Il tempio nascosto tra i grattacieli

Questo santuario Shintoista, che potresti trovare scritto coi trattini (O-hatsu Ten-Jin), senza trattini (Ohatsu Tenjin) oppure col nome Tsuyunoten, è uno dei luoghi spirituali più famosi di Osaka. È situato appena a nord del quartiere di Kita-Shinchi ed è raggiungibile con una passeggiata di 10 minuti dalla stazione principale JR di Osaka.
Si ritrova quasi nascosto tra i grattacieli di Umeda e i centri commerciali: se a un certo punto vedrete il faccione stilizzato di una geisha sull’insegna della via di ristoranti e negozi chiamata “Ohatsu tenjin dori”, vuol dire che siete molto vicini: cercate un torii in pietra corredato da un’insegna in legno, un cordone e delle “saette” in cartoncino che sia nascosto tra due palazzi e sarete all’ingresso del tempio.

Questo luogo è meta di pellegrinaggi per la tragica storia ad esso legata che ispirò una famosissima opera della letteratura nipponica (chiaramente, “famosissima” per i giapponesi: nessuno me l’aveva mai raccontata in occidente).

La storia degli amanti sfortunati

Siamo nel 1703, quando la cultura della società contemporanea non permetteva a persone di ceto sociale diverso di poter vivere una storia d’amore alla luce del sole. Per questo tormento, la geisha Ohatsu e Tokubei, il figlio di un ricco mercante e la sua amata cortigiana, decidono di rifugiarsi in questo tempio e porre fine alla loro vita con un doppio suicidio. Storicamente, si fa risalire questo evento al 1703.
Le caratteristiche dell’opera teatrale ci sono tutte: dall’amore contrastato dalle famiglie d’origine al tradimento da parte di un amico dei protagonisti. Incapaci di vivere l’uno senza l’altra, si incontreranno in questo santuario per compiere il gesto estremo.

In un angolo, accanto a un piccolo sakura, c’è la statua in pietra di Ohatsu e Tokubei.
Il nome Ohatsu-no-Tenjin del santuario deriva proprio dal nome della protagonista del racconto.

La storia completa è disponibile al santuario che, per questo, è uno dei luoghi preferiti dalla tradizione popolare di Ōsaka dove le giovani coppie si giurano reciprocamente il vero amore. Accanto a loro, in preghiera, c’è anche chi l’amore lo sta ancora cercando.

La tradizione, a questo punto, segue 3 vie:

1 – La via dell’arte

La prima linea narrativa vede il fiorire dell’arte, con rappresentazioni teatrali e di burattinai che mettono in scena la tragica storia dei due amanti, “The Love Suicides of Sonezaki“, come dei veri Romeo e Giulietta giapponesi.

2 – La via romantica

La tradizione, poi, segue una via romantica, identificando questo luogo come il santuario in cui le giovani coppie vengono a pregare gli spiriti per il loro destino futuro e giurandosi eterno amore nel luogo in cui l’amore portò a scelte tragiche.

3 – La via folkloristica

la terza narrazione, invece, vede storie di fantasmi e di anime tormentate per amori non corrisposti vagare ancora per questi luoghi: non è raro che i ragazzi entrino di notte in questi luoghi per raccontare e raccontarsi storie di fantasmi.

Un po’ di storia…

O-hatsu Ten-Jin è il “santuario custode” dell’area di Umeda e si racconta che sia stato fondato circa 1.300 anni fa su un’isola in quella che all’epoca era una baia paludosa.

Al di là della storia romantica dei due amanti sfortunati, c’è un altro filone narrativo, più storico, relativo al suo nome, che si lega a Sugawara no Michizane (845-943), un politico e studioso del periodo Heian. Michizane venne esiliato dalla corte imperiale di Kyoto e trovò rifugio in questo piccolo santuario dove scrisse questa poesia (spero che la traduzione sia corretta… in caso contrario prendetevela con Google Translator):

la rugiada cade
di lacrime la mia manica è inzuppata
quando ripenso a Kyoto

La parola “rugiada” è riconducibile a “tsuyu” e da qui il nome alternativo del santuario “Tsuyu-no-Tenjinja” o, più semplicemente, “Tsuyunoten“. La parte finale del nome completo (Tenjinja) deriva dal fatto che, dopo la morte, Michizane venne “deificato”, ovvero nacque il culto shintoista a lui dedicato che lo venera come il dio dell’apprendimento, Tenman-Tenjin (天満天神, spesso abbreviato in Tenjin).

Il santuario fu distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (nel 1945 gran parte di Umeda venne rasa al suolo) e fu ricostruito solo nel 1957, come simbolo della resilienza degli abitanti di Ōsaka e augurio di una rinnovata prosperità.