Una premessa doverosa
Tra i fatti e i sentimenti
Quella che vi racconto in questa pagina è la storia di Sadako Sasaki, una delle storie più belle che abbia ascoltato in Giappone: pur essendo vissuta 80 anni fa, Sadako ha saputo essere una presenza significativa del mio viaggio.
C’è però una premessa che sento di dover fare per onestà verso di voi: a volte ci piacerebbe credere alle storie così come ce le raccontano ma, se si intrecciano con fatti realmente accaduti, credo sia doveroso verificare le fonti e segnalarvi dove terminano i fatti e dove inizia il romanzo.
Nella storia di Sadako, i fatti sono ben noti e si intrecciano con la storia stessa di Hiroshima, ma poi c’è una parte emozionale che parla dei suoi desideri e dei suoi sogni di pace. Siccome l’ho trovata scritta in diverse versioni, è giusto segnalarvi, in questo testo, quale sia la linea di demarcazione.
Ciò nonostante, ho voluto raccontarvela come è stata raccontata a me perché, oltre ad avermi commosso, il messaggio è troppo bello per non condividerlo e a me piace pensare che sia andata proprio così. In ogni caso, l’affetto e l’atmosfera che si respira attorno al memoriale per Sadako ti restano dentro e le porti con te quando vai via.
La storia di Sadako Sasaki
Sadako è una bambina come tante altre, venuta al mondo in un un tempo triste per il mondo, ovvero il 7 gennaio 1943: il mondo era in guerra.
Sadako nacque a Hiroshima, una città nella regione del Chūgoku che, oltre a essere un rinomato porto commerciale, era sede di numerose industrie e strutture militari.
Facciamo un passo indietro: il Giappone entrò ufficialmente nel conflitto la mattina del 7 dicembre 1941, bombardando Pearl Harbor. Poiché questa località delle Hawaii si trova a ovest della linea internazionale del cambio di data, per l’Italia e l’Europa era già l’8 dicembre. Questa data segnò il coinvolgimento diretto degli Stati uniti nel conflitto mondiale e la sua conseguente entrata in guerra.
Questi fatti, benché precedenti alla nascita di Sadako, vanno considerati come importanti per la nostra storia perché furono l’inizio di una catena di eventi che portò al culmine della ritorsione americana del 6 agosto 1945. Alle 8:16 e 8 secondi (ora locale) il bombardiere Enola Gay sganciò la tristemente famosa bomba atomica sulla città di Hiroshima. Il fronte d’onda si allargò in modo concentrico spazzando e radendo al suolo tutto ciò che incontrava sul suo cammino.
Sadako Sasaki aveva poco più di 2 anni quando, a circa 2 km dall’epicentro dell’esplosione, venne sbalzata dietro a un ponte con suo fratello di 10 anni e restò miracolosamente illesa. Grazie alla madre, che li trovò poco dopo l’esplosione, riuscirono a mettersi al riparo dal cosiddetto “fallout”, ovvero la ricaduta di materiale radioattivo in forma di cenere e pulviscolo, che gli sarebbe stato fatale. Il fratello maggiore, Masahiro, era lontano con il padre: i due non ebbero conseguenze.
Al contrario, la nonna di Sadako, morì sotto il crollo della loro casa di famiglia.
Hiroshima era distrutta, annientata sia fisicamente che nello spirito e alla fine della guerra fu chiaro che andava ricostruita da capo.
I bambini come Sadako dovettero tirare fuori tutta la grinta di cui erano capaci per riprendersi da quello che viene ricordato come uno dei genocidi più violenti della storia umana.
Nel libro “Il gran sole di Hiroshima” (Sadako will leben, “Sadako vuole vivere”), di Karl Bruckner, viene narrato come, per poter ripartire, la famiglia Sasaki dovette vendere tutti i propri averi al mercato nero permettendo al padre di aprire un’attività da barbiere.
Sadako, dal canto suo, si iscrive a scuola e cerca di vivere una vita normale, proseguendo negli studi ed eccellendo negli sport.
Nel novembre 1954, partecipando a un torneo di calcio, avverte un malore tale da richiedere un ricovero: si scoprirà che, a 9 anni di distanza dagli eventi del 6 agosto, le radiazioni dell’esplosione l’avevano fatta ammalare di leucemia in una forma terminale che lasciava poche speranze.
Il 21 febbraio 1955 Sadako viene ricoverata presso la Croce Rossa di Hiroshima per essere sottoposta a cure invasive che la debilitarono nel fisico già di per sé provato dalla malattia. Nel vederla così, suo fratello Masahiro le racconta la leggenda dei senbazuru, le collane di 1000 origami a forma di gru: secondo la tradizione, chi riesce a realizzare i 1000 orizuru (il nome degli origami a forma di gru) può esprimere un desiderio.
Secondo alcune fonti, a parlare a Sadako di questa leggenda fu Chizuko Hamamoto, una sua compagna di classe, ma questo non cambia nulla ai fini della nostra storia.
Masahiro prende un foglio e lo piega per creare il primo origami: in questo modo la sorella avrebbe dovuto farne solo 999.
Da quel momento Sadako inizia una corsa contro il tempo utilizzando ogni foglio di carta che riesce a trovare, inizialmente con la carta apposita per gli origami che le era stata portata, poi con la carta dei regali degli amici e poi, ancora, con la carta che avvolgeva le medicine: ogni pezzo di carta era un nuovo origami da aggiungere alla collana di 1000 gru!
Secondo alcune fonti riuscì a farne 644, secondo altre arriva 664, mentre Karl Bruckner, nel suo libro, parla di 990 origami terminati.
Ma la leucemia non perdona e la mattina del 25 ottobre 1955 Sadako muore prima di riuscire a completare il suo senbazuru.
L’eredità di Sadako
Il bello di questa storia, triste come tante altre storie generate da una guerra, è che non finisce con la morte della protagonista.
Visto che Sadako non aveva completato la collana gru, i suoi fratelli e i suoi amici si mettono all’opera per raggiungere la quota di 1000 origami e li mettono nella sua bara il giorno della sepoltura. Del sogno legato ai 1000 origami di Sadako Sasaki vi parlerò nel prossimo paragrafo, perché è la parte più bella di questo racconto.
Ma non si fermano qui: dopo la sepoltura pubblicheranno una raccolta di lettere per far conoscere al resto dei giapponesi la storia di Sadako e avviare una raccolta di fondi per far erigere un “memoriale”, ovvero un monumento dedicato alla pace e a tutti i bambini morti a Hiroshima.
Tanto fecero, che il 5 maggio 1958, in occasione della festività del Kodomo no hi (“Giorno dei Bambini”), venne collocata nel Parco della Pace di Hiroshima, a poca distanza dalla cupola divelta del Memoriale della Pace, un monumento realizzato dagli artisti Kazuo Kikuchi e Kiyoshi Ikebe.
Il suo nome è “Genbaku no ko no zō” o “Monumento alla pace dei bambini” (原爆の子の像, letteralmente “Immagine dei bambini della bomba atomica“).
I fondi principali arrivarono dai bambini delle scuole di tutto il Giappone.
La statua raffigura una cupola… forse la bomba o forse la cupola che rimase dopo l’esplosione e che è ancora oggi uno dei simboli della città. Ma ciò che è importante è che sopra a questa cupola c’è Sadako che accompagna verso il cielo un origami a forma di gru. Attorno a lei due angeli, o forse le anime di due dei tanti bambini morti a causa della guerra.
Sotto alla cupola c’è una campana a forma di orizuru, a cui ogni visitatore può dare un mesto e simbolico rintocco con l’apposita catenella per far sapere a Sadako che se qui per lei e che non l’hai dimenticata. E tutto intorno, a fare da cornice al memoriale, c’è un semicerchio di vetrine che servono a contenere le centinaia di senbazuru che ogni giorno arrivano da ogni parte del mondo: ogni collana è un desiderio di pace.
Alla base del monumento c’è una targa:
これはぼくらの叫びです これは私たちの祈りです 世界に平和をきずくための
[Questo è il nostro grido. Questa è la nostra preghiera. Costruire la pace nel mondo.]
Diario di Viaggio
Il Sogno di Sadako Sasaki
Vi avevo anticipato che il sogno legato alla collana di mille origami meritava un paragrafo a parte. Questo soprattutto perché, come premesso a inizio articolo, ho voluto separare i fatti dalla tradizione popolare. Su questo punto ho letto versioni discordanti, ma voglio raccontarvi qui quella che ho conosciuto direttamente a Hiroshima e che, a dirla tutta, ha più senso per la mia personale esperienza di quei luoghi.
Parte tutto dalla domanda: Sadako Sasaki voleva realizzare il suo senbazuru per esprimere un desiderio… ma quale?
Se in un primo momento il desiderio di Sadako fu
“Voglio guarire dalla leucemia“
successivamente il suo punto di vista cambiò.
Nel libro di Bruckner, ad esempio, si racconta dell’amicizia tra Sadako Sasaki e Shigetomo, un altro ragazzo malato di leucemia che morirà dopo soli tre mesi dal suo ingresso in ospedale.
A questo punto il desiderio di Sadako diventa
“Tutti i bambini devono guarire!“
Ma la sofferenza che vedrà durante il suo ricovero e la sua sensibilità la porteranno, prima di morire, a cambiare il desiderio in
“Tutto il mondo deve guarire! E può guarire solo con la pace.”
Come vi ho detto, non tutte le versioni della storia che troverete nel web riportano questa evoluzione del desiderio di Sadako, ma a me piace pensare che sia andata proprio così perché un simile messaggio di speranza che arriva da una bimba in fin di vita è e sarà sempre, specialmente in tempi come i nostri, un monito di positività a spendersi per la pace se non vogliamo che i bambini paghino per gli atti scellerati degli adulti che dovrebbero custodire il mondo per loro.
Ma questo è solo un mio umilissimo e personalissimo pensiero.
Se vuoi provare a creare il tuo origami a forma di gru, scarica il file qui sotto: contiene le istruzioni create da Origamidesigner come Opera Propria distribuita con licenza Creative Commons Attribution 3.0 (CC BY 3.0).
L’angolo degli Otaku
Orizuru e senbazuru
鶴 – Questo kanji (difficilissimo da ricordare e riprodurre, secondo me) si pronuncia “tsuru” e vuol dire “gru” nel senso della specie di uccello molto comune in Giappone: la forma della gru, nella cultura nipponica, occupa un posto speciale poiché è simbolo di fortuna, pace e longevità. Questo è dovuto alla fama della gru (specialmente la Gru della Manciuria) che si dice possa vivere fino a 1000 anni e resti fedele a un solo compagno per tutta la vita. Non solo negli origami, ma in generale nei paramenti e nelle decorazioni, la gru viene spesso utilizzata come elemento di buon augurio.
折 – Questo è più facile e si pronuncia “ori” col senso di “piegare”: la sua aggiunta al precedente indica che la gru è realizzata mediante la piegatura di un materiale e quindi rimanda all’origami (折り紙), ovvero all’arte di ottenere figure di persone, oggetti, fiori e animali piegando un foglio di carta secondo precisi schemi geometrici.
Messi insieme, 折 鶴 danno il senso di una “gru piegata“, ovvero di un origami a forma di gru. Lo stesso kanji, “tsuru” viene utilizzato in un’altra parola che abbiamo visto in questa pagina e cioè sembazuru, la famosa collana di mille orizuru. All’ideogramma già visto, aggiungiamo questi due:
千 – se avete studiato i numeri in giapponese, avrete riconosciuto “sen” che significa “mille”
羽 – se avete studiato i “classificatori” in giapponese, con buona probabilità avrete smesso di studiare il giapponese! Per me è tutt’ora un incubo: in Giappone, per contare qualcosa, non bastano i numeri ma va aggiunto un classificatore associato alla tipologia di entità che si sta contando. Esistono classificatori diversi per persone, oggetti piatti, oggetti lunghi, oggetti compatti, animali piccoli, animali grandi e così via! Questo kanji si pronuncia “ba” ed è il classificatore per gli uccelli e i conigli (non vi fate domande!).
I tre kanji letti insieme significano quindi “mille gru” ed è sottinteso che si tratti di “gru di carta“, ovvero della collana di mille origami a forma di gru!
Un desiderio di pace
Tutto intorno al Children’s Peace Monument ci sono delle vetrine: una per ogni giorno della settimana.
Qui vengono raccolte le collane di 1000 gru di carta che le varie scolaresche da ogni angolo del Giappone (e negli ultimi anni, da tutto il mondo) portano al cospetto di Sadako Sasaki.
Centinaia di collane di carta colorata.
Ogni collana ha 1000 origami a forma di gru.
Ogni 1000 gru, un desiderio di pace.
Se foste animatori, educatori o insegnati e questa “cosa” delle gru della pace vi affascina ma non aveste in programma di andare a Hiroshima nell’immediato futuro, posso consigliarvi due attività:
- La prima è quella di realizzare la vostra collana di 1000 gru e contattare una delle tante classi delle scuole di Hiroshima oppure, in alternativa, un gruppo scout locale (ne ho visti diversi mentre ero lì). Mettetevi d’accordo con loro per spedirgli il vostro senbazuru e chiedergli di portarlo al memoriale: dite pure che vi manda Sadako Sasaki.
- La seconda opportunità è un progetto che ho trovato navigando nel web e che mi ha affascinata: Il Peace Crane Project, ispirandosi alla storia di Sadako Sasaki, invita ogni studente del pianeta a realizzare una gru origami, scrivere un messaggio di pace sulle sue ali e poi scambiarlo con un altro studente da qualche parte nel mondo. Si tratta di un programma di scambio che crea amicizie tra ragazzi e ragazze di lingue e culture diverse e, nel suo “piccolo”, educa alla mondialità e alla pace. La partecipazione è gratuita.
Puoi trovare la descrizione del progetto in questa pagina ufficiale.
Sostenete il progetto Lallero
Come sapete, questo blog vuole offrirvi i contenuti gratuitamente e, per sostenere i costi, vi propongo alcuni acquisti su Amazon che ho provato personalmente oppure che sono legati al tema dell’articolo: a voi non costano più di quanto li paghereste autonomamente, ma se li acquistate seguendo il mio link, il venditore ci riconosce una piccola percentuale con cui ci alleggeriamo di un po’di spese di gestione. In questo caso, ispirandomi alla storia di Sadako Sasaki, vi propongo il libro “Il gran sole di Hiroshima” (titolo originale: Sadako will leben, “Sadako vuole vivere”), di Karl Bruckner in due diverse edizioni.
Il gran sole di Hiroshima di Karl Bruchner
252 pagine in italiano con copertina flessibile.
Dimensioni: 13.9 x 1.8 x 20.3 cm.
Editore Ghibli.
Il gran sole di Hiroshima di Karl Bruckner
256 pagine in italiano con copertina flessibile.
Dimensioni: 12.5 x 1.63 x 19.51 cm
Editore Giunti – Edizione per ragazzi.
Il grande libro degli origami di Akiko Nakamura
159 pagine in italiano con copertina flessibile.
Dimensioni: 15.24 x 0.91 x 22.86 cm
Carta per origami: 200 fogli
12 motivi diversi con stampa su entrambi i lati.
Dimensioni fogli: 15×15 cm / 6×6 inch
Editore: Tuttle Pub.













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