito perché non lo troverai! Ecco perché: dal 1532 l’Ishiyama Hongan-ji divenne la sede principale per gli Ikkō-Ikki ed era considerata impenetrabile per la sua posizione. Si racconta che bastasse il suono delle sue campane per convocare in battaglia oltre 10.000 monaci. Non la pensava così Oda Nobunaga, il primo dei 3 unificatori del Giappone, che perseverò per 11 anni in un assedio che terminò nel 1580. Prima di arrendersi, però, i monaci incendiarono il santuario radendolo al suolo.
Tre anni dopo fu nientemeno che Toyotomi Hideyoshi ad avviare la costruzione di un castello nel luogo che era stato occupato dal tempio: nacque così, nel Periodo Azuchi-Momoyama, la prima versione dell’Ōsaka-jo.
Da sempre, Ōsaka è stata il crocevia commerciale che metteva in comunicazione il Giappone con il resto del mondo: al suo porto approdavano le navi provenienti dalla Cina, dalla Corea e, successivamente, dal Portogallo, dall’Inghilterra e dall’Olanda. Per Ōsaka non passavano solo merci, ma anche idee nuove, pensieri diversi da quelli della tradizione nipponica e vi si fermavano stranieri che, per cortesia o per interesse, venivano accolti. Ti basti pensare che fu proprio attraverso la baia di Osaka che, nel VI secolo, arrivarono dalla Cina novità importanti come la scrittura per ideogrammi e il buddhismo (questo spiega l’importanza del complesso shintoista di Sumiyoshi nella zona sud, uno dei più antichi del Giappone che ricopre un’area di circa 90.000 m²).
Gli osakani, dunque, hanno nel proprio DNA la capacità di entrare in relazione con i visitatori e non disdegnano di aprirsi alle novità. Di tutti i posti che ho visitato, è stato quello in cui ho trovato le persone meno ligie alle regole e più aperte alla novità e al confronto… a tratti, persino più di Tokyo.
Sanno divertirsi, sanno fare festa e, soprattutto, sanno preparare dell’ottimo cibo. Non per nulla, la città viene chiamata anche “la capitale della buona tavola” o “la cucina del Paese” (tenka no daidokoro).
Provate a passeggiare la sera per le strade di Dōtombori e vi chiederete anche voi, come ho fatto io, se a casa sia rimasto qualcuno!
Declino e rinascita
Se, nella storia del Giappone, Ōsaka è sempre stata la primadonna, al punto da diventare la più grande e popolosa città dell’impero e la sesta al mondo, con il rinnovamento Meiji e il trasferimento della capitale a Tokyo, iniziò il declino dovuto allo spostamento delle rotte commerciali e alla trasformazione del territorio in zona prevalentemente industriale.
La Seconda Guerra Mondiale ha visto la distruzione di un terzo della città a seguito dei bombardamenti. Da quel punto di disperazione si poteva solo risalire e così fu! Le fabbriche vennero ricostruite e il commercio riprese a far circolare la ricchezza.
Nel 1970, per la prima volta in una città di un Paese asiatico, vi si svolse l’Esposizione Universale (più nota come “Expo”).
Nel 1995, invece, ospitò il summit dei Paesi dell’APEC.
Orientarsi a Ōsaka
Considerando la grandezza della città, a meno che tu non abbia a disposizione molti giorni o che non sia la tua “prima volta” qui, immagino che l’interesse sia principalmente per la zona centrale. A EST, da prendere come riferimento della linea immaginaria che separa nord e sud, c’è il Castello di Osaka, o Ōsaka-jō. A NORD di tale linea immaginaria c’è Kita, che si sviluppa intorno alle stazioni di JR Osaka e Hankyū Umeda, mentre a SUD c’è Minami, che ha come riferimento ferroviario la stazione di Namba.
Ho diviso gli argomenti di questa pagina in aree geografiche di Ōsaka (NORD, CENTRO e SUD, con un focus iniziale sul castello a EST) per permetterti di organizzare i tuoi giri in maniera razionale.
Kita-ku è la parte meno divertente, sede di uffici, negozi e uffici del governo cittadino, eppure riserva delle sorprese come l’Umeda Sky Building e il santuario shintoista O-hatsu Ten-Jin (tranquillo: per ora te li nomino e poi ti spiegherò tutto sotto).
A sud di Kita c’è un’isoletta, Naka-no-shima stretta tra i due fiumi Dojima-gawa e Tosabori-gawa che è una piccola oasi di vialetti, parchi e musei d’arte in cui fare una pausa dalla frenesia della città (sempre che ce ne sia il tempo).
Minami, invece, è il cuore pulsante del divertimento: di giorno è sede di mercati, negozi, grandi magazzini e street food. Di sera si trasforma illuminando a giorno le sue vie e lasciando spazio ai locali, ai teatri, ai bar e ai ristoranti. Usando la linea Midō-suji potrai prendere come riferimento le stazioni di Namba e Shinsaibashi. Io ho alloggiato vicino alla prima e devo avvisarti che “dormire” non era tra le opzioni più gettonate!
Qui troverai le zone più famose, come Dotombori e, sopra il Dotombori river, Amerika-mura.
Credo sia finalmente tempo di condividere qualche consiglio per permetterti di organizzare la tua visita! Per la trasparenza che da sempre contraddistingue le mie cronache, considera che sono rimasto qui 2 notti, ovvero una sola giornata piena, quindi ho visto questa città molto molto di fretta: è stato il primo impatto con le distanze reali del Giappone e dei tempi di percorrenza che avevo del tutto travisato in fase di pianificazione! Per darti un’idea, la mattina in cui ho preso il treno delle 6.50 per Himeji, dal mio hotel (sotto a Dotombori) a Shin-Osaka ci sono voluti 35 minuti tra metro ed escape room improvvisate nei corridoi sotto la stazione (che mi hanno sbloccato il ricordo di un livello di Doom)!
La scheda della città
- Nome originale: Ōsaka-shi – 大阪市
- Regione: Kansai
- Prefettura: Osaka
- Superficie: 223 km²
- Abitanti: 2.750.995 (dati 2020)
- Densità: 12.336 ab./km²
- Altitudine: 20 m s.l.m.
- Nome abitanti: Osakajin (in Italiano: Osakani)
- Simboli: ciliegio (sakura) e la viola (il fiore)
- Prefisso: 6
- Gemellaggi: Amburgo, Chicago, Melbourne, San Francisco, San Paolo, Shanghai, San Pietroburgo e Milano

Per avere un’idea più completa del susseguirsi dei fatti storici e del ruolo dei personaggi citati in queste pagine, non perdere l’articolo sulla storia del Giappone!
Attivare subito il JR Pass?
Ti devo avvisare che, se questa fosse la tua prima tappa del viaggio e avessi acquistato il Japan Rail Pass, non vale la pena attivarlo subito, poiché le metropolitane non sono incluse: avresti solo i treni delle linee JR West e dovresti comunque usare una delle carte prepagate (IC Card), come la ICOCA o la Suica per integrare le corse. Dato il vantaggio irrisorio, non vale il costo.
Io ho fatto così: facendo scalo all’aeroporto del Kansai, ho acquistato da subito una ICOCA (qui è più diffusa delle altre e si possono trovare edizioni da collezione che un giorno saranno un ricordo unico e originale del viaggio) pagando autonomamente i trasporti di Osaka per attivare il JR Pass solo la mattina in cui ho lasciato la città per iniziare il mio itinerario.
In questo modo ho risparmiato 2 giorni di validità del pass che ho utilizzato alla fine del tragitto quando, arrivato a Tokyo, l’ho utilizzato per andare a visitare Kamakura e per muovermi nella capitale.

Siamo parte del problema
Diario di Viaggio
Vi ricordate che in Giappone ci sono regole speciali per lo street food?
Per dirla in breve, non si può mangiare camminando per strada: se compri qualche cibo puoi consumarlo ai tavolini del locale in cui l’hai acquistato oppure in prossimità dell’ingresso, oppure in speciali aree adibite a mangiare.
Questo avviene per diversi fattori, che chiaramente non vengono a raccontare ai turisti, ma che, principalmente, sono 2:
- per quanto tu, turista di massa, possa stare attento, capiterà sempre che farai cadere un pezzo di carta, un pezzo di cibo o qualsiasi altro rifiuto che finirà per sporcare, macchiare o creare disordine fintanto che non passerà qualcuno a pulirlo;
- a seguito degli attentati terroristici interni che costarono la vita a 5 persone e ne ferirono più di 5000, il governo giapponese decise di eliminare i cestini della spazzatura per le vie al fine di non offrire nascondigli per ordigni di offesa: ne consegue che, se mangi per strada, o porti con te la spazzatura (molto improbabile per il turista medio) o c’è un alto rischio di creare mondezza per strada.
Devo dire che a Dotombori si va spesso in deroga alle ferree regole sui luoghi per il consumo dello street food: ho visto spesso gente mangiare camminando, anche perché è sullo street food che questo canale basa molta della propria personalità.
Se da un lato questo atteggiamento più occidentale mi ha rilassato, ho dovuto constatare, mio malgrado, che effettivamente il livello di sporco in terra aumenta, complice la mole delle persone presenti (anche locali) e, spesso, la noncuranza dei turisti. Vorrei avere una soluzione da proporre ma, sinceramente, non ne ho viste: è più giusto rilassarsi e accettare che nella massa l’uomo sia intrinsecamente incivile oppure educare al rispetto delle cose comuni con regole e restrizioni?
Mentre camminavo mi sono ricordato quello che dico sempre alle persone che lavorano con me:
Se non porti una soluzione, sei parte del problema!
Sono quei momenti in cui ti accorgi che, per quanto tu ti sforzi di entrare in punta di piedi in casa altrui, insieme siamo così tanti e così sbadati da diventare la personificazione dell’iconico elefante nella cristalleria.
Ah… chiaramente, alle prime luci dell’alba, squadre di “ripulitori” lustrano le strade per lasciarle come nuove al nuovo giorno.
ŌSAKA EST
Il punto di partenza: Ōsaka-jō
Per il mio personale gusto, è qua che ho voluto iniziare la scoperta della città.
Il Castello di Osaka si trova nel distretto di Chūō-ku e rappresenta uno dei più belli e rappresentativi edifici dell’epoca dell’unificazione del Giappone.
Le sue forme inconfondibili svettano sull’intera città, poiché è stato costruito su una base rialzata ed è posto all’interno di uno splendido parco, l’Osaka-jo Koen, che lo incornicia con alberi, fiori e fossati concentrici.
Passeggiare nel parco, però, è un’esperienza da fare assolutamente! Le atmosfere sono quelle d’altri tempi, nonostante la folla, e mette allegria vedere come gli abitanti di Osaka utilizzino questo sito storico per pic nic, relax con gli amici e altri momenti inseriti nella loro vita quotidiana.
Eppure, qui si scrisse una storia piena di tradimenti e sotterfugi che, però, portò alla nascita del Giappone: guardando queste mura e i tetti ricurvi non si può non pensare che fu in questo castello che si riuniva il cosiddetto Consiglio dei Cinque Reggenti, che Hideyoshi aveva istituito per occuparsi delle questioni dell’impero fintanto che suo figlio Hideyori non avesse compiuto la maggiore età, affidandolo ai suoi fidati daimyo, come Tokugawa Ieyasu. E fu sempre qui che Hideyori, sconfitto proprio da Ieyasu, eseguì il seppuku nel 1615. Alla dinastia Toyotomi è dedicato il Reliquiario Toyokuni, del tempio Hokoku, interno alle mura.
Non ti tedio con ulteriori particolari, che potrai leggere in maniera più estesa nella pagina dedicata all’Osaka-jo (seleziona l’immagine qui sotto), ma ti rubo solo due righe per ricordarti che, pur nella sua infinita bellezza, si tratta di una copia e che oggi ospita un museo: lo stile con cui è stato riprodotto è spettacolare, ma… è in cemento! Ho paura che il mio amico Hideyoshi, che lo edificò nel 1853, sarebbe molto deluso dalla scelta!
ŌSAKA NORD
Kita-ku e Umeda
Kita-ku è uno dei 24 quartieri di Osaka, per la precisione quello che contrassegna il “nord” della città. I suoi confini sono delimitati per 3 lati dalle acque dei fiumi (Yodo a nord, Dojima a sud e O – sì, si chiama proprio “O River” – a est).
Viene spesso identificato con Umeda, che invece è solo una delle sue zone, anche se – di fatto – è il cuore del traffico cittadino, poiché ingloba le due stazioni principali:
- JR Osaka station che, come si evince dal nome, è il terminal per i treni di lunga percorrenza della linea JR. È qui che dovrai recarti per salire sui treni diretti a Kobe e a Kyoto. In particolare, la linea per Kyoto permette i collegamenti verso il nord e l’est del Giappone, quella per Kobe va verso ovest e poi c’è la circolare per dirigersi verso sud e est, nella grande penisola di Kii.
- Osaka-Umeda station, nella quale convogliano tutte le linee della metropolitana della città.
Credo di non doverti dire che casino di labirinti si snodino sopra e sotto il manto stradale nel complesso di queste due stazioni! Se fossi incerto sul migliore approccio e non volessi trovarti catapultato nel paese delle meraviglie, una buona soluzione può essere quella di emergere in superficie alla stazione Osaka-Umeda della linea Hanshin in maniera tale da averle entrambe davanti come elementi separati e spezzare la decisione in passi successivi (so che può sembrare banale, ma è un metodo di approccio progressivo ai problemi complessi che mi porto dagli studi di informatica).
Dal momento che non siamo nel “casino” di Dotombori ma la zona ci offre comunque di tutto, dagli hotel, ai ristoranti, dai centri commerciali nei grattacieli e nelle gallerie sotterranee ai servizi di ogni genere, questa è una delle zone più adatte per pernottare, anche perché, per lasciare Osaka, è molto probabile che dovrai passare proprio da qua! Per fare un esempio, il Grand Front Osaka, a nord della stazione JR, è proprio un complesso pensato per la comodità di chi cerca hotel, residence, appartamenti, ristoranti, negozi e quant’altro allocati in un gruppo di grattacieli collegati tra loro ma tra cui non mancano parchi e spazi verdi. Se foste interessati all’articolo, qui potete trovare anche una filiale della celeberrima catena di articoli elettronici Yodobashi Camera.
Chiaramente, nel caso alloggiassi qui, ti troveresti più distante dal cuore della vita notturna, che ti presenterò nel prossimo blocco.
In ogni caso, attenti a inoltrarvi a fare shopping o mangiare nella Osaka Station City: se siete come me potreste perdere la cognizione del tempo, nello stile del Casinò Lotus di Percy Jackson. Vi basti pensare che, sotto le strade di Umeda, Al primo piano interrato sotto Umeda, si sviluppa una rete di gallerie commerciali collegate tra loro per una superficie totale di circa 80 000 mq. Se aveste tempo limitato (ma che comunque non vi basterà), le gallerie commerciali più famose sono Whity Umeda e Diamor Osaka (per gli otaku in ascolto, in quest’ultimo c’è la sede del Pokemon Center di Osaka).
Immergersi nel Matrix non è sempre necessario: se foste alla ricerca di un’atmosfera più rilassata e tradizionale, pur senza farvi mancare nulla, vi consiglio di pendere come riferimento la stazione metro di Kita-Shinchi, poco a sud rispetto alla Qsaka Station. In quest’area troverete comunque divertimenti e vita notturna, ma con un occhio alla tradizione e alla buona cucina. In alternativa, se voleste fare una pausa in stile hipster, potreste andare a sedervi in un caffè del quartiere di Nakazakichō, a est della Umeda Station.
Le attrazioni turistiche a Kita non sono molte e, per lo più, appartengono alla modernità: andate a leggere il box in pagina relativo all’Umeda Sky Building, oppure salite sulla ruota panoramica posta sul tetto del centro commerciale Hep Five: la ruota di per sé non è grandissima, ma poggiare la base sopra al 7° piano permette di vedere “bei” panorami (voi che oramai mi seguite avrete sicuramente notato che stavolta non ho usato la parola “mozzafiato”) fino alla baia di Osaka col favore del meteo.
Per un tuffo nella tradizione, invece, vale la pena dedicare una visita al santuario shntoista O-hatsu Ten-jin per il quale, però, vi rimando al box in pagina.
Umeda Sky Building vs Abena Harukas 300
L’Umeda Sky Building è uno dei simboli di Osaka: qualcuno lo paragona a un arco di trionfo, ma secondo me ricorda più un tori moderno: si tratta di due torri parallele di 40 piani ciascuna unite sulla cima da un giardino circolare sospeso.
Naturalmente, è possibile salire all’osservatorio per ammirare un visione a 360° della città a circa 170 metri di altezza.
Per i più forti di stomaco, gli ultimi 5 piani si possono salire mediante una scala mobile sospesa nel vuoto. A consolarti e farti coraggio ci sono caffè, ristoranti e punti per lo shopping.
Costruito nel 1993, è alto 173 metri ed è considerato un’icona della città. La piattaforma sospesa prende il nome di “Floating Garden Observatory” e, prima di arrivarci, puoi visitare il Museo dell’Umeda Sky Building per sapere come è stato realizzato l’edificio e rendere ancora più personale questa esperienza.
Veniamo ora al mio consiglio personale e non richiesto: l’attrazione merita sicuramente di essere vista e fotografata per la “personalità” architettonica, anche se il “giardino sospeso” non c’è: si tratta di un corridoio ad anello, quindi perché chiamarlo “giardino”? Vabbè, questo è un peccatuccio su cui possiamo anche chiudere un occhio.
Vale la pena salire? Non metto in dubbio che la vista sia spettacolare, ma il prezzo del biglietto, secondo me, non è proporzionale all’esperienza, considerato che in città c’è un altro edificio, l’Abeno Harukas 300 che, come dice anche il nome, è alto 300 metri. Per una cifra simile a quella dell’Umeda Sky Building, è possibile salire al 60° piano (20 piani in più di questo) per godere di una vista che, nei giorni limpidi, abbraccia anche i territori del Kansai oltre i confini della città.
Per contro, giusto per lasciarti nel dubbio, l’Umeda Sky Building è immerso in un panorama unico tra grattacieli e modernità.
O-hatsu Ten-Jin
Questo santuario Shintoista, che potrete trovare scritto anche senza trattini (Ohatsu Tenjin) oppure col nome Tsuyunoten, è uno dei luoghi spirituali più famosi di Osaka. Se non sai dove cercarlo, potresti addirittura ignorarlo, tanto è nascosto tra i grattacieli e i centri commerciali di Umeda.
La storia tragica degli amanti che qui persero la vita, lo rende il luogo di pellegrinaggio dei fedeli con problemi d’amore oppure le giovani coppie che devono sposarsi.
Se vuoi saperne di più, troverai tutti i particolari nell’apposita pagina selezionando l’immagine qui sotto.
ŌSAKA CENTRO
Dotombori
Per qualsiasi ragione tu stia passando per Ōsaka, turismo, lavoro o semplice scalo tecnico, non puoi non venire a Dōtonbori, il quartiere centrale per il divertimento, la buona cucina e la vita notturna! Dōtonbori è il cuore allegro e “rumoroso” di questa città, patria dello street food e delle insegne luminose.
Qui potrai assaggiare il vero takoyaki o perderti tra le strade intorno al canale che diventano un unico grande centro commerciale a cielo aperto.
E se sarai in vena di concederti una visita a un tempio molto particolare, tra le vie di Dōtonbori è celato il piccolo Hozenji, dove potrai esprimee un desiderio e gettare un mestolo d’acqua sulla statua di Fudo Myoo, uno dei cinque guardiani del Buddhismo.
Troverai tutti i particolari nell’apposito articolo, cliccando sull’immagine “Scopri il quartiere di Dōtonbori“.
Kuromon Ichiba Market
Il Kuromon Ichiba è uno dei mercati più famosi e grandi di tutto il Giappone: con i suoi quasi 600 metri di galleria offre negozi, ristoranti e tanti chioschi dove provare la cucina locale a base di pesce, carne e verdura. Ci sarebbe anche la frutta, ma in proporzione costa più del pesce! Questo sito, che non cessa mai di essere attuale, ha in realtà più di 200 anni di storia.
Il mercato è molto frequentato sia dai turisti, sia dai cittadini di Osaka, e anche molti ristoratori se ne servono per acquistare le materie prime per le loro cucine.
L’atmosfera è sempre vivace, per non dire caotica, ma è tipica di un mercato vissuto. È il luogo ideale per saltare da un chiosco all’altro e assaggiare un po’ di tutto della cucina locale.
Qui potreste trovare anche delle belle occasioni, come dei kimono di seconda mano.
Il nome del posto significa “mercato della porta nera” e fa riferimento alla porta nera del vicino tempio di Enmyoji. Non cercatelo: un incendio lo distrusse nel 1912!
Come sempre, ti consiglio di usare un’app di navigazione per trovarlo, perché spiegare dove sia diventa complicato con i nomi delle strade giapponesi. In ogni caso, se decidi di muoverti con la metropolitana, puoi prendere come riferimento le stazioni di Nipponbashi e Kintetsu Nipponbashi.
Abeno Harukas 300
L’Abeno Harukas 300 è il palazzo più alto del Giappone (non la struttura: quel primato appartiene al Tokyo Sky Tree nella capitale) e ospita il centro commerciale più grande del Paese che si estende per 16 piani. L’osservatorio si articola tra i piani 58 e 60 e offre una panoramica mozzafiato a 360° della città fino a coprire con lo sguardo la baia e, nelle giornate serene, del Kansai, fino a Kyoto e Nara.
Consulta le tue APP per capire quale stazione di treni o metro sia più vicina alla tua posizione: le possibilità sono molteplici, tra JR West e Osaka Metro. Se avessi il JR Pass attivato, alcune di queste linee (JR Haruka e JR Kuroshio) sono incluse nel tuo abbonamento (ricorda che il più delle volte basta vedere se davanti al nome della linea o ai tornelli d’ingresso sono presenti le lettere “JR”). Per arrivare all’Harukas, a meno di grossi impedimenti nel tuo panorama, basta alzare gli occhi. Gli ingressi sono indicati e, se non sei interessato a visitare il centro commerciale, prendi uno degli ascensori per il 16° piano.
Se non avessi già acquistato il biglietto in precedenza, la fila alla biglietteria è molto veloce e potrai dirigerti al secondo ascensore che in 50 secondi porta dal 16° al 60° piano per 288 metri mentre nella cabina si compiono danze di luci e suoni, neanche stessi partendo con lo shuttle anche se, a dire il vero, le orecchie ti danno proprio quella sensazione!
Con la luce e il cielo sereno potrai vedere dall’alto tutti i luoghi d’interesse della città, da Dōtonbori all’Ōsaka-jo, dalla torre Tsutenkaku all’aeroporto del Kansai in mezzo all’acqua, fino agli Universal Studios Japan o, addirittura, alla città di Kobe (dicono). Io ho scelto le ultime ore di luce per godermi un tramonto pazzesco e vedere la città fino all’orizzonte come una mappa di luci che mi ha riportato alla mente la scenografia di Tron.
Al 58° piano c’è lo Sky Garden, un posto per sedersi, sorseggiare o sgranocchiare qualcosa e godere di una vista unica. Quando il tempo lo permette, c’è anche la possibilità di uscire su una terrazza a cielo aperto (riparati lateralmente dai vetri, chiaramente. Purtroppo, il giorno della mia visita non è stato possibile per via del vento forte… a dire il vero, ho avuto più volte la sensazione di “oscillare” anche nel piano sigillato!
Il piano più alto è una sorta di ballatoio che permette di girare tutto intorno all’edificio, in maniera tale da non soffrire per la troppa folla e trovare sempre uno spazio libero per fare belle foto.
Come nella migliore tradizione giapponese, quando arrivi sopra c’è di tutto: le mascotte che si vogliono fare la foto con te, le pubblicità per la promozione degli idol del momento, la cornice per i selfie ricordo, lo spazio per le proposte di matrimonio, il timbro per attestare che sei arrivato fin quassù… fino ai bagni con vetrata a tutta parete sulla città (un po’ da megalomani, lo ammetto 😅).
In questa pagina trovi tutte le informazioni e i costi aggiornati dei biglietti: c’è scritto che l’osservatorio è sempre aperto dalle 9.00 alle 22.00, 7 giorni su 7, ma ti consiglio di informarti sulle limitazioni alla visita in caso di brutto tempo.
Se fossi a corto di soldi o di tempo, sull’Harukas è possibile accedere gratuitamente al primo osservatorio, ovvero una terrazza aperta al 16° piano (quello della biglietteria). Se invece deciderai di salire, non lasciare a casa il quadernino dei timbri, perché nell’osservatorio c’è un timbro speciale da collezione riservato a chi arriva al piano più alto del Giappone.
Il fantasma di Tsutenkaku
Affacciandosi a nord-ovest si può vedere la Tsutenkaku Tower, uno dei simboli della città di Ōsaka, ma dopo il calar del sole, un gioco di luci la fa sembrare un miraggio sbiadito che appare sulle vetrate del lato nord-est del 60° piano.
Per questa illusione ottica, gli abitanti parlano del “fantasma” della Tsutenkaku Tower (che, chiaramente, appare solo di notte).
Amerika-Mura
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante il periodo del Giappone Occupato, la presenza americana si fece sentire, non nei modi e con la violenza dello schiaffo dell’Ammiraglio Perry, ma fu comunque una presenza capillare e ingombrante fino alla Costituzione del 1947.
In questo periodo sorsero molti locali in stile americano pressoché ovunque, ma, in particolare, nella zona chiamata Ame-Mura, dove “Ame” stava per “America”. Ancora oggi questo quartiere strizza l’occhio all’occidente diventando meta per i giovani che cercano locali e bar di tendenza e, strano a dirsi, saloni di piercing e tatuaggi (poi qualcuno dovrà spiegarmi perché il mio pacifico tatuaggio mi ha precluso l’accesso a molti onsen tradizionali, mentre i giapponesi stessi si tatuano come se non ci fosse un domani: o hanno un accesso sul retro solo per loro oppure delle terme non gli importa poi molto!).
Da tutto il Kansai i giovani vengono per i night club, le caffetterie, i cinema, i ristoranti, i karaoke e i moltissimi locali di quest’area, che offre anche diversi Love Hotel (non so se le cose siano connesse, ma la coincidenza mi ha colpito. Il punto di ritrovo è il cosiddetto Parco Triangolare, ovvero Sankaku Koen, una piccola piazza in cemento che è diventata il centro ideale del quartiere.
Negli anni ’60 fu il luogo d’incontro per designer e giovani stilisti e da qui vennero lanciati diversi trend che divennero internazionali: Amerikamura (il “Villaggio Americano“) divenne una vera e propria arena di incontro e di confronto delle idee innovatrici nel campo dello stile e della moda. Il Parco Sankaku si ritrovò così a essere uno spazio per sfilate, presentazioni, dibattiti, spettacoli di strada, mercatini e tanto altro. Tra i simboli del quartiere c’è il grande murale realizzato del designer Seitaro Kuroda dal titolo Peace on Earth. Ah… c’è anche una Statua della Libertà in miniatura!
Santuario Namba Yasaka Jinja (shintoista)
Ve lo dico subito: qui ci si viene perché è vicino a Dotombori, perché a suo modo è caratteristico e perché è raggiungibile a piedi dalla stazione di Namba… ma l’ho trovato tanto tanto tanto trash, al limite del cringe!
Perdonatemi: non voglio certo offendere un luogo di culto, ma mi riferisco all’architettura con la quale è realizzato.
Il Namba Yasaka Jinja è un santuario shintoista conosciuto anche come il “Santuario del Leone” a causa dell’enorme testa di leone che sormonta l’ingresso. Non si può dire che non sia unico nel suo genere e permette di fare bellissime foto instagrammabili per storie divertenti, ma non parlerei di arte, anche perché gli occhi incorporano delle luci e, se ho capito bene, nelle narici ci sono degli altoparlanti, quindi ho trovato più affinità con le giostre di Disneyland che con l’arte sacra.
Eppure qui si recano quotidianamente molti studenti che chiedono fortuna nello studio e molti uomini d’affari che chiedono fortuna nel lavoro.
La struttura è stata realizzata nel 1975 e la testa di leone è alta ben 12 metri.
Chiaramente, dopo l’inchino sotto il torii, il soldino, il battito di mani, il rintocco della campana e la preghiera, mi sono regalato un bellissimo omamori realizzato in stoffa (vedi la foto), anche se non mi ricordo più a cosa fosse rivolta la sua protezione!
ŌSAKA SUD
Shinsekai
Il nome significa “mondo nuovo” e si tratta di un quartiere realizzato nel 1912 ispirandosi a Parigi e a Coney Island, ovvero posti lontani che stuzzicavano l’immaginario. Forse per questo al centro del quartiere c’è la Torre Tsutenkaku, alta poco più di 100 metri, che ricorda molto la Torre Eiffel. Purtroppo, nel dopoguerra, il progetto fu accantonato lasciando questo posto come in una bolla che oggi richiama persone proprio per il fascino vintage che ispira. Passeggiare per Shinsekai, infatti, è come immergersi nelle atmosfere retrò di 50 anni fa, dall’architettura degli edifici alla cucina proposta.
Sulla torre c’è un osservatorio, ma non ha nulla a che vedere con quelli più celebri dell’Umeda Sky Building e dell’Haruka 300.
Per i viaggiatori che cercano una sistemazione economica senza volersi infilare nelle claustrofobiche capsule, questo è il posto giusto per trovare sistemazioni dignitose a buon prezzo: lo scotto che si paga è solo quello della distanza dal centro.
Il modo migliore per arrivare è la stazione di Shin-Imamiya della linea JR Loop Line oppure la stazione Dobutsuen-mae delle linee metro Midosuji e Sakaisuji.
Il pezzo forte del quartiere, comunque, è la gastronomia che, oltre a offrire piatti tipici della tradizione osakana, come il takoyaki, il ramen e l’okonomyaki, ha una vera e propria peculiarità nel kushi-katsu, ovvero l’arte degli spiedini di carne o verdure fritte. Molti ristoranti specializzati li vendono 24 ore su 24. Inoltre, è possibile assaggiare il famigerato fugu, ovvero il pesce palla, noto per essere altamente tossico se trattato da cuochi non certificati per la sua sfilettatura.
I prezzi sono mediamente più bassi che in centro.
Se vedete una mascotte che sembra un piccolo cinesino dallo sguardo furbetto, probabilmente avete incrociato Billiken, la mascotte del quartiere che rappresenta “il dio delle cose come dovrebbero essere“. Se volete fortuna, strofinategli i piedi!
A Shinsekai c’è anche una delle più belle istallazioni per chi ama onsen, terme e bagni turchi, ovvero SPA World. Si tratta di vari ambienti ispirati ad architetture termali europee e asiatiche alimentate con acque provenienti da sorgenti naturali del sottosuolo di Osaka… purtroppo non ve ne posso parlare perché anche il minimo tatuaggio comporta la non ammissione. E quindi sono rimasto fuori!
Santuario di Sumiyoshi (Shintoista)
Anche in questo caso, ci siamo spinti un po’ fuori dal centro, e precisamente a sud, nel quartiere di Sumiyoshi Ward. Qui si trova il complesso shintoista di Sumiyoshi, un complesso di templi che ricopre un’area di circa 90.000 m². Se decideste di andare a visitare l’Harukas 300, come vi consiglio in un altro box in pagina, potreste abbinare anche questa visita, dato che dista una ventina di minuti con i mezzi pubblici.
Come suggerisce il nome, il santuario è dedicato a Sumiyoshi Sanjin, una divinità che viene venerata come protettrice dei marinai, dei pescatori e dei viaggiatori… quindi non siate timidi perché ci siete anche voi di mezzo! Gli edifici sono affascinanti, in stile tradizionale giapponese che esalta l’arte del legno, dell’intaglio e dell’incastro ma lascia ampio spazio ai colori (vi ricordo che lo shintoismo è la religione originale del Giappone, quindi quella più antica e autentica rispetto a questi luoghi). Scommetto ciò che volete che resterete affascinati dal Taiko-bashi, un ponte sorretto da pilastri portanti rossi, ma non affrettatevi a oltrepassarlo: essendo la via d’ingresso al santuario principale, vi si accede con uno spirito di purificazione.
Se vi chiedeste il perché della mole di pellegrini che quotidianamente accedono al santuario, dovete pensare che nello shintoismo la divinità discende dalla natura e dai fenomeni ad essa associati e il mare, in particolare, è l’origine della vita. Per questo i suoi “kami“, ovvero gli spiriti benigni, vengono invocati per la protezione personale in tutte le attività svolte (studio, lavoro, sport, …).
In totale, ci sono 4 templi maggiori, 3 dedicati ai kami del mare e della navigazione e uno dedicato all’imperatrice Jingū.
Gli altri templi sono dedicati a kami minori, come l’imperatore Ōjin, la divinità del mare Watatsumi o la divinità della poesia Waka.
Nei santuari shintoisti, il Sancta Sanctorum, ovvero l’area più sacra dove si custodisce la statua o la reliquia associata alla divinità, si chiama honden. In questo complesso, l’honden è uno dei più antichi del Giappone e ha una struttura in legno con il tetto in cedro e l’ingresso rivolto a ovest, ovvero verso la baia. Come già detto sopra, il ponte Taiko-bashi che porta all’honden rappresenta una sorta i cammino verso la purificazione.
Il tempio è ricco di lanterne in pietra: sono centinaia e rappresentano una sorta di ex-voto donate dalle compagnie di navigazione in suffragio al kami del mare.
Sebbene il santuario originale risalga al III secolo, ha subito diverse ristrutturazioni nel corso dei secoli: la struttura attuale è del XVII secolo. In alcuni dipinti, si vede il mare molto più vicino: questo perché vi ricordo che il Giappone è terra di confine di placche tettoniche che scivolano na sull’altra e sono soggetta a bradisismi che ne abbassano e ne innalzano il livello. Un tempo, quindi, molte delle terre di Osaka che oggi sono emerse, erano sotto il livello del mare.
Il porto di Sumiyoshi-tsu, costruito nei pressi del santuario, fu uno dei principali porti del Giappone, al punto da destare l’interesse dello stesso imperatore.
Tempio Shitennō-ji (Buddista)
Avendo la possibilità di spostarsi un po’ più a sud, nel quartiere di Tenno-Ji, troviamo il tempio Shitennō-ji, che in realtà è più un complesso di templi buddisti: è considerato il più importante sito buddista di tutta la città.
Realizzato per volere del principe ereditario Umayado, figlio dell’imperatore Yomei, vide la luce verso la fine del VI secolo. Una leggenda racconta che Umayado fosse così intelligente da ascoltare (e capire, spero) dieci persone che gli parlavano contemporaneamente. In quel tempo c’era la faida tra i clan Soga, propensi a promuovere il buddismo come religione di stato, e il clan Monobe, che rimaneva fedele alla tradizione dello shintoismo, religione originaria del Giappone. La battaglia di Shigisan vide la vittoria del fronte buddista e l’imperatrice Suiko nominò Umayado reggente.
Shitennō-ji rappresenta la celebrazione di questa vittoria ed è dedicato ai quattro Re Celesti: fu il primo santuario buddista costruito per volere dello stato.
Per sancire questo patrocinio, oltre al santuario vennero realizzate 4 istituzioni:
- il Kyōden-in, ovvero l’Istituto per la religione e l’istruzione;
- l’Hiden-in, una sorta di istituto di assistenza sociale;
- il Ryōbyō-in, ovvero l’ospedale;
- il Seiyaku-in, ovvero la farmacia.
Negli anni, la pianta del complesso e la distribuzione degli edifici fu mantenuta fedele al disegno originale, quindi camminare in questo luogo è un po’ come fare un viaggio nel tempo.
Il cosiddetto “gioiello della collezione” (passatemi il termine, vi prego) è la pagoda a cinque piani (ogni piano è un elemento: terra, aria, fuoco, acqua e cielo), accanto al tempio principale e al padiglione dorato. Dentro quest’ultimo è collocata l’immagine del Buddha. Il Kondo, ovvero la sala principale, custodisce una statua della divinità Kannon, legata al culto del Buddha Amida (Amitābha), di cui reca sempre un’immagine sulla chioma.
Potete passeggiare liberamente per i giardini esterni, mentre per l’accesso alla zona di preghiera è necessario acquistare un biglietto di pochi Yen.
Il giardino Gokuraku-Jodo è stato progettato secondo la tradizione buddista della Pura Terra dell’Ovest.
Al cancello, come da tradizione dell’architettura dei templi buddhisti, sarete accolti dai Re Benevolenti (Ni O), protettori dell’ingresso dallo sguardo inquietante.
Altre cose da vedere
Come vi racconto nel mio libro, ogni viaggiatore sa che deve sempre fare una scelta quando progetta un itinerario, prendendo in considerazione tanti fattori che possono essere opportunità e vincoli. Spesso si pensa che la risorsa principale da considerare sia il denaro, mentre secondo me è il tempo: la visita di una città non può essere una corsa forsennata a spuntare la checklist! Serve quel tempo opportuno per godere delle esperienze che fai e per immergerti nell’atmosfera del posto che ti ospita.
Per questa ragione, avendo un numero di giorni limitato, bisogna fare delle scelte, ed è per questo che nei miei articoli vi parlo solo delle cose che ho visto personalmente: che senso avrebbe descrivervi cose lette o copiate da un altro sito?
Ciò non toglie che siamo tutti diversi e quello che per me non è prioritario, potrebbe invece esserlo per voi, quindi vi lascio un elenco di altre cose da andare a visitare, qualora ne aveste la voglia e l’opportunità:
- Museo della storia di Osaka: per approfondire la storia del posto che ci ospita.
- La zona del Porto di Osaka che, oltre a offrire un bellissimo paesaggio sulla baia, permette di accedere a:
- Kaiyūkan: uno dei più grandi acquari del mondo con 620 specie di animali marini e vasche immense in cui camminare tramite tunnel; il pezzo forte è la presenza degli imponenti squali balena.
- Universal Studios Japan (USJ): sul modello di quello di Los Angeles, dovrebbe essere uno dei più grandi di tutto il territorio asiatico.
- Tempozan Marketplace: il centro commerciale.
- Tempozan Ferris Wheel: ruota panoramica alta 112 metri, che ne fa una delle più grandi Giappone.
- Shinsaibashi-Suji Shopping Street: galleria commerciale di 600 metri a nord di Dotombori.
- Osaka Expo Park: inaugurato per l’Expo 1970, ora ospita la “Torre del sole”, un’opera dell’artista giapponese Taro Okamoto.
- Museo dei noodle istantanei: sembra uno scherzo ma non lo è, e in fondo sono diventati un simbolo esportato in tutto il mondo. Con la visita è possibile portarsi a casa una versione personalizzata realizzata al momento.
- Museo della scienza: le opinioni che ho letto non lo esaltano… da un museo della scienza nella terra dell’elettronica e dell’innovazione ci si aspetterebbe di più.
- Museo d’Arte di Nakanoshima: struttura inaugurata nel 2022 con un’architettura eccezionale e innovativa. Consultate il sito ufficiale per conoscere le esposizioni in essere.
- Il Tempio Tenmangu di Osaka (shintoista), sede del Tenjin Matsuri, uno dei più grandi festival Giapponesi che si tiene a luglio.
Dettagli di Ōsaka
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Dotonbori è un dedalo di strade e gallerie piene di ristoranti e negozi e rappresenta il centro della vita mondana di Osaka.
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O-hatsu Ten-Jin è un santuario a Umeda che ricorda due amanti sfortunati. Qui vengono a pregare le giovani coppie o chi ha problemi d’amore.
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Il Castello di Osaka, Osaka-jo, è il luogo più importante della città, a cui sono legati i nomi di Nobunaga, Hideyoshi e Tokugawa.
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