L’astuzia di un fornaio
Chiunque abbia visitato Cracovia sa che il drago è uno dei simboli della città.
Con le sembianze di un rettile a 6 zampe, di cui 2 portanti come delle gambe e 4 più piccole che gli escono dalla pancia, è ancora lì, ai piedi della collina del Wawel e sulla riva della Vistola a ricordare leggende lontane, mentre sputa fuoco a intervalli più o meno regolari per la gioia dei bambini o dei malati di selfie.
Si narra che molti e molti anni orsono, ai tempi in cui il villaggio di Kracow sul fiume Wista era guidato dall’anziano sovrano Krak, lo Smok Wawelski alloggiasse nelle grotte sotto al castello situato sulla collina.
Le razzie del drago erano sedate solo da offerte in natura che gli abitanti del villaggio dovevano elargire al drago per evitare che la sua ferocia (e le sue fiamme) colpissero le loro case. Il drago si cibava di bestiame e, in alcune versioni della storia, di giovani vergini.
La leggenda racconta che l’idea vincente per liberarsi dell’oppressore alato fu partorita da un calzolaio di nome Skuta (non garantisco sull’esattezza del nome, ma ha poca importanza), che offrì al drago una pecora piena di zolfo… non mi chiedete come si possa riempire una pecora di zolfo, ma è il bello delle leggende! Se credete che l’espediente servì per far incendiare lo zolfo con le fiamme del drago, siete di quelli che cercano le soluzioni troppo semplici: lo scopo del calzolaio era di indurre un bruciore di stomaco tale all’animale da indurlo a recarsi alla Vistola per bere, bere, bere, bere… fino a scoppiare.
Fu così che venne realizzata la statua del drago sputafuoco proprio all’uscita della sua tana per celebrare la liberazione del villaggio.
La leggenda delle ossa del drago
Ed eccoci alla leggenda nella leggenda: una delle cose brutte delle storie è che non si sa mai bene cosa succede “dopo”, ma in questo caso c’è un seguito altrettanto avventuroso quanto la leggenda principale.
Avete letto sopra del drago che minacciava il villaggio di Cracovia e del calzolaio che lo sconfisse con lo stratagemma della pecora riempita di zolfo… Ma poi che accadde?
Il calzolaio divenne un eroe e il sovrano, ormai anziano, gli concesse metà del suo regno e la figlia in sposa, facendolo quindi diventare il successivo re.
Se fin qui avete letto queste storie con aria di sufficienza etichettandole come “bubbole” alla stregua di moderni Scrooge, è il caso che rivediate le vostre convinzioni poiché, se vi dirigete alla Cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao sulla collina del Wawel e salite i pochi scalini prima del portone d’ingresso, vi troverete proprio sotto a una catenella che regge 3 enormi ossa che potrebbero benissimo essere un teschio, una mandibola e una costola di qualche animale molto grande. Qualcuno dice che possano essere ossa di mammut, di rinoceronte o addirittura di balena, ma per gli abitanti di Cracovia non c’è alcun dubbio: sono le ossa del drago del Wawel!
Sicuramente qualche scienziato (di quelli che si erano allontanati dalla fila mentre era in distribuzione la fantasia) si sarà chiesto che ci vuole a fare un qualsiasi esame del DNA per dirimere la questione, ma evidentemente sottovaluta le leggende che, nel momento in cui nascono, trovano il modo per proteggere se stesse: un’antica profezia afferma che, se la catenella che regge le ossa dovesse spezzarsi, la Cattedrale si sgretolerà e questo determinerà la fine del mondo intero.
A questo punto, voi correreste veramente il rischio di far finire il mondo solo perché siete degli scettici cronici?!?
Lunga vita alla leggenda del drago!






